Non solo sport. Un Presidente da confermare. Germania e Francia insieme per il Recovery Fund.

Non solo sport. Un Presidente da confermare. Germania e Francia insieme per il Recovery Fund.
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LA CRONACA DAL DIVANO. Ha detto il nostro presidente al Forum di Cernobbio  che l’azione della Commissione europea è ‘ diventata il centro di elaborazione di linee guida che hanno rafforzato la coesione Ue’. Infatti, non è stato ‘ una esortazione alla solidarietà ma l’esercizio di una responsabilità istituzionale’. Ora il ‘valore della responsabilità’ investe gli Stati membri, invitati a redarre con la dovuta sollecitudine ‘ piani nazionali di rilancio‘.
Non entriamo nell’argomento cifre, ingenti come mai, da controllare, ovvio, ma che  stanno creando per tutti i Paesi condizioni difficilmente ripetibili. A Cernobbio è mancato (causa impennata Covid) , il ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire, che, comunque, ha inviato un messaggio ai partecipanti dell’importante consesso economico mondiale.

Le Maire ha precisato il senso delle misure presentate ultimamente dal suo Governo. Il Ministro ha spiegato anche quanto non ancora emerso, e cioè ‘ che una parte delle risorse messe in campo, soprattutto quelle per rafforzare la competitività industriale del paese transalpino, secondo pilastro del Piano, saranno oggetto di uno stretto coordinamento con la Germania‘.
La Francia sembra avere ambizioni anche in altri settori chiave, come l’intelligenza artificiale, il computing quantistico e l’idrogeno: quest’ultimo sarà oggetto di un progetto di sviluppo che verrà dettagliato a breve. L’obiettivo è quello di colmare lo svantaggio accumulato in questi settori nei confronti della Cina e degli Stati Uniti, secondo una nuova linea di politica industriale, non ancora europea ma certamente franco-tedesca che punta  molto a esercitare una nuova forma di sovranismo economico.
In questo senso, i due innamorati, sembrano aver colto l’essenza del Recovery Fund. Dove le risorse messe a disposizione sono tali da rappresentare una vera e propria opportunità per rafforzare settori industriali dove la competizione extra-europea è fortissima, rivedendo le strategia in atto con i due giganti economico-industriali.
Il tutto, secondo Le Maire, servirà ‘ a creare l’Europa del 2030′. Ottimo. Il problema però è che non si viaggi tra i soliti due o tre escludendo il resto. In questo caso, come in altri casi. E’ vero che per fare una nuova nazione occorre che qualcuno prenda l’iniziativa. E’ capitato al Piemonte con l’Italia. E alla Prussia con la Germania. Tuttavia, meglio muoversi con ‘ juicio’, lungimiranza, perchè se poi si fanno cappelle, grandi, grosse,  ad esempio, come quella dell’Italia all’indomani dell’unificazione con il suo Mezzogiorno, i ‘danni‘ si porterebbero avanti all’infinito.
Se (davvero) si vuol far nascere una nuova nazione  perchè non  coinvolgere tutti gli interessati, figurarsi se tra questi c’è  l’Italia,  basta andarsi a sfogliare qualche libercolo, senza la quale si darebbe vita ad un corpo monco di qualcosa. Da che mondo è mondo. Testa, braccia o gambe, non si sa:  s’accomodino pure, i lor Signori, facitori della futura Europa! 

A proposito del nostro Presidente, il premier Conte lo ha proposto per un bis. Forse, costui, di manneggi amanneggiato, sta bleffando? Non è un po’ troppo presto per parlare della rielezione del Capo dello Stato? Di solito, quando s’anticipano tempi e nomi, non è per bruciarli? Cosa al popolo ( di qualsiasi colore tinto) non gradita, perchè al presidente Mattarella sì è ( sinceramente) affezionato.
In un tempo di politici e dirigenti e addetti ai lavori che lasciano ( in buona parte) il tempo che trovano, un uomo che parla quando deve parlare, attendibile,  discreto, chiaro, diretto, che altro può essere se non  una benedizione del Signore?  Che il  popolo, salvo maneggi amaneggianti, e  soliti bastian contrari, gradirebbe confermare.

