Non solo sport. Serie A: è tornato a splendere il derby di Milano. Nell’attesa del futuribile San Siro.

LA CRONACA DAL DIVANO. Il terribile 202o, volente o nolente, se ne sta andando. Da città e borghi ricchi di luci per le festività ma spopolati di gente. Di bambini, purtroppo, che in questa circostanza ( tradizionalmente) riempiono di meraviglia e di voci strade e ritrovi.
Speriamo si tratti dell’ultima volta, dell’ultimo Natale moscio, visto che già circolano in Europa i vaccini. Accolti come una speranza. Nel frattempo impegnandoci a chiarire quanto di non chiarito circola ( fin dall’inizio) su questo ( strano?) virus che si modifica a piacimento rendendo problematica la sua ( definitiva?) sconfitta.
Anche gli stadi restano ancora vuoti. Quel ben di Dio che premia soprattutto i campionati del Nord dove per fare un nuovo impianto non occorre chiedere i permessi a Caio Giulio Cesare, ma che il virus, con un colpo di spugna, ha reso tutti eguali e vuoti, e che poco o più nulla ora contano. Le tribù dei fans devono escogitare trovate. Come quella, spettacolare, avvolgente, di tifosi rossoneri che con cori, bandiere e torce luminose hanno accompagnato i loro beniamini fin sulla soglia d’ingresso di San Siro.
San Siro che, corsi e ricorsi storici, nell’ attesa della sua nuova moderna versione, va riprendendo l’antico valore. Che sia uno dei luoghi che più hanno contribuito alla mitologia del gioco del calcio, lo sanno anche i ragazzi dell’altro emisfero.
In proposito non occorre più di tanto riesumare i soliti dati: 36 scudetti ( in due), dieci Coppe dalle grandi orecchie ( in due), una miriade di trofei nazionali e internazionali, tanti palloni d’oro, una infinità di personaggi grandi e piccoli che impreziosiscono come nessun altro questo tempio dello sport mondiale.
Alla fine del terribile 2020 Milan ( punti 34) e Inter ( punti 33) sono tornate in vetta al Campionato. La Signora sta rinnovandosi, riprendendo fiato, mentre Napoli, Roma, Lazio e Atalanta non mostrano ancora l’ indispensabile continuità per aspirare al titolo, lasciando alle due di Milano campo aperto. Fatto è che il prossimo derby tornerà agli antichi splendori, magari rivisitato da ogni angolo del Pianeta, dove quei colori sono ben noti, per tornare a scrivere altre esaltanti pagine di sport.
I PREMITI DEL GOLFO. Sotto il grattacielo più alto del mondo, è stato assegnato il titolo di ‘ migliore giocatore del secolo‘. In gara stavano Cr7 e Messi. I soliti fuori quota , di quest’ultimo decennio. Ha prevalso il portoghese puntero della Juve, mentre il riconoscimento di migliore giocatore 2020 è andato ( giustamente) al puntero polacco del Bayern tale Lewandowski.
Per gli allenatori 2020, il premio è andato a Flick del Bayern Monaco, che ha preceduto il nostro Gasp e Klopp. Per gli allenatori del secolo, invece, l’alloro è andato al Pep che l’ha spuntata su Ferguson, Mou Mou e Zidane.
Inutile ribadire, che si tratta di premi che esprimono pareri comunque discutibili ( quest’anno c’era la novità del voto popolare espresso via web) e spesso e volentieri legati alle impressioni del momento più che all’ormai secolare storia del gioco del pallone. Che di personaggi, come questi e oltre questi, ne conta talmente tanti che è perfino sfibrante andarli a ripescare tutti.
VIGILIA DI NATALE 2020. Ora è ufficiale: dal 27 dicembre Ema ha dato il via libera in Europa alle vaccinazioni anti Covid. Ancora una volta l’Europa trova un accordo . Non sembra più un caso. Vedremo. Dalla cronaca sportiva weekend 19/20 dicembre invece registriamo. Campionato: tengono la vetta Milan ( 31 punti), Inter ( 30), Juve (27) mentre stenta il Napoli ( vessato e sfortunato) del Ringhio colpito da miastenia oculare.
La Dea ha iniziato il dopo Papu, che incartocciatosi da solo senza troppo meditare, ha finito col farsi isolare. La società ( a ragione) sta con il vecchio Gasp, che una volta tanto è tornato a far sentire agli dei ( piccoli e grandi) del pallone che a qualcuno e a qualcosa debbono pur sempre rispondere.
Il Papu, dunque, mestamente abbandona una piazza dove aveva trovato sincero grande amore, per andarsi a rintanare chissà dove. In una nuova casa, di certo, non più amato come in questa della Dea, ( eventualmente) sopportato a seconda dei risultati. Ma tant’è. Chi li capisce più questi uomini, anzi, queste ( nuove) piccole e grandi divinità?
Prima della pausa natalizia restano ( martedì 22 dicembre) Crotone-Parma, Juve-Fiorentina; ( mercoledì 23 dicembre) Verona -Inter ( 18,30), Bologna-Atalanta( 20,45), Milan- Lazio ( 20,45), Napoli-Torino( 20,45), Roma-Cagliari( 20,45), Samp-Sassuolo ( 20,45), Spezia-Genoa( 20,45) e Udinese-Benevento ( 20,45).
Gli incontri prenatalizi hanno confermato il Milan in vetta( 34 punti), con l’Inter dietro ( un punto) e la Signora ( bastonata dalla Viola 3-0 ) in gravi ambasce. Per la VX Giornata si tornerà in campo domenica 3 gennaio. A margine, davanti ad una Signora che cerca di nascondere le sue rughe, è tornato il fantastico derby di Milano ( 36 scudetti in toto).
Altre di sport. Continuiamo a non fregarci più di tanto ( ricambiando) degli altri campionati, soprattutto di quello celebrato di Premier che a noi ( da sempre) abituati alla fantasia degli artisti non garba affatto per via dei suoi ( troppi) podisti-corridori, mentre cerchiamo di non calar l’occhio su altri sport che comunque portano gloria allo sport azzurro.
Sullo sci, che in attesa degli uomini ( Paris) si gode le sue donne, con Sofia Goggia e Federica Brignone a rendere vita dura alle avversarie. Federico Pellegrino 30 anni, dopo due vittorie individuali, a Dresda, s’è ripreso il podio a coppie sprint con Francesco De Fabiani oltre al terzo posto assoluto in Coppa.
Nelle moto, c’è qualcuno pronto a colmare un vuoto incolmabile. Nel basket, Milano avere imboccato la strada della rinascita. Così le due ( storiche) di Bologna. Nel nuoto, dove i campionati al coperto di Riccione sono serviti a ridare abitudine agonistica alle nostre speranze. Tra le altre, quella della giovanissima Pilato, 15 anni, qualificata ai Giochi di Pechino nei 100 rana ( 1’06”o2). Zebre del rugby, aria di svolta dopo la vittoria sul campo del Brive a poco più d’un minuto dalla fine. Ottavi di Coppa vicini.
QAESTIO STADI. Insiste, e fa bene, la ‘rosea‘ sulla ‘ quaestio stadi’. Sono indispensabili. Il calcio s’è mosso. Con un appello al Governo Conte firmato da Malagò, Gravina e Dal Pino ‘ La burocrazia frena rinnovamento e investimenti. Gli stadi attuali sono oramai case inadeguate per il nuovo tifo. Occorre muoversi’.
