Non solo sport. Lega e futuro del calcio. Siamo alla svolta. Scegliere tra due offerte: da 1,5 o da 1,3 mld ?

LA CRONACA DAL DIVANO. Siamo alla svolta. In Lega calcio occorre scegliere tra due offerte, una da un 1,5 mld, l’altra da 1,3 mld, entrambe per una quota minoritaria ( 10%) soldi importanti, fondamentali, per il futuro del nostro calcio. Che qualcuno, bellamente, gode a far transitare da ‘ campionato più bello e competitivo‘ a ‘ campionato più stanco, rissoso e meno vincente‘. Cosa ( niente affatto) vera.
Anche nella rimpatriata al Grand’Hotel di Rimini, tra i maestri Galliani, Marotta, Sabatini ecc., s’è parlato di calcio italiano in decadenza. Meraviglioso anche solo vent’anni fa, disastroso oggi. E’ sempre piacevole sfrugolare nel passato, soprattutto quello glorioso. Galliani, in questo, è un maestro. Dal cuore mutevole, ieri del Milan, oggi del Monza, ma pur sempre un maestro.
Per lui l’importante non è quel che accade sui teatri verdi del pallone ma che a tirar le fila sia lui a nome e per conto del signore di Arcore. Il sor Galliani, tra l’altro, come sempre ameno, ha dissertato sul declino del pallone italico da attribuire ( in buona parte) alla lingua inglese, che fungerebbe da traino alla Premier ( soprattutto) nei ricchi ex paesi dell’ex regno d’Inghilterra, consentendogli di ricavare diritti esteri tivù che noi manco ci sogniamo. Ed è per dare l’assalto a questi crescenti introiti che sceicchi, magnati e oligarchi russi, da anni si danno appuntamento nella perfida Albione. Investendo soldi la più parte non loro ma dei rispettivi Stati.
Tanto che il divario tra Premier e altri cresce. Emarginando il nostro campionato, oramai di transito, a dir del buon Marotta, e valorizzando gli altrui, che ( ovviamente) volano a gonfie vele. Dimenticando, forse, qualcosa. Che nei paesi del Commonwealth non è il calcio lo sport più popolare e trainante e danaroso. Così in Canada ( basket, hockey), in Usa ( basket, football americano, baseball, hockey), in Australia ( rugby) ecc. ecc.
Allora, qual altra ragione penalizza il nostro calcio, post era Mecenati ? Sicuri che c’entra l’inglese e non altro? Per noi, ad occhio e croce, sta semmai nell’insipienza di chi ha governato per anni il nostro ‘ ex ballon d’or’. La Lega, ad esempio, che ‘ da tempo immemorabile soffre dell’incapacità cronica di una visione di prospettiva’. Una Lega che ha sacrificato il bene collettivo ‘sull’altare di una politica miope, di piccolo cabotaggio, concentrata su interessi spesso solo individuali‘. Come di quel tizio corpulento preoccupato più che altro a non perdere potere personale. E che si aspetta a mandarlo in altre faccende ad affaccendarsi? Lui e i suoi fans.
Che non sia questa la strada che, pur in assenza degli stadi benedetti, potrà consentirci una vera rimonta? Che i paesi di lingua inglese ( tra l’altro ancora minoritari rispetto a quelli di lingua latina) potrebbero contare ma fino ad un certo punto. Dipenderà da noi, dal nostro prodotto. Non di transito, speriamo, come propaganda il buon Marotta. Che se di transito vuol essere lui, può accomodarsi donde meglio crede.
NDR. E’ calcio di transito anche la finale della Beneamata in Uefa, donata generosamente da un centrattacco che non ha segnato nella rete avversa ma in quella sua? E’ calcio di transito anche quello della Dea che per un sol minuto . a giochi fatti, s’è vista strappar via una vittoria ampiamente meritata? Da notare inoltre che nelle otto di semifinale Champions ed Europa League, quest’anno, non c’era manco una figliola di Premier.
Una nota per la Nazionale del Mancio impegnata nella Nation League. Poco gioco, poco coraggio, poche occasioni. Contro l’umile Bosnia, finita 1-1. Ora ( secondo turno) c’era l‘Olanda, e abbiam sperato con fosse un’altra Svezia. E Svezia non è stata perchè la brigata del Mancio ha fatto quel che sa fare, domando in trasferta i rifioriti Tulipani. Solo un golletto, di testa, del piccolo Barella, che però è bastato per portare a casa i tre punti, il primo posto nel girone e l’auspicato ranking Uefa.