L’AMABILE CAROGNA. Il Toto, nonostante appartenga alla categoria ‘ amabile carogna‘, viennese, classe 1972, direttore esecutivo della Mercedes, mantiene intatta la nostra stima e simpatia. Che son frutti non accidentali ma prodotti d’ un pregresso che il Toto ha saputo bellamente realizzare. Suo merito principale è quello di avere fatto terra bruciata intorno alla ‘ sua’ Mercedes. Nel senso che per vincere non ha bisogno manco delle quattro ruote, perchè anche tre son più che sufficienti.

La firma del re nero  con la Mercedes  tarda ad arrivare. Forse, anche lui, nonostante il momento gramo, prima di chiudere, vuol togliersi l’onore di salire su quella magica ‘rossa’. Di cui si favoleggia in ogni anfratto del pianeta, anche perchè a lei sola è concesso di rendere immortali i driver delle piste da corsa. Del fatto, il Toto, non è preoccupato.
‘ Siamo amici – dice – ma se dovesse decidere di smettere, perderemmo un grande pilota, ma la Mercedes non inizierebbe a perdere, a patto ( Catalano docet anche in Austria?) di continuare ad essere in grado di presentarci al via con la migliore macchina e i migliori piloti’. Proprio quello che volevamo sentirci di dire dal Toto, visto che  da alcuni anni  andiamo avvertendo che questa F1 è ormai un mondo ingessato, dominato, senza futuro.
Non andiamo a riepilogare tanti episodi e voci. Per quel che si può su un divano, sappiamo che il Toto ( dietro le quinte) ha fatto di tutto per demolire la ‘rossa’. In ogni modo. Con ogni mezzo e supporto. Dall’astio del  tortignacolo francese alla Fia, alle novità e  ai regolamenti ( vedi power unit), dai giudici  finanche ai media, compresi i nostri, che quando commentano le gare non sanno difendere le ragioni della ‘rossa’ manco quando la vedono umiliata.

In questo lasso storico questo ci passa il convento. Certo non vorremmo stare con le mani in mano mentre ci demoliscono una delle opere d’arte più magnifiche concepite nel Belpaese. Si potrà vedere più competizione nel 2021?
‘ Non so – ribatte il Toto  - perchè si  potrà portare una sola evoluzione nella prossima stagione ma se un team fa un buon lavoro adesso o in inverno può migliorare tanto. Spero davvero che la Ferrari possa fare un salto in avanti.
Amo i campionati combattuti. Sarebbe meglio per tutti se il Mondiale venisse deciso all’ultima corsa, con una vittoria della Mercedes’. Ovviamente, da ‘amabile carogna‘, si può permettere anche di sfottere. Una cosa però deve chiedersi, lui che di sterile camice bianco da corsia d’ospedale  è sempre vestito. Chissà perchè nel mondo   nessuno fa il tifo per lui o per la ‘sua’ Mercedes, ma solo e soltanto per l’amorosa macchinina   ‘rossa‘?

Detto questo ci pare assolutamente inutile parlare di F1 e, purtroppo, della splendida Monza. 

Una nota anche per la Nazionale del Mancio impegnata nella Nation League. Poco gioco, poco coraggio, poche occasioni. Contro l’umile Bosnia, finita 1-1. Ora ( secondo turno)  c’è l‘Olanda, speriamo non sia un’altra Svezia. 

 

CHI LA RIDUSSE TALE? Con qualche sforzo di fantasia, parafrasando, bastan questi versi a inquadrare il tempo greve in cui versa la ‘rossa’. La mitica ‘rossa‘.  Che alcuni insipienti hanno trasformato in un sol anno da sogno a incubo.
” O Patria mia, vedo le mura e gli archi e le colonne e i simulacri e l’erme torri degli avi nostri, ma la gloria non vedo, non vedo il lauro e il ferro ond’erano carchi i nostri padri antichi. Or fatta inerme, nuda la fronte e nudo il petto mostri… Io chiedo al cielo e al mondo: – Dite, dite: chi la ridusse a tale?- …”.
Chi la ‘rossa‘ ridusse tale? Non è difficile trovare gli autori di tanto misfatto. L’erede di una grande famiglia di cui non porta manco il cognome, ad esempio, ma anche la serie di collaboratori vicini e lontani di cui manco resta il sembiante, finanche quell’ingegnere bravissimo al tavolo ma tanto improvvido sul campo di battaglia da emulare quel Quintilio Varo che inoltrandosi a vanvera  dentro una selva oscura  consegnò al massacro  le legioni di Cesare. Di certo, i media certe cose non l dicono o non vogliono dire.Ma le domande che passano di bocca in bocca sono queste: val davvero la pena continuare ad umiliare quella che è il vanto dell’automobilismo mondiale? Non è meglio ritirarla dal consesso, per poi vedere di recuperare in santa pace (  con ben altra competenza ) quel che chiederà  la F1 a partire dal 2022?