Tra l’altro, secondo lo studio Deloitte, l’impegno in nuove strutture sportive ( calcio e non solo) comporterebbe ( almeno) 25 mila nuovi posti di lavoro. Speriam, per l’ennesima volta, che al momento chi ciancia si limiti a cianciare e che, una volta per tutte, si torni a riammodernare le parti ammalorate di questo Paese. Cominciando ( anche) dallo sport.
LUNA ROSSA. Nell’assaggio tenutosi in questi giorni in acque zelandesi, s’è capito che la sfida, la quinta sfida, di Luna Rossa, non solo non è velleitaria ma può addirittura puntare ( almeno) alla finale di Coppa America. Ne è convinto Francesco ’Checco’ Bruni, 47 anni, timoniere palermitano.
‘Dopo la prima con New Zeland finita con una batosta, c’eravamo un po’ avviliti. Poi abbiamo capito che le cose stanno diversamente. In condizioni di vento medio-leggere ( quello previsto per la Coppa) la nostra barca è davvero performante. Vola. Inoltre i ‘neri’ se messi sotto pressione diventano abbordabili. Possiamo quindi giocarcela’.
Si torna in mare il 15 gennaio con le regate della Prada Cup che seleziona il migliore degli sfidanti. La prima parte prevede 4 round robin, vale a dire ogni team ( Luna Rossa, Ineos Team Uk, American magic) affronta gli altri due. Al termine di 4 gironi ( 12 regate) la squadra che ha più punti in graduatoria viene promossa alla finale sfidanti.
I due team rimasti ( dal 29 gennaio) si sfidano in una semifinale che elimina la prima delle due barche. Dal 13 febbraio va in scena la Prada Cup al meglio delle 13 regate ( passa chi vince per primo 7 prove), dopodichè ( dal 6-22 marzo) va ( finalmente) in onda la Coppa America vera e propria. Uno spettacolo annunciato, riservato a novelli argonauti, alle soglie dell‘Olimpo acquatico, offerto da queste barche volanti che sfrecciano sopra e non dentro l’acqua.
L’ORRIBILE MORALE DEL RINGHIO. L‘orribile ( nuova?) morale del Ringhio. Con l’Inter è finita 1-0 ( su rigore) ma non a tarallucci e vino. Questa volta non è stato quel ‘ piangina‘ del Conte Dracula a spargere lamenti e sospetti di complotti volti ad ‘ affondare’ la sua ( si fa per dire) corazzata, ma il Ringhio a farla ‘ fuor del vaso’.
Commentando l’espulsione di un suo centurione, tal agitato Insigne, s’è lasciato andare a frasi come queste ‘ Un arbitro internazionale non dovrebbe risultare permaloso se un giocatore, in un momento di rabbia, lo manda a c…re. Sì, certo, dovrebbe incassare, punto basta’.
A parte che il centurione non s’è così limitato andando pure oltre, non si capisce perchè ad essere stigmatizzato debba essere chi subisce e non chi compie. L’arbitro, nel bene e nel male, espleta una funzione a lui delegata, non crediamo con secondi fini, perchè allora manco farlo scendere in campo, ma come meglio ‘ vede’ e ‘ crede’. Com’è ovvio.
Se ogni volta, sui mille campi di calcio, si dovessero mandare a ‘ c…re‘ tutti gli arbitri investiti del ruolo chi calcherebbe più quei rettangoli da gioco? A quel punto, non più salubri e verdi, ma altre nauseabonde e perigliose ‘terre dei fuochi’? Il Ringhio, bontà sua, a soccorso della sua morale, ha chiamato in causa anche i ( soliti) esempi esteri. I quali, fosse come come dice lui, che altro dovrebbero fare se non smettere di insegnarci e ritornare invece sui nostri banchi a ripassare qualche lezione perduta?
Fosse per noi, Napoli o Inter che siano, non ci limiteremmo ad applicare il regolamento sul solo centurione, ma anche sul suo comandante, perchè vada a rispolverare quello sportivo ‘spirto guerriero’ che lo ha animato per tanti anni e che ( probabilmente) o ha dimenticato o va dimenticando.
Dodicesima di Serie A, questi i risultati con classifica di seguito: Udinese-Crotone 0-0, Juve-Atalanta 1-1, Spezia Bologna 2-2, Fiorentina Sassuolo 1-1, Inter Napoli 1-0, Milan Parma 2-2, Benevento Lazio 1-1, Verona Samp 1-2, Genoa Milan 2-2, Parma Caglia 0-0, Roma Torino ( da giocare, posticipo)
CLASSIFICA XII GIORNATA ( parziale). Milan punti 28, Inter 27, Juve 24, Napoli 23, Sassuolo 23, Roma 21 ( una partita da giocare) … Benevento 12, Spezia 11, Fiorentina10, Genoa 7, Torino 6 ( una partita da giocare), Crotone 6.
ALTRI SPORT. Qualche nota giunge da altri sport, che fanno grande e a 360° il movimento sportivo italiano. Brignone seconda dietro alla Shiffrin nel Gigante di Coppa di Couchevel. Milano di basket, ancora ina gara per l‘Eurolega. Passo forte delle nostre nella Champions di volley: vedi Parma e Modena ( 3-0 al Varsavia). Vittorie anche nella pallanuoto ( preliminari di Champions), con Pro Recco ( Marsiglia) e Brescia ( Ferencvaros) che si fanno largo. Mica male. Siamo orgogliosi.
( mercoledì 16 dicembre). E mentre è tornata a suonare la campanella per la 12a di Campionato, resta un occhio sui sorteggi di Coppa che torneranno in sfida ( come consuetudine) all’inizio della prossima primavera.
Per la Champions, brutte nuove per la Lazio ( finita tra le fauci del Bayern) e l’Atalanta, capitata tra le mani d’un Real che ( al momento) non si sa se sia ancora in vita. Miglior sorte è andata alla Signora che speriamo si tolga di dosso la terribile nomea di incompiuta.
A lei è toccato il Porto, squadra nobile, da non sottovalutare manco per sbaglio. Per la Uefa, invece, al Milan è andata la Stella Rossa ( d’antica memoria), alla Roma il Braga e al Napoli il Granada. Quanto basta, insomma, per capire se le nostre hanno voglia di andare avanti o passare la mano.
Possibilità di varcare l’ostacolo? In Champions, poche o nulle per la Lazio; qualcuna per la Dea, sempre che nel frattempo non si spappoli visto il Papu in partenza; buone ma non troppo per la Signora; abbastanza dure, invece, nella Uefa, le sfide di Milan, Roma e Napoli. Attenzione agli inciampi, perchè di facile qui non c’è più nulla!
Fine anno, aria di Natale, con graduatorie e premi in arrivo. La ‘rosea’ ha annunciato i suoi Awards 2000: Leggenda, Marco Belinelli; Uomo-Donna dell’anno, Immobile e Brignone; Squadra dell’anno, Atalanta; Exploit dell’anno, Sinner ; Performance dell’anno , Ganna; Rivelazioni uomo-donna, Bastianini e Japichino; Paraolimpici dell’anno, Briantea Basket; Premio speciale, Sonego; Premio sportweek, MBanda; Leggenda, Ibrahimovic; Allenatore dell’anno, Pioli.
LA BATTAGLIA DEL RECOVERY FOUND. E’ scattata, dunque, attesa da tutti, l’ora del Recovery Fund ( 750 mld euro) e sul budget Ue per il 2021-2027 ( circa 1.100 mld) legati al bilancio.
L’intesa è stata raggiunta, dopo mesi di ritardi, trattative e ricatti, culminati con il veto ( poi caduto ) di Ungheria e Polonia che ha rischiato di far saltare il banco.