Qualcuno metta occhio agli Under 21, che contro la Svezia pari età ha fatto una figura del cavolo ( 0-3). Siamo sicuri che non occorro ben altra mano per rendere guerrieri degli scolari in gita scolastica?
IL TOTO CHE SFOTTE. Il Toto, nonostante appartenga alla categoria ‘ amabile carogna‘, viennese, classe 1972, direttore esecutivo della Mercedes, mantiene intatta la nostra stima e simpatia. Che son frutti non accidentali ma prodotti d’ un pregresso che il Toto ha saputo bellamente realizzare. Suo merito principale è quello di avere fatto terra bruciata intorno alla ‘ sua’ Mercedes. Nel senso che per vincere non ha bisogno manco delle quattro ruote, perchè anche tre son più che sufficienti.
La firma del re nero con la Mercedes tarda ad arrivare. Forse, anche lui, nonostante il momento gramo, prima di chiudere, vuol togliersi l’onore di salire su quella magica ‘rossa’. Di cui si favoleggia in ogni anfratto del pianeta, anche perchè a lei sola è concesso di rendere immortali i driver delle piste da corsa. Del fatto, il Toto, non è minimamente preoccupato.
‘ Siamo amici – dice – ma se dovesse decidere di smettere, perderemmo un grande pilota, ma la Mercedes non inizierebbe a perdere, a patto ( Catalano docet anche in Austria?) di continuare ad essere in grado di presentarci al via con la migliore macchina e i migliori piloti’. Proprio quello che volevamo sentirci di dire dal Toto, visto che da alcuni anni andiamo avvertendo che questa F1 è ormai un mondo ingessato, dominato, senza futuro.
Non andiamo a riepilogare tanti episodi e voci. Per quel che si può su un divano, sappiamo che il Toto ( dietro le quinte) ha fatto di tutto per demolire la ‘rossa’. In ogni modo. Con ogni mezzo e supporto. Dall’astio del tortignacolo francese alla Fia, alle novità e ai regolamenti ( vedi power unit), dai giudici finanche ai media, compresi i nostri, che quando commentano le gare non sanno difendere le ragioni della ‘rossa’ manco quando la vedono umiliata.
In questo lasso storico questo ci passa il convento. Certo non vorremmo stare con le mani in mano mentre ci demoliscono una delle opere d’arte più magnifiche concepite nel Belpaese. Si potrà vedere più competizione nel 2021?
‘ Non so – ribatte il Toto - perchè si potrà portare una sola evoluzione nella prossima stagione ma se un team fa un buon lavoro adesso o in inverno può migliorare tanto. Spero davvero che la Ferrari possa fare un salto in avanti.
Amo i campionati combattuti. Sarebbe meglio per tutti se il Mondiale venisse deciso all’ultima corsa, con una vittoria della Mercedes’. Ovviamente, da ‘amabile carogna‘, si può permettere anche di sfottere. Una cosa però deve chiedersi, lui che di sterile camice bianco da corsia d’ospedale è sempre vestito. Chissà perchè nel mondo nessuno fa il tifo per lui o per la ‘sua’ Mercedes, ma solo e soltanto per l’amabile macchinina ‘rossa‘
CHI LA RIDUSSE TALE? Con qualche sforzo di fantasia, parafrasando, bastan questi versi a inquadrare il tempo greve in cui versa la ‘rossa’. La mitica ‘rossa‘. Che alcuni insipienti hanno trasformato in un sol anno da sogno a incubo.
” O Patria mia, vedo le mura e gli archi e le colonne e i simulacri e l’erme torri degli avi nostri, ma la gloria non vedo, non vedo il lauro e il ferro ond’erano carchi i nostri padri antichi. Or fatta inerme, nuda la fronte e nudo il petto mostri… Io chiedo al cielo e al mondo: – Dite, dite: chi la ridusse a tale?- …”.
Chi la ‘rossa‘ ridusse tale? Non è difficile trovare gli autori di tanto misfatto. L’erede di una grande famiglia di cui non porta manco il cognome, ad esempio, ma anche la serie di collaboratori vicini e lontani di cui manco resta il sembiante, finanche quell’ingegnere bravissimo al tavolo ma tanto improvvido sul campo di battaglia da emulare quel Quintilio Varo che inoltrandosi a vanvera dentro una selva oscura consegnò al massacro le legioni di Cesare.
Di certo, i media certe cose non l dicono o non vogliono dire.Ma le domande che passano di bocca in bocca sono queste: val davvero la pena continuare ad umiliare quella che è il vanto dell’automobilismo mondiale? Non è meglio ritirarla dal consesso, per poi vedere di recuperare in santa pace ( con ben altra competenza ) quel che chiederà la F1 a partire dal 2022?