Al GP del Belgio, dopo un weekend disastroso, da ultimi posti, la Ferrari è sparita. In un anno è trapassata da vittoriosa a desparecida. Senza manco conquistare i punti per i costruttori. L’ing. Binotto, il responsabile, non capendo lui chiede lumi ai suoi tecnici, meccanici, inservienti. Nulla funziona. Mentre la proprietà latita. In altri mondi affaccendata. Inutile quindi perdere tempo con l’appuntamento di Monza, già tristemente segnato.

 

 

IL RITORNO DI LEO

Adesso che Leo ha passa marcia indietro tutta, ogni altro arzigogolo è inutile. Ha stravinto il Barca, ha ( quasi)  vinto   Bartomeu, ha perso la famiglia Messi che non dev’essere proprio preparata ad intraprendere questioni complicate. E comunque, adesso che il Leo dovrà restare in Cataluna almeno fino al gennaio 2021, tutto va in cavalleria, e si tornerà a sfogliare il tormentone più avanti.
Certo che se l sua decisione era quella di farsi inghiottire, lui ‘artista‘  tra i ‘corridori ’ della Premier non l’ aveva pensata proprio giusta. Tanto più che andava ad intabarrarsi tra le file d’una Società, il City , che solo grazie all’arroganza dei suoi petrodollari si Stato ( al momento)  s’è salvata. Al momento, perchè se l’Uefa non vorrà  continuare a recitare il ruolo della bella statuina, con quel suo fair play finanziario all’uopo bellamente ridicolizzato, dovrà rimboccarsi le maniche. Così la prode Europa del calcio è finita  in zona libero arbitrio.

Dicevamo che se c’è una squadra, dopo il Barca, giusta per un artista come il Leo, quella, sta in Italia, e gioca a San Siro. Il problema di questa squadra però, nonostante le belle cose fatte anche sul versante ex fair play finanziario, è che non sembra mentalmente nella condizioni di buttarsi in una impresa planetaria. Credevamo la Cina più vicina, credevamo il vecchio Suning non più un venditore di elettrodomestici ma un imprenditore d’ampio spettro. Invece la Cina resta ( ancora) lontana, e il vecchio  Suning non è ancora  pronto a salire sul palcoscenico mondiale del calcio. Non ci resta che attendere il 2021. Intanto scorriamo qualche ‘ nota‘ pregressa.

COME FAN I PESCATORI. Ai pescatori non servono satelliti, radar, telefonini e marchingegni tecnologici vari per capire da dove arriverà la tempesta. Bagnano con la saliva  l’indice e lo levano in cielo. Laddove prima s’asciuga, ed è colà che va attesa la tempesta. Così, ci stiamo arrangiando  anche noi. Per meglio intendere uno di quegli affaroni che stanno imperversando nel mondo del calcio moderno.
Che non è più circoscritto dentro un amabile oratorio o sul tenero prato d’un campetto di periferia, ma dilatato all’orbe terraqueo, con tanti di quegli squali che gli nuotano dentro che manc0 gli oceani oggi disponibili riuscirebbero a contenerli ( e a foraggiarli) tutti.Togliere  il Leo di recanatese origine  dalla sua ‘casa‘ catalana non è impresa da poco. Nel senso che occorre provvedere a fattori diversi.
Non solo ai soldi, ad esempio, intanto, perchè di quelli c’è qualcuno che non spendendo  di tasca propria ne dispone  in quantità industriale.
Non c’entrano i lasciti del sangue, perchè è bastato uno di quegli spendaccioni signori del del deserto per trasformare un ‘ club della periferia calcistica inglese‘  in ‘ potenza europea, che delle ultime otto Premier ne ha vinte quattro’.
Non c’entrano le historie  epiche  o fabulose che hanno trasformato un umile pallone gonfiato in  uno degli oggetti più sognati  dai bambini del mondo. Non basta nulla. Perchè, per farla breve, in questa storia del Leo che ha chiesto ( ? ) di lasciare la vecchia ‘casa‘, a decidere sarà ancora una volta solo e soltanto la politica.
E che politica! Si va dicendo che a poter mettere mano sul Leo, potrebbero essere in tre: due spendaccioni del deserto, e un miliardario esponente del continente del Dragone che ha  occhi e mani non  solo sul remoto  Oriente ma ormai sul mondo intero. Europa in primis, ovvio, perche divisa e fragile, anche se ancora ricca e appetitosa quanto le città greco-ellenistiche all’arrivo delle voraci calighe romane. Che altro di più allettante?