Un banco non da poco, visto che ( forse) per la prima volta dal Dopoguerra, davanti ad urgenze niente affatto sottovalutabili, l’Europa ha provato a ragionare da Europa. Un dettaglio epocale. Che qualche retrogrado avrebbe voluto ignorare, se non alzando gli interessi loro ( e non dei loro popoli) con relativi orticelli personali. Ad esempio, sul buon Orban, aggiornato duce d’Ungheria, avremo modi tornare, con cognizione di causa.
In questa fase hanno ben lavorato molto, molto bene le signore, la der Leyen e la Merkel, pazienti e ma risolute. E straordinariamente lungimiranti, nonostante il parere opposto di qualcuno. Non due ‘ disgrazie‘ ma due ‘grazie‘, come e più suadenti di quelle del Botticelli. L’accordo ha ovviamente messo scompiglio nei vari laghi e laghetti europei popolati di squali. Non parliamo dei nostri, che di squali d’ogni tipo e colore sono incredibilmente affollati.
All’uopo è intervenuto il nostro Presidente, come sempre chiaro e opportuno, ammonendo: ‘ Next Generation Eu e Recovery Fund offrono grandi possibilità che non possiamo disperdere. Nè per reflussi nazionalistici fuori del tempo, nè per nostri momenti di instabilità politica’. Sui soggetti che stanno remando contro all’Europa, ci sarebbe tal Viktor Orban, sorta di tiranno eletto in un paese a noi caro e che ha sputato sangue per ritrovare la libertà, ma che si vede dovrà rimboccarsi le maniche per qualche anno ancora per consolidarla pienamente.
Tal Orban, secondo un’attendibile inchiesta Sole24Ore ( sabato 12 dicembre, 9), avrebbe dato corpo ad un ‘cerchio magico’, con dentro amici e parenti in primo piano, che avrebbe usufruito ( tra l’altro) delle risorse europee nell’ambito delle gare d’appalto per la modernizzazione infrastrutturale. Mica spiccioli. Visto che il rischio ‘ corruzione sistema’ è ogni giorno di più altissimo. Come testimonia il rapporto pubblicato nel maggio 2020 del Corruption research center di Budapest sugli appalti pubblici tra il 2005 e 2020. Evitiamo ( al momento) di analizzare i dati. Eloquenti. E comunque l’allarme c’è. Forte. Serio.
Come forte e serio potrebbe diventare anche da noi. Gli squali stanno armeggiando. La nostra speranza però sta ( in buona parte) in quel Presidente riservato, che parla quando deve parlare, moralmente e umanamente super partes. Un faro, insomma, per noi, ma anche per quella lungimirante Europa che sta cercando di diventare alla faccia di retrogradi e corrotti una nuova e grande nazione.
L’ORACOLO DI SKY E LA ROSSA. Un ’ oracolo’ non di Delfi ma di di Sky s’è permesso di leggere, tra l’altro, nel futuro della ‘rossa’. Tutto da inventare. Anche perchè Camilleris’è dimesso, Binotto non sta in salute ed Elkann non sa che pesci prendere. Sembrerebbe che nel gotha della casa automobilistica ex taurinense tra i pensieri principali non ci sia la sorte della ‘rossa’. Per la quale, se l’oracolo funziona, bisognerà aspetta non il 2021, e neppure il 2022, ma forse il 2025, e probabilmente qualche anno ancora più in là. Quando i ghiacciai si saranno ( in buona parte ) sciolti, le città della costa saranno finite ( in buona parte ) sott’acqua e la bella Madunina de Milan potrà essere raggiunta ( anche) in barca.
Sic transit gloria mundi. Fino a ieri si parlava di un mito eterno, e oggi di eterno ( tra gli uomini) non resta ( più) nulla. Manco la della fascinosa ‘rossa‘, surclassata un po’ da tutti, tanto che se va in pista non va per vincere ma per non arrivare ultima. Per non colorarsi di nero, come quel Malabrocca che di maglie nere faceva la collezione. Toto, con l’amicone Jean, se la ridacchia. Da matti. Sono anni che cerca di far capire a tutti che, Hamilton o non Hamilton, in pista si vince solo dove maneggiano i lor fenomeni. E, oggi, che tutto è lampante, che volete facciano ? Cospargersi il capo di cenere? Macchè, questo si faceva una volta, per pentirsi del malfatto. Ma qui che malfatto c’è? La ‘rossa’ non va? Che s’arrangi, anzi, che s’arrangino quegli ambiziosi di Maranello.
A dir il vero, per rimediare al malfatto, Toto una possibilità ce l’ha. Togliersi quella tenuta bianca ospedaliera e mettersi indosso quella rossa tutta passione fantasia . Tutti dicono che l’operazione è impossibile, visti i suoi tentacoli diffusi ( soprattutto) nell’habitat germanico. Può essere. Certo. Ma noi noi non lo crediamo, perchè un uomo di genio va dove i geni sono di casa, da secoli. Per confrontarsi con loro.
L’eternità è anima e non conto in banca. Se niente niente Toto ha seguito quanto accaduto in quella meravigliosa città figlia di dea in riva al Mediterraneo per la scomparsa di un grande tra di loro, non dovrebbe fare molta fatica a scegliere per il meglio. La ‘rossa’, poi, ha (forse) ancora più amanti, sparsi ( si dice) nei più impensabili anfratti del Pianeta.
Ultime da Abu Dhabi. Ultimo Gp 2020 per la F1, il numero 17, senza novità da segnalare. In pista, ovviamente, dove il buon Lewis s’è fatto in quattro per tornare al volante di una macchina che perfino un imberbe preso a presto dalle categorie giovanili stava ( a giochi fatti in campionato) per portare a vincere. Stava, visto che, non si sa come e perchè, un inedito ‘ errore’ nel cambio gomme ha impedito alla giovane promessa di far vedere che con una macchina come quella, con la ‘ rossa’ in fase di demolizione , le vetture del venditore di bibite più damine di compagnia che altro, anche gli autisti privati di Toto Wolff o di Jean Todt potrebbero cullare il sogno di vincere un Gran premio.
E se novità circolano quelle non arrivano dalla pista, ma dal fuori pista, più precisamente dal gotha Fca- Ferrari, dove il buon Camilleri ( per ragioni private) ha dato le dimissioni e il buon Binotto se n’è tornato a casa per problemi di salute. A questo punto pare che il buon Elkann, ovviamente innocente e al di sopra d’ogni sospetto, si stia orientando verso un nuovo responsabile della gestione sportiva, da scegliere, si dice, tra Davide Grasso( Maserati), Luca Maestri( Apple) e Mike Monlet( Fca).
Personalmente, a noi, intendendo per noi un po’ tutta la tifoseria ‘rossa‘, garberebbe il Toto, ma si sa che l’uomo è impelagato con azioni e contro azioni dentro e fuori Mercedes. Ci farebbe piacere però se non altro per consentirgli di togliersi( finalmente) di dosso quel biancore da ospedaliero e fargliene confezionare un altro, ad hoc, rosso rosso, da uomo di mondo. Mondo Ferrari, ovvio, che di più mitico e appassionante non ce n’è.
ANNO HORRIBILIS 2020. Dopo il Diego, il 2020 s’è portato via anche ‘Pablito’, l’eroe dei Mondiali 1982, la terza stella, vinta con merito dai ragazzoni di papà Bearzot. Paolo aveva 64 anni, sconfitto da un male inesorabile, più forte del Brasile di Zico, dell’Argentina di Maradona, della Polonia di Boniek e della Germania di Rummenigge.