Al GP del Belgio, dopo un weekend disastroso, da ultimi posti, la Ferrari è sparita. In un anno è trapassata da vittoriosa a desparecida. Senza manco conquistare i punti per i costruttori. L’ing. Binotto, il responsabile, non capendo lui chiede lumi ai suoi tecnici, meccanici, inservienti e magazzinieri. Nulla funziona. Mentre la proprietà latita. In altri mondi affaccendata. Inutile quindi l’appuntamento di Monza, dove solo lo scempio della ‘rossa’ è continuato. L’unica gioia è qui arrivata dalla ex Minardi ora Alfa in mano ai venditori di bibite che hanno mani in pasta dappertutto. Andiamo al Mugello? Poveri noi. Speriamo in un ulteriore calo dello share.
Dice Luca Cordero di Monteemolo, 73 anni, ex deus ex machina della ‘rossa‘, ” Per chi vuol bene alla Ferrari, e io gliene voglio molto, questo è il momento in cui è meglio tacere”. No, caro Luca, non siamo d’accordo, perchè è proprio ora che se uno vuol ( davvero) bene alla ‘rossa’ deve parlare, anzi gridare, per strappargli via quelle spine mortali che la stanno uccidendo sotto gli occhi increduli del mondo.
Intanto cala lo share sulle reti tivù: 1,8 mln su Tv8 e 1,1 su Sky ( circa 22%) . Lo scorso anno il Gp d’Italia venne seguito la 6 mln di telespettatori ( circa 40%).
IL RITORNO DI LEO
Adesso che Leo ha passa marcia indietro tutta, ogni altro arzigogolo è inutile. Ha stravinto il Barca, ha ( quasi) vinto Bartomeu, ha perso la famiglia Messi che non dev’essere proprio preparata ad intraprendere questioni complicate. E comunque, adesso che il Leo dovrà restare in Cataluna almeno fino al gennaio 2021, tutto va in cavalleria, e si tornerà a sfogliare il tormentone più avanti.
Certo che se l sua decisione era quella di farsi inghiottire, lui ‘artista‘ tra i ‘corridori ’ della Premier non l’ aveva pensata proprio giusta. Tanto più che andava ad intabarrarsi tra le file d’una Società, il City , che solo grazie all’arroganza dei suoi petrodollari si Stato ( al momento) s’è salvata. Al momento, perchè se l’Uefa non vorrà continuare a recitare il ruolo della bella statuina, con quel suo fair play finanziario all’uopo bellamente ridicolizzato, dovrà rimboccarsi le maniche. Così la prode Europa del calcio è finita in zona libero arbitrio.
Dicevamo che se c’è una squadra, dopo il Barca, giusta per un artista come il Leo, quella, sta in Italia, e gioca a San Siro. Il problema di questa squadra però, nonostante le belle cose fatte anche sul versante ex fair play finanziario, è che non sembra mentalmente nella condizioni di buttarsi in una impresa planetaria. Credevamo la Cina più vicina, credevamo il vecchio Suning non più un venditore di elettrodomestici ma un imprenditore d’ampio spettro. Invece la Cina resta ( ancora) lontana, e il vecchio Suning non è ancora pronto a salire sul palcoscenico mondiale del calcio. Non ci resta che attendere il 2021. Intanto scorriamo qualche ‘ nota‘ pregressa.
COME FAN I PESCATORI. Ai pescatori non servono satelliti, radar, telefonini e marchingegni tecnologici vari per capire da dove arriverà la tempesta. Bagnano con la saliva l’indice e lo levano in cielo. Laddove prima s’asciuga, ed è colà che va attesa la tempesta. Così, ci stiamo arrangiando anche noi. Per meglio intendere uno di quegli affaroni che stanno imperversando nel mondo del calcio moderno.
Che non è più circoscritto dentro un amabile oratorio o sul tenero prato d’un campetto di periferia, ma dilatato all’orbe terraqueo, con tanti di quegli squali che gli nuotano dentro che manc0 gli oceani oggi disponibili riuscirebbero a contenerli ( e a foraggiarli) tutti.Togliere il Leo di recanatese origine dalla sua ‘casa‘ catalana non è impresa da poco. Nel senso che occorre provvedere a fattori diversi.
Non solo ai soldi, ad esempio, intanto, perchè di quelli c’è qualcuno che non spendendo di tasca propria ne dispone in quantità industriale.
