Emilia Romagna. Il fabbisogno idrico in Regione. Quali le opere e quali le politiche da perseguire.

( Riceviamo e pubblichiamo).Emilia Romagna. Fabbisogno idrico. A chi invoca la costruzione di nuovi invasi occorre rispondere che è primariamente necessaria l’applicazione delle norme del vigente Piano di tutela delle acque (PTA) di cui a delibera di Assemblea regionale n° 40 del 21-12-2005, che prevedono il prioritario raggiungimento dell’obiettivo di recupero e riuso della risorsa idrica rispetto ad ulteriori derivazioni idriche, in attuazione anche della direttiva quadro Acque CE 2000/60 ed a quanto prescritto dal DLgs 152/2006 , artt.98 e 99 ’ risparmio e riutilizzo dell’acqua’.
Si tratta di una potenziale risorsa enorme da utilizzare , che sarebbe fondamentale per affrontare al meglio eventuali problematiche di rifornimento idrico futuro , senza bisogno di ulteriori invasi e sgravando non poco il bacino del Po dai prelievi effettuati con il Canale emiliano romagnolo.
Occorre anche incentivare , informare e sensibilizzare la collettività riguardo l’ importanza del recupero e riuso , per usi non pregiati , delle acque meteoriche , sia presso gli insediamenti ubicati nel forese che presso quelli situati nei centri urbani .
Va rivista pure la funzione del Canale emiliano romagnolo: che preleva acqua dal principale fiume italiano e dal suo bacino imbrifero, causandone impoverimento e aggravando la sofferenza del fiume Po.
Riteniamo superato dai tempi e quindi superfluo il prolungamento del CER nel Riminese. Sarebbe invece opportuno investire per consentire la confluenza nel CER delle acque reflue , ulteriormente depurate qualora necessario , che eccedano le esigenze di riuso , a scopi irrigui ed industriali, dei territori da cui provengono, allo scopo di preservare il quantitativo delle fonti naturali per finalità di uso idropotabile ed emergenziali.
Quindi, con il prossimo Piano di tutela delle acque , la Regione dovrà necessariamente approfondire le suddetta tematiche , ponendole al centro della pianificazione idrica
Riteniamo invece sbagliata la proposta a priori di opere di sbarramento come si coglie da dichiarazioni e interventi stampa di Romagna Acque. Sono proposte che non possono stare in piedi senza analisi che ne provino la necessità , senza valutarne le conseguenze derivanti dalla modifica permanente dei luoghi, senza averne determinato ciclo di vita e resa nel tempo (gli invasi, se non adeguatamente manutenuti , si interriscono presto e concludono la loro funzione nel giro di pochi anni , con un rapporto costi-benefici in profondo rosso ) , senza preventivarne l’ impatto di cantiere , causa di diffusi tagli di piante e distruzione di habitat , di ampi scavi con incisione e destabilizzazione dei versanti , di modificazione permanente del ciclo idrico dei corsi d’ acqua , di ostacolo al trasporto verso valle dei sedimenti.
Questi invasi sarebbero oltretutto assai costosi sia in fase di costruzione sia per le necessità di manutenzione.
Non è possibile