In quella mitica Italia il protagonista principale fu Pablito, che veniva da una squalifica per calcio scommesse e un brutto inizio di Mondiale, e che poi decollò verso la gloria sportiva. Controfirmata da grandi nomi: Collovati, il giovane Bergomi, Tardelli l’uomo dell’urlo e Gentile attaccato ai pantaloncini di Diego, il più grande di tutti i tempi, oltre ad Antognoni e al fantastico Bruno Conti.
In quella estate del 1982 l’Italia intera scese in piazza per far festa, a Madrid per la finale volò anche il presidente Pertini, esultante in tribuna al fianco del re di Spagna. Paolo Rossi era un centravanti da area di rigore che viveva per il gol. Esplose nel Vicenza, passò al Perugia e poi alla Juventus per i suoi anni migliori.
In nazionale fu il simbolo dell’Italia di Bearzot e alla fine di quella magica cavalcata vinse il Pallone d’oro. Tre gol al Brasile, due alla Polonia, uno alla Germania in finale e così l’Italia conquistò il terzo titolo di campione del mondo. Dopo la Juve andò al Milan prima di chiudere la carriera a Verona. Insieme a Baggio e Vieri detiene il record di gol azzurro ai Mondali con 9, è stato il primo giocatore, poi eguagliato da Ronaldo, a vincere nelle stesso anno il Mondiale, il titolo di capocannoniere e il Pallone d’oro. Con la Juve ha vinto due scudetti, una coppa delle coppe, una Supercoppa Uefa e una Coppa dei Campioni, con il Vicenza un campionato di serie B nel quale fu capocannoniere. Conclusa la carriera di calciatore è stato a lungo opinionista per Mediaset e la Rai. Lascia la moglie, Federica, e tre figli: Sofia Elena, Maria Vittoria e Alessandro.
SESTO TURNO DI COPPE. A metà settimana, tra fine novembre e primi dicembre, sono rispuntati gli appuntamenti di Coppa. Per il quinto e sesto turno, in pratica, quelli che hanno deciso il passaggio agli ottavi. Già sicuri sicuri ( fine quinto turno) sono Bayern, Citye Porto, Liverpool, Chelsea e Siviglia, Barca e Juve.
Nel sesto erano rimasti dei ‘sospesi‘ di grande richiamo. Il sesto turno ha dipanato la matassa. Sostanzialmente: nel Gruppo A, tra Atletico ( 6 punti) e Salisburgo ( 4 punti) risolto a favore degli spagnoli; nel Gruppo B, tra con Borussia ( 8 punti), ( 7), Real ( 7) e Inter ( 5) a vantaggio dei primi due.
Qui si era temuto il ‘ biscottone‘, perchè Borussia e Real potevano ‘accontentarsi’ di un pari, mettendo fuori causa l‘Inter anche in caso di vittoria contro lo Shakhtar . Fantasie da bar, avrebbe detto il Conte Dracula. E infatti il Real s’è fatto forza ed ha eliminato il pericolo Borussia, approdato anche lui agli ottavi. E comunque la Beneamata non è stata con le mani in mano. Ha lottato. Ma con la ( ormai) solita ( patetica) isteria, che non gli porta bene. Per il terzo anno Conte va fuori, questa volta da tutto.
Nel Gruppo C, tutto fatto: City e Porto avanti. Nel Gruppo D, fatto salvo il Liverpool, l’Atalanta ha sciolto il dubbio battendo l’ Ajax ( 0-1)); nel Gruppo E, tutto fatto per Chelsea e Siviglia; nel Gruppo F, ha prevalso la Lazio con sofferto 2-2 contro il Bruges ; nel Gruppo G, Barca e Juve agli ottavi, ma con la Signora che ha compiuto l’impresa di annullare l’eterna rivale al Camp Nou ( 0-3), conquistando il primo posto; nel Gruppo H, fuori lo United e avanti Lipsia con Psg.
Nella Uefa: Roma e Milan qualificati; Napoli( 10 punti) per il passaggio se l’è vista con la R.Societad. Un pareggio ( 1-1) che lo lascia in testa al girone.
Un bilancio Champions? Avanti ( ben) quattro ‘ tugnine’ ( Bayern, Borussia M., Dortmund e Lipsia) e altrettante ( puntuali) ispaniche ( Atletico, Real, Siviglia e Barca) ; accompagnate da tre inglesi ( City, Chelsea e Liverpool) e tre italiche ( Juve, Lazio e Atalanta). Non male per noi. Di rilevante c’è l’ormai abituale ’passo falso’ del Conte Dracula che di calcio europeo sembra capirne ogni giorno di meno. Non temeva il ‘biscotto’, avrebbe dovuto vincere a tutti i costi contro il coriaceo ( e nulla più) Shakthtar tornato a Milano con gli stessi abiti indossati nella partita di andata. Il Conte Dracula poteva inventarsi qualcosa, non l’ha fatto, (ri)badendo i suoi limiti consolidati.
Inoltre, s’è di nuovo permesso il lusso di lasciare in panca l’odiato Eriksen, l’unico vero elemento con esperienza europea ad alto livello. Ma tant’è; certo è ( una volta di più) che la ‘cocciutaggine’ e i ‘ partiti presi a prescindere‘ non sono stigmate da grandi ( inesplorate) anime. Contento lui, contenti loro ( all’Inter), contenti tutti.
ARGOMENTI.
RELIGIONE, SCIENZA E PANDEMIE. Le religioni contano, vogliono contare, soprattutto ora che i credenti e le loro organizzazioni si sentono rafforzati dalla pandemia. Sanno che il loro ruolo sarà indispensabile dopo l’emergenza, quando dovrà strutturarsi lo sforzo globale sulla salute dell’uomo e del pianeta, sullo sviluppo e la sostenibilità. Attacca così Marco Ventura nello spazio ‘ Il dibattito delle idee’ sull’inserto ‘ Lettura’ del Corriere della sera di domenica 25 ottobre.
Quanto basta per introdurre efficacemente dentro una ’realtà in atto ‘ praticamente misconosciuta. Dai media, dalla gente. Eppure all’offensiva, come ha dimostrato dal G20 delle Fedi tenutosi online e ospitato dalla presidenza saudita del G20 degli Stati ( il suo interlocutore istituzionale) dal 13 al 17 ottobre scorso a Riad. Una tappa senza eguali nella storia contemporanea della mobilitazione religiosa.
Le religioni avvertono il pericolo, soprattutto, dell’aggressività del fronte antireligioso, manifestato durante la pandemia, con i governi che hanno derubricato il culto ‘ a servizio non essenziale’, e ancor più con l’attesa dalla scienza e dalla tecnologia di una salvezza che le fedi non possono dare.
Ancora una volta, quindi, nel mondo dell’intellighenzia, torna il ritornello d’una scienza antagonista della fede. Un ritornello insistente, ottuso, superato eppur tenuto in vita come El Cid sul cavallo davanti all’armata infedele. Quello che possono scienza e tecnologia dovrebbe essere orami chiaro.
Sono esse frutto d’un dono che il Creatore a provveduto a fornire all’uomo fin dalla notte dei tempi. Come fede e ragione possano elidersi l’un l’altra è solo una macabra invenzione di chi non vuole risolvere ma inasprire. In particolare, verso quelle istituzioni ( come la Chiesa romana) che della fede cristiana è millenaria custode. Con tutti i suoi errori ( e orrori) ma anche con i suoi inimitabili esempi e le sue grandi realizzazioni.
Quanto sta accadendo, pandemia compresa, non fa altro che dimostrare ambiti diversi di affondo sulla realtà. Una verso la verità assoluta, l’altra verso quella relativa. Senza per questo necessariamente risultare antagonisti. Anzi. Allora perchè non far cadere irragionevoli barriere?
“ Non sarà mai possibile attraverso la ragione pura arrivare alla verità assoluta“ dice Werner Heisenberg. Integra Albert Einstein: ” La scienza sena la religione è zoppa, la religione senza la scienza è cieca”. Ecco allora, per quel che è dato di capire, che quanto accaduto in fase di pandemia non solo non ha ‘derubricato’ il valore della fede ma lo ha opportunamente ‘ aggiornato‘ con una visione compatibile. Di collaborazione e non di scontro. Solo umano.
Forse, non avremmo mica voluto ripetere quanto racconta il Manzoni dei tempi della peste secentesca a Milano? Con il Cardinale, che ammassò gente in chiese e cortei, senza sapere che proprio quella situazione sarebbe stato considerevole ‘ostacolo’ alla fede per compiere il suo provvidenziale intervento?
ANGLI E LIBERTA’ DEL LORO PREMIER. Nel frattempo, alzando lo sguardo oltre lo sport, fa parlare di sè quel poveraccio del Johnson, premier scarmigliato e rubicondo del governo di Sua Maestà. Come abbiano fatto sceglierlo non si sa. Forse di notte, dopo una bisboccia al pub. Di certo non ne azzecca una. Prima con quella fuga antidiluviana ( brexit) da una Europa che sta ( finalmente) pensando di diventare Nazione, poi le teorie sulla ‘sopravvivenza‘ umana sul modello del gregge che stanno facendo una evitabile ecatombe, e da ultimo la battuta ( felicissima) su Itali e Germani.
” Noi, Angli - ha sbottato lo scarmigliato – amiamo troppo la libertà per farci imporre mascherine in ogni dove. Mica siamo irriggimentati come quei ( pecoroni ) di Itali e Germani!”. Azzeccata come sempre la risposta del nostro amato Presidente : ” Ma che dice quel tizio? Itali e Germani amano la libertà quanto e meglio degli gli Angli, ma non a discapito della serietà !”. Cosa che, da qualche decina d’anni, incredibilmente, sembra scomparsa nelle isole della perfida Albione. Che, forse, illusa dal fatto di aver messo in mare due ( medie) portaerei, utilizzabili ( tra si e no) qualche mese all’anno, ha altro da pensare: come ripiantar nuove Union Jack sulle terre del Pianeta.
UN CORRIDOIO INDUSTRIALE ITALO TEDESCO. Che, da qualche mese in qua, l’Europa si sia mossa, non tanto in fatto di solidarietà, peraltro sempre bene accolta, ma per sostenersi l’un l’altro verso una nuova Nazione, è accertato. Cosa stia esattamente succedendo non si sa. La materia è troppo complessa, troppo difficile anche per i santoni dell’aruspicia. Accontentiamoci di chiarire alcune realtà.
Ad esempio, forse non a tutti è noto che ‘ Germania e Italia sono i due paesi pilastro su cui poggia l’economia reale non finanziaria della Ue che si fonda ( principalmente) su tre settori: manifattura, turismo e agricoltura. Nel 2018 il valore aggiunto complessivo della Germania in questi tre settori è stato di 748 mld euro, davanti a Italia ( 360 mld), Francia ( 327 mld) e Spagna ( 232 mld). In particolare la Germania è la prima manifattura d’Europa ( 682 mld di valore aggiunto), davanti all’Italia ( 265 mld) che sui dati ( si sa) va però presa col beneficio d’inventario, certamente in difetto rispetto al dato reale per via di situazioni ( soprattutto) finanziarie-burocratiche molto problematiche.
Comunque l’Italia è primo paese per valore aggiunto nell’agricoltura ( pari con la Francia) e secondo turismo ( dietro la Spagna). In questi settori la Germania è quarta. Germania e Italia sono sono anche i due paesi Ue e dell’Occidente per surplus commerciale con l’estero nei manufatti non alimentari, mentre a Livello mondiale la Germania è seconda ( dietro la Cina) e l’Italia quinta. Germania e Italia presentano anche i più alti valori di ricchezza finanziaria netta del settore privato ( famiglie, imprese non finanziarie e fifanziarie) con 2.9o1 mld e 2.037 mld. Infine va sottolineata una significativa sostenibilità ( sconosciuta ai più) dei conti pubblici italiani.
Dal 1992 al 2019 ogni anno il bilancio statale dell’Italia è sempre stato in attivo prima ( attenti) del pagamento degli interessi. Solleviamo la necessità dal fornire i dati relativi, ma credete, sono davvero impensabili come documenta ( e commenta) l’economista Marco Fortis in un suo ‘ intervento’ sul Sole24Ore ( sabato 26 settembre 2020). In ogni caso questi ( ed altri) dati dimostrano che Germania e Italia sono paesi moto più simili di quel che si crede ed entrambi solidi.
Il Baden W., la Baviera e la Renania Sett. equivalgono il Nord Ovest Italia e il Nord Est Italia. Le manifatture, in particolare, si son rafforzate in Industria 4.0 negli ultimi anni. I progetti d’investimento che possono essere finanziati con il Recovery Funduna volta applicato sono enormi. E potrebbero costituire ( più ancora che ‘baci e abbracci’ che vengono dati ‘ in pasto’ all’opinione pubblica europea da media privi di senso della storia) il vero trampolino di rinascita e di rafforzamento dell’Europa. Nell’ispecie, tramite una ‘ intensificazione senza precedenti – suggerisce Marco Fortis- dei rapporti di collaborazione tra le industrie di Germania e Italia, con vantaggi reciproci di enorme potenzialità’.
UNA CREATURA SPECIALE. Fosse comparsa ai tempi in cui sui chiari mari mediterranei fiorivano miti, oggi dovremmo chiamarla con pseudonimi desueti. Pegaso, il cavallo alato, oppure Ippogrifo, il misto d’animali dall’Ariosto attinto dalla eredità classica. E del Pegaso, ad esempio, meglio d’altri, avrebbe avuto tutti i sembianti e i compiti. Corpo di destriero e ali d’aquila per trasportare, rapido, le folgori del padre degli dei in Olimpo, oggi costellazione.
E che la ‘rossa’ non sia più una semplice auto lo si sa da tempo. La sua presenza fonde passione, velocità e bello, in un unicum dal valore materiale inestimabile. Una Ferrari 250 Gto Scaglietti del 1962, infatti, è stata battuta all’asta nel 2018 per 48.405.ooo dollari da Sotheby’s in California. Parlando di valore materiale, poi, perchè se trapassiamo in quello immateriale allora facciamo fatica a toccare un limite.
Al pari di Pegaso, figlio di Poseidone, addomesticato da Bellerofonte, la ’rossa‘ é una creatura indomabile, incurante di qualsiasi ostacolo, deputata a consegnare i sogni degli uomini agli dei. Quando si corre un Gp, o altra manifestazione, la prima domanda che la gente si fa è ‘ Com’è andata la rossa ?’. Preoccupa lei, infatti, non altri. Tanto che, quando un suo pilota arriva ultimo resta sempre e comunque il primo.
Possono dire un gran bene delle ‘frecce d’argento’, e anche del suo deus ex machina, il gran Toto erede di Cecco Beppe, ma di tifar per loro nessuno se lo sogna. A proposito del Toto, non è ora che si tolga di dosso quella candida camicia asettica da ospedaliero per indossare quella rossa d’amante appassionato di questo suo ( ancor seguitissimo ) sport, da salvare più che ( continuare) ad affossare ?
LE SEGRETE VIE DEL PALLONE. Per chi non s’addentra nelle segrete del calcio, i due eventi in corso d’opera dicon poco o nulla. Invece sono proprio degli eventi, di quelli storici e di cui si tratterà negli anni a venire. Andiamo a scoprirli. Il primo riguarda la Lega calcio, dove ( per la prima volta) a vincere è stato il buonsenso, scegliendo ( all’unanimità, il riottoso Lotito compreso) i fondi come partner d’avventura; il secondo riguarda l’approvazione della legge sugli stadi, in fase finale, anche perchè non più rinviabile, visto che se si vuol vendere ( quanto prima) un prodotto confezionato in stadi non adeguati non lascia margini di crescita.
I fondi hanno competenza ed esperienza in operazioni di vendita del prodotto televisivo sportivo. Del resto, noi, poverelli, gestiti da prodigiosi incapaci, in men che non si dica siamo scalati al quarto posto delle entrate, poco sopra alla Ligue 1 francese. I debiti invece sono saliti a 4,3 mld. Serve quindi una trasformazione del nostro prodotto, rapida, in grado di dare stabilità finanziaria e governance. Gli advisor selezionati sono i migliori possibili. Entrambe le offerte sono per il 10%, ma strutturate in maniera differente. L’obiettivo, comune, è però quello di garantire un altro miliardo e mezzo di flusso nei tre anni dopo e di raddoppiare i ricavi nei cicli successivi.
Onde per cui, se non sorgeranno ostacoli insormontabili ( al momento non prevedibili) il futuro sarà decisamente roseo. Era ora, che qualcuno lasciasse da parte le amenità, sconfiggesse i piccoli proprietari di orticelli locali, e facesse intravvedere una visione esatta del mondo del calcio attuale dal quale il nostro possa attingere per quel che rappresenta rappresenta nella storia di questo sport. Se a questo evento dovesse aggiungersi anche quell’altro, altrettanto epocale, sugli stadi, potremmo ben dire di esserci rimessi in cammino. Non più per far da garzoni ad altri, ma per tornare protagonisti. Come Eupalla da sempre ci incoraggia. Nell’attesa di un’altra Champions e della pentastella.
Che il Covid abbia messo in difficoltà il mondo del pallone è acclarato. Stadi vuoti, bassi introiti pubblicitari e perfino ridimensionati diritti tivù. Dovrebbe tutti quanti tirare di cinghia. Tutti, o quasi, perchè c’è come al solito qualcuno che sfugge alla regola generale e si fa i cavoli suoi. Quell’ex pizzaiolo, ad esempio, di Nocera natio e di scuola orange nutrito. Per lui il mondo gravita all’inverso. Ultimamente stan facendo scalpore due suoi colpi di mercato. Con l’Ibra, svedese d’anagrafe, che per cedere il suo cuore al vecchio Diavolo ha chiesto di salire col cachet da 3,5 a 7,5 mln; e il rinnovo dell’imberbe portierone ( sempre rossonero) che per pagarsi la mensa abbisogna di far salire le sue entrate da 6 a 10 mln netti annui.
A parte il tempo del Covid, ma non è che questo ex pizzaiolo si sia allargato un po’ troppo? Sulle cifre, assurde, d’accordo, spara quel che vuole, ma anche sul fatto che alla fin della veglia è lui a far le squadre? Non le nobili del calcio, pensate, ma lui. Che sposta questo o quell’ altro omino a piacimento suo come pedine d’un gioco degli scacchi con regole riscritte da lui.
Tanto, da quel che fa capire, uno spendaccione lo trova sempre. Soprattutto in Albione o al Psg, dove i danari sono trivellazioni di Stato, che nessuno osa controllare, manco il povero Caferin che, ultimamente, con il City, ha dovuto ( contemporaneamente) far la figura del cornuto e del mazziato. Ci stiam chiedendo, visto che medicina contro gli ex pizzaioli e i loro clienti non esiste, perchè anche noi non ci adeguiamo? Cominciando a bussare alla Cassa depositi e prestiti? Per questa o quella squadra? Al contempo cercando di capire donde l’ex pizzaiolo tiene il suo forziere che ( i bene informati ) dicono essere più grosso e ricolmo di quello del conte di Montecristo.
L’OCCASIONE DELLA SVOLTA. Siamo alla svolta. In Lega calcio occorre scegliere tra due offerte, una da un 1,5 mld, l’altra da 1,3 mld, entrambe per una quota minoritaria ( 10%) soldi importanti, fondamentali, per il futuro del nostro calcio. Che qualcuno, bellamente, gode a far transitare da ‘ campionato più bello e competitivo‘ a ‘ campionato più stanco, rissoso e meno vincente‘. Cosa ( niente affatto) vera.
Anche nella rimpatriata al Grand’Hotel di Rimini, tra i maestri Galliani, Marotta, Sabbatini ecc., s’è parlato di calcio italiano in decadenza. Meraviglioso anche solo vent’anni fa, disastroso oggi. E’ sempre piacevole sfrugolare nel passato, soprattutto quello glorioso. Galliani, in questo, è un maestro. Dal cuore mutevole, ieri del Milan, oggi del Monza, ma pur sempre un maestro.
Per lui l’importante non è quel che accade sui teatri verdi del pallone ma che a tirar le fila sia lui a nome e per conto del signore di Arcore. Il sor Galliani, tra l’altro, come sempre ameno, ha dissertato sul declino del pallone italico da attribuire ( in buona parte) alla lingua inglese, che fungerebbe da traino alla Premier ( soprattutto) nei ricchi paesi dell’ex impero britannico, consentendogli di ricavare diritti esteri tivù che noi manco ci sogniamo. Ed è per dare l’assalto a questi crescenti introiti che sceicchi, magnati e oligarchi russi, da anni si danno appuntamento nella perfida Albione. Investendo soldi la più parte non loro ma dei rispettivi Stati.
Tanto che il divario tra Premier e altri cresce. Emarginando il nostro campionato, oramai di transito, a dir del buon Marotta, e valorizzando gli altrui, che ( ovviamente) volano a gonfie vele. Dimenticando, forse, qualcosa. Che nei paesi del Commonwealth non è il calcio lo sport più popolare e trainante e danaroso. Così in Canada ( basket, hockey), in Usa ( basket, football americano, baseball, hockey), in Australia ( rugby) ecc. ecc.
Allora, qual altra ragione penalizza il nostro calcio, post era Mecenati ? Sicuri che c’entra l’inglese e non altro? Per noi, ad occhio e croce, sta semmai nell’insipienza di chi ha governato per anni il nostro ‘ ex ballon d’or’. La Lega, ad esempio, che ‘ da tempo immemorabile soffre dell’incapacità cronica di una visione di prospettiva’. Una Lega che ha sacrificato il bene collettivo ‘sull’altare di una politica miope, di piccolo cabotaggio, concentrata su interessi spesso solo individuali‘. Come di quel tizio corpulento preoccupato più che altro a non perdere potere personale. E che si aspetta a mandarlo in altre faccende ad affaccendarsi? Lui e i suoi fans.
Che non sia questa la strada che, pur in assenza degli stadi benedetti, potrà consentirci una vera rimonta? Che i paesi di lingua inglese ( tra l’altro ancora minoritari rispetto a quelli di lingua latina) potrebbero contare ma fino ad un certo punto. Dipenderà da noi, dal nostro prodotto. Non di transito, speriamo, come propaganda il buon Marotta. Che se di transito vuol essere lui, può accomodarsi donde meglio crede.
NDR. Domande. E’ per caso calcio di transito anche la finale della Beneamata in Uefa, generosamente donata da un centrattacco che non ha segnato nella rete avversa ma in quella propria ? E’ per caso calcio di transito anche quello della Dea che per un sol minuto , a giochi bell’e fatti, s’è vista strappar via una vittoria ampiamente meritata?
Son calcio di transito anche le nuove Juve, Inter, Milan etc.? Da notare che nelle otto di semifinale Champions ed Europa League, quest’anno, non c’era manco una figliola della Premier. Belle parole quelle del Sheva rilasciate alla ‘rosea‘ sul nostro campionato. Un ragazzo, il Sheva, amato non solo dai rossoneri, e che non si capisce perchè si aspetti ancora a riportarlo da noi. A casa sua.
Una nota per la Nazionale del Mancio impegnata nella Nation League. Poco gioco, poco coraggio, poche occasioni. Contro l’umile Bosnia, finita 1-1. Ora ( secondo turno) c’era l‘Olanda, e abbiam sperato con fosse un’altra Svezia. E Svezia non è stata perchè la brigata del Mancio ha fatto quel che sa fare, domando in trasferta i rifioriti Tulipani. Solo un golletto, di testa, del piccolo Barella, che però è bastato per portare a casa i tre punti, il primo posto nel girone e l’auspicato ranking Uefa.
Qualcuno metta occhio agli Under 21, che contro la Svezia pari età ha fatto una figura del cavolo ( 0-3). Siamo sicuri che non occorro ben altra mano per rendere dei guerrieri quegli scolari in gita scolastica?
IL TOTO CHE SFOTTE. Il Toto, nonostante appartenga alla categoria ‘ amabile carogna‘, viennese, classe 1972, direttore esecutivo della Mercedes, mantiene intatta la nostra stima e simpatia. Che son frutti non accidentali ma prodotti d’ un pregresso che il Toto ha saputo bellamente realizzare. Suo merito principale è quello di avere fatto terra bruciata intorno alla ‘ sua’ Mercedes. Nel senso che per vincere non ha bisogno manco delle quattro ruote, perchè anche tre son più che sufficienti.
La firma del re nero con la Mercedes tarda ad arrivare. Forse, anche lui, nonostante il momento gramo, prima di chiudere, vuol togliersi l’onore di salire su quella magica ‘rossa’. Di cui si favoleggia in ogni anfratto del pianeta, anche perchè a lei sola è concesso di rendere immortali i driver delle piste da corsa. Del fatto, il Toto, non è minimamente preoccupato.
‘ Siamo amici – dice – ma se dovesse decidere di smettere, perderemmo un grande pilota, ma la Mercedes non inizierebbe a perdere, a patto ( Catalano docet anche in Austria?) di continuare ad essere in grado di presentarci al via con la migliore macchina e i migliori piloti’. Proprio quello che volevamo sentirci di dire dal Toto, visto che da alcuni anni andiamo avvertendo che questa F1 è ormai un mondo ingessato, dominato, senza futuro.
Non andiamo a riepilogare tanti episodi e voci. Per quel che si può su un divano, sappiamo che il Toto ( dietro le quinte) ha fatto di tutto per demolire la ‘rossa’. In ogni modo. Con ogni mezzo e supporto. Dall’astio del tortignacolo francese alla Fia, alle novità e ai regolamenti ( vedi power unit), dai giudici finanche ai media, compresi i nostri, che quando commentano le gare non sanno difendere le ragioni della ‘rossa’ manco quando la vedono umiliata.
In questo lasso storico questo ci passa il convento. Certo non vorremmo stare con le mani in mano mentre ci demoliscono una delle opere d’arte più magnifiche concepite nel Belpaese. Si potrà vedere più competizione nel 2021?
‘ Non so – ribatte il Toto - perchè si potrà portare una sola evoluzione nella prossima stagione ma se un team fa un buon lavoro adesso o in inverno può migliorare tanto. Spero davvero che la Ferrari possa fare un salto in avanti.
Amo i campionati combattuti. Sarebbe meglio per tutti se il Mondiale venisse deciso all’ultima corsa, con una vittoria della Mercedes’. Ovviamente, da ‘amabile carogna‘, si può permettere anche di sfottere. Una cosa però deve chiedersi, lui che di sterile camice bianco da corsia d’ospedale è sempre vestito. Chissà perchè nel mondo nessuno fa il tifo per lui o per la ‘sua’ Mercedes, ma solo e soltanto per l’amabile macchinina ‘rossa‘
CHI LA RIDUSSE TALE? Con qualche sforzo di fantasia, parafrasando, bastan questi versi a inquadrare il tempo greve in cui versa la ‘rossa’. La mitica ‘rossa‘. Che alcuni insipienti hanno trasformato in un sol anno da sogno a incubo.
” O Patria mia, vedo le mura e gli archi e le colonne e i simulacri e l’erme torri degli avi nostri, ma la gloria non vedo, non vedo il lauro e il ferro ond’erano carchi i nostri padri antichi. Or fatta inerme, nuda la fronte e nudo il petto mostri… Io chiedo al cielo e al mondo: – Dite, dite: chi la ridusse a tale?- …”.
Chi la ‘rossa‘ ridusse tale? Non è difficile trovare gli autori di tanto misfatto. L’erede di una grande famiglia di cui non porta manco il cognome, ad esempio, ma anche la serie di collaboratori vicini e lontani di cui manco resta il sembiante, finanche quell’ingegnere bravissimo al tavolo ma tanto improvvido sul campo di battaglia da emulare quel Quintilio Varo che inoltrandosi a vanvera dentro una selva oscura consegnò al massacro le legioni di Cesare.
Di certo, i media certe cose non l dicono o non vogliono dire.Ma le domande che passano di bocca in bocca sono queste: val davvero la pena continuare ad umiliare quella che è il vanto dell’automobilismo mondiale? Non è meglio ritirarla dal consesso, per poi vedere di recuperare in santa pace ( con ben altra competenza ) quel che chiederà la F1 a partire dal 2022?
Al GP del Belgio, dopo un weekend disastroso, da ultimi posti, la Ferrari è sparita. In un anno è trapassata da vittoriosa a desparecida. Senza manco conquistare i punti per i costruttori. L’ing. Binotto, il responsabile, non capendo lui chiede lumi ai suoi tecnici, meccanici, inservienti e magazzinieri. Nulla funziona. Mentre la proprietà latita. In altri mondi affaccendata. Inutile quindi l’appuntamento di Monza, dove lo scempio della ‘rossa’ è continuato. L’unica gioia è qui arrivata dalla ex Minardi ora Alfa in mano al venditore di bibite che hanno mani in pasta dappertutto. Andiamo al Mugello? Poveri noi. Speriamo in un ulteriore calo dello share.
Dice Luca Cordero di Monteemolo, 73 anni, ex deus ex machina della ‘rossa‘, ” Per chi vuol bene alla Ferrari, e io gliene voglio molto, questo è il momento in cui è meglio tacere”. No, caro Luca, non siamo d’accordo, perchè è proprio ora che se uno vuol ( davvero) bene alla ‘rossa’ deve parlare, anzi gridare, per strappargli via quelle spine mortali che la stanno uccidendo sotto gli occhi increduli del mondo.
Intanto cala lo share sulle reti tivù: 1,8 mln su Tv8 e 1,1 su Sky ( circa 22%) . Lo scorso anno il Gp d’Italia venne seguito la 6 mln di telespettatori ( circa 40%).
IL MEA CULPA DI LEO
Adesso che Leo ha passa marcia indietro tutta, ogni altro arzigogolo è inutile. Ha stravinto il Barca, ha ( quasi) vinto Bartomeu, ha perso la famiglia Messi che non dev’essere proprio preparata ad intraprendere questioni complicate. E comunque, adesso che il Leo dovrà restare in Cataluna almeno fino al gennaio 2021, tutto va in cavalleria, e si tornerà a sfogliare il tormentone più avanti.
Certo che se l sua decisione era quella di farsi inghiottire, lui ‘artista‘ tra i ‘corridori ’ della Premier non l’ aveva pensata proprio giusta. Tanto più che andava ad intabarrarsi tra le file d’una Società, il City , che solo grazie all’arroganza dei suoi petrodollari si Stato ( al momento) s’è salvata. Al momento, perchè se l’Uefa non vorrà continuare a recitare il ruolo della bella statuina, con quel suo fair play finanziario all’uopo bellamente ridicolizzato, dovrà rimboccarsi le maniche. Così la prode Europa del calcio è finita in zona libero arbitrio.
Dicevamo che se c’è una squadra, dopo il Barca, giusta per un artista come il Leo, quella, sta in Italia, e gioca a San Siro. Il problema di questa squadra però, nonostante le belle cose fatte anche sul versante ex fair play finanziario, è che non sembra mentalmente nella condizioni di buttarsi in una impresa planetaria. Credevamo la Cina più vicina, credevamo nel vecchio Suning ben oltre l’orizzonte di un venditore di elettrodomestici. Invece la Cina resta ( ancora) lontana, e il vecchio Suning non è ancora pronto a salire da primattore sul palcoscenico mondiale del calcio. Non ci resta che attendere il 2021. Intanto scorriamo qualche ‘ nota‘ pregressa.
COME FANNO I PESCATORI. Ai pescatori non servono satelliti, radar, telefonini e marchingegni tecnologici vari per capire da dove arriverà la tempesta. Bagnano con la saliva l’indice e lo levano in cielo. Laddove prima s’asciuga, ed è colà che va attesa la tempesta. Così, ci stiamo arrangiando anche noi. Per meglio intendere uno di quegli affaroni che stanno imperversando nel mondo del calcio moderno.
Che non è più circoscritto dentro un amabile oratorio o sul tenero prato d’un campetto di periferia, ma dilatato all’orbe terraqueo, con tanti di quegli squali che gli nuotano dentro che manc0 gli oceani oggi disponibili riuscirebbero a contenerli ( e a foraggiarli) tutti.Togliere il Leo di recanatese origine dalla sua ‘casa‘ catalana non è impresa da poco. Nel senso che occorre provvedere a fattori diversi.
Non solo ai soldi, ad esempio, intanto, perchè di quelli c’è qualcuno che non spendendo di tasca propria ne dispone in quantità industriale.
Non c’entrano i lasciti del sangue, perchè è bastato uno di quegli spendaccioni signori del del deserto per trasformare un ‘ club della periferia calcistica inglese‘ in ‘ potenza europea, che delle ultime otto Premier ne ha vinte quattro’.
Non c’entrano le historie epiche o fabulose che hanno trasformato un umile pallone gonfiato in uno degli oggetti più sognati dai bambini del mondo. Non basta nulla. Perchè, per farla breve, in questa storia del Leo che ha chiesto ( ? ) di lasciare la vecchia ‘casa‘, a decidere sarà ancora una volta solo e soltanto la politica.
E che politica! Si va dicendo che a poter mettere mano sul Leo, potrebbero essere in tre: due spendaccioni del deserto, e un miliardario esponente del continente del Dragone che ha occhi e mani non solo sul remoto Oriente ma ormai sul mondo intero. Europa in primis, ovvio, perche divisa e fragile, anche se ancora ricca e appetitosa quanto le città greco-ellenistiche all’arrivo delle voraci calighe romane. Che altro di più allettante?
Il Manchester City, il primo a passare sotto la cappella dei petrodollari arabi, nel 2008, è ( attualmente) in mano allo sceicco Monsur che di Abou Dhabi è l’eminenza acclarata. Presente sempre, ovunque e comunque. Con il Leo in cavalleria, potrebbe coronare il sogno d’un trionfo mondiale, che non sarebbe cosa da poco, dopo tutti quei miliardi spesi per vincere quattro tornei già assegnati alla viglia di Natale. Un trionfo planetario, poi, farebbe schiattare di rabbia quei detestati rompiballe del Qatar.
Che non badano a spese.
Infatti fosse per l’emiro del Qatar, padrone del Psg, altra squadra che concorre in solitudine, sarebbe disposto a sborsare qualsiasi cifra ‘ se considerata indispensabile al piano di espansione di Doha, che sfrutta il calcio internazionale ben oltre i confini dello sport‘. La storia d’andare oltre i confini dello sport la va avanti da un pezzo. Perchè serve solo a foraggiare gli spendaccioni.
A noi ci ha stufato. Stufato davvero. Angli e Franchi invece abituati a tapparsi le narici davanti all’odore dei danari, la stanno prendendo ancora alla leggera, da pragmatici incalliti, dicono, non però vorremmo facessero la fine di quei ’polli’ greco ellenistici che avevano scambiato le voraci calighe romane nei calzari di popoli liberatori.
La Uefa, sfidando i petrodollari, ha provato farsi intendere col suo fair play finanziario. Invano. Ovvio. Finendo ridimensionata e ridicolizzata. Sia Mansur che Al-Thani infatti se la sono sganasciata a volontà. Per loro, non l’avessimo ancora capito, l’Europa è solo il bel palazzo d’una nobiltà latitante. Evasa altrove. Possono permettersi questo e quello, e quant’altro gli garba, sanza remora alcuna . Gli potrebbe dar nel naso, invece, è l’ometto dagli occhi a mandorla che a forza di fare viaggi con e per la seta ha cominciato a mettere avidamente occhi e mani sull’Occidente del mondo.
Zhang Jindong, 57 anni, a capo d’una holding di famiglia pluri miliardaria, stimato al 184 posto tra i ricchi del pianeta, è anche esponente di spicco del Partito comunista cinese. Questo sta a significare che l’acquisto di Messi potrebbe avere un importante valore politico. Oltre che calcistico.
Nel senso che vedrebbe la Cina affiancarsi ad uno dei simboli più riconosciuti al mondo, cosa da non disprezzare visto che l’ambizione ( palese) sia di Suning ( sia della Cina ) è quella di attestarsi dapprima in Europa e successivamente anche nel continente americano, continente, certo, scavalcando ( perchè no?) pure gli Usa.
Dovessimo soppesare le opportunità che sarebbero in grado di offrire i tre, checchè ne dica il direttore di Marca, non avremmo dubbi su chi sia il più lungimirante e saldo. Qualcuno obietta che ad incalzare la ‘ pulce‘ sarebbero le telefonate del Pep. E magari anche qualche segreto incontro. Siamo seri: che volete possa contare il buon Pep davanti a cotanti e cotali scenari? Anzi, visto che ci siamo, vorremmo chiedergli: perchè non lascia perdere le fredde rotte del Nord per tornare a frequentare quelle calde del Sud?Donde si diventa immortali non per qualche ‘corsetta‘ in più o più ben fatta , ma solo per quelle uniche ‘pennellate’ di ‘colore‘ che Eupalla concede ai soli eletti.