Non c’entrano i lasciti del sangue, perchè è bastato uno di quegli spendaccioni signori del del deserto per trasformare un ‘ club della periferia calcistica inglese‘ in ‘ potenza europea, che delle ultime otto Premier ne ha vinte quattro’.
Non c’entrano le historie epiche o fabulose che hanno trasformato un umile pallone gonfiato in uno degli oggetti più sognati dai bambini del mondo. Non basta nulla. Perchè, per farla breve, in questa storia del Leo che ha chiesto ( ? ) di lasciare la vecchia ‘casa‘, a decidere sarà ancora una volta solo e soltanto la politica.
E che politica! Si va dicendo che a poter mettere mano sul Leo, potrebbero essere in tre: due spendaccioni del deserto, e un miliardario esponente del continente del Dragone che ha occhi e mani non solo sul remoto Oriente ma ormai sul mondo intero. Europa in primis, ovvio, perche divisa e fragile, anche se ancora ricca e appetitosa quanto le città greco-ellenistiche all’arrivo delle voraci calighe romane. Che altro di più allettante?
Il Manchester City, il primo a passare sotto la cappella dei petrodollari arabi, nel 2008, è ( attualmente) in mano allo sceicco Monsur che di Abou Dhabi è l’eminenza bianca. Presente sempre, ovunque e comunque. Con il Leo in cavalleria, potrebbe coronare il sogno d’un trionfo mondiale, che non sarebbe cosa da poco, dopo tutti quei miliardi spesi per vincere quattro tornei già assegnati alla viglia di Natale. Un trionfo planetario, poi, farebbe schiattare di rabbia quei detestati rompiballe del Qatar.
Che non badano a spese.
Infatti fosse per l’emiro del Qatar, padrone del Psg, altra squadra che concorre in solitudine, sarebbe disposto a sborsare qualsiasi cifra ‘ se considerata indispensabile al piano di espansione di Doha, che sfrutta il calcio internazionale ben oltre i confini dello sport‘. La storia d’andare oltre i confini dello sport la va avanti da un pezzo. Perchè serve solo a foraggiare gli spendaccioni.
A noi ci ha stufato. Stufato davvero. Angli e Franchi invece abituati a tapparsi le narici davanti all’odore dei danari, la stanno prendendo ancora alla leggera, da pragmatici incalliti, dicono, non però vorremmo facessero la fine di quei ’polli’ greco ellenistici che avevano scambiato le voraci calighe romane nei calzari di popoli liberatori.
La Uefa, sfidando i petrodollari, ha provato farsi intendere col suo fair play finanziario. Invano. Ovvio. Finendo ridimensionata e ridicolizzata. Sia Mansur che Al-Thani infatti se la sono sganasciata a volontà. Per loro, non l’avessimo ancora capito, l’Europa è solo il bel palazzo d’una nobiltà latitante. Evasa altrove. Possono permettersi questo e quello, e quant’altro gli garba, sanza remora alcuna . Gli potrebbe dar nel naso, invece, è l’ometto dagli occhi a mandorla che a forza di fare viaggi con e per la seta ha cominciato a mettere avidamente occhi e mani sull’Occidente del mondo.
Zhang Jindong, 57 anni, a capo d’una holding di famiglia pluri miliardaria, stimato al 184 posto tra i ricchi del pianeta, è anche esponente di spicco del Partito comunista cinese. Questo sta a significare che l’acquisto di Messi potrebbe avere un importante valore politico. Oltre che calcistico.
Nel senso che vedrebbe la Cina affiancarsi ad uno dei simboli più riconosciuti al mondo, cosa da non disprezzare visto che l’ambizione ( palese) sia di Suning ( sia della Cina ) è quella di attestarsi dapprima in Europa e successivamente anche nel continente americano, continente, certo, scavalcando ( perchè no?) pure gli Usa.
Dovessimo soppesare le opportunità che sarebbero in grado di offrire i tre, checchè ne dica il direttore di Marca, non avremmo dubbi su chi sia il più lungimirante e saldo. Qualcuno obietta che ad incalzare la ‘ pulce‘ sarebbero le telefonate del Pep. E magari anche qualche segreto incontro. Siamo seri: che volete possa contare il buon Pep davanti a cotanti e cotali scenari? Anzi, visto che ci siamo, vorremmo chiedergli: perchè non lascia perdere le fredde rotte del Nord per tornare a frequentare quelle calde del Sud?Donde si diventa immortali non per qualche ‘corsetta‘ in più o più ben fatta , ma solo per quelle uniche ‘pennellate’ di ‘colore‘ che Eupalla concede ai soli eletti.