Il Manchester City, il primo a passare sotto la cappella dei petrodollari arabi, nel 2008, è ( attualmente) in mano allo sceicco Monsur che di Abou Dhabi è l’eminenza bianca. Presente sempre, ovunque e comunque. Con il Leo  in cavalleria, potrebbe coronare il sogno d’un trionfo mondiale, che non sarebbe cosa da poco, dopo tutti  quei miliardi spesi per vincere quattro tornei già assegnati alla viglia di Natale. Un trionfo planetario, poi, farebbe schiattare di rabbia quei detestati rompiballe del Qatar.
Che non badano a spese.
Infatti fosse per l’emiro del Qatar, padrone del Psg, altra squadra che concorre in solitudine, sarebbe disposto a sborsare qualsiasi cifra ‘ se considerata indispensabile al piano di espansione di Doha, che sfrutta il calcio internazionale ben oltre i confini dello sport‘.   La storia d’andare oltre i confini dello sport la va avanti da un pezzo. Perchè serve solo a foraggiare gli spendaccioni.
A noi ci ha stufato. Stufato davveroAngli e Franchi invece abituati a tapparsi le narici davanti all’odore dei danari, la stanno prendendo ancora  alla leggera, da pragmatici incalliti, dicono, non però vorremmo facessero la fine di quei ’polli’ greco ellenistici che avevano scambiato le voraci calighe romane nei calzari di popoli  liberatori.
La Uefa, sfidando i petrodollari, ha provato  farsi intendere col suo  fair play finanziario. Invano. Ovvio.  Finendo ridimensionata e ridicolizzata. Sia Mansur che Al-Thani infatti se la sono sganasciata a volontà. Per loro, non l’avessimo ancora capito,  l’Europa è solo il bel palazzo d’una nobiltà  latitante. Evasa altrove. Possono permettersi questo e quello, e quant’altro gli garba, sanza remora alcuna . Gli potrebbe dar nel naso, invece, è l’ometto dagli occhi a mandorla che a forza di fare viaggi con e per la seta ha cominciato a mettere avidamente  occhi e mani sull’Occidente del mondo.

Zhang Jindong, 57 anni, a capo d’una holding di famiglia pluri miliardaria, stimato al 184 posto tra i ricchi del pianeta, è anche esponente di spicco del Partito comunista cinese. Questo sta a significare che l’acquisto di Messi potrebbe avere un importante valore politico. Oltre che calcistico.
Nel senso che vedrebbe la Cina affiancarsi ad uno dei simboli più riconosciuti al mondo, cosa da non disprezzare visto che l’ambizione ( palese) sia di Suning ( sia della Cina ) è quella di attestarsi  dapprima in Europa e successivamente anche nel continente americano, continente, certo, scavalcando ( perchè no?) pure gli Usa.
Dovessimo soppesare le opportunità che sarebbero in grado di offrire i tre, checchè ne dica il direttore di Marca, non avremmo dubbi su chi sia il più lungimirante e saldo. Qualcuno obietta che ad incalzare la ‘ pulce‘ sarebbero le telefonate del Pep. E magari anche qualche segreto incontro. Siamo seri: che volete possa contare il buon Pep davanti a cotanti e cotali  scenari? Anzi, visto che ci siamo, vorremmo chiedergli: perchè non lascia perdere le fredde rotte del Nord per tornare  a frequentare quelle calde del Sud?Donde   si diventa immortali  non per qualche ‘corsetta‘  in più o più   ben fatta , ma solo per quelle  uniche ‘pennellate’  di ‘colore‘ che Eupalla  concede ai soli eletti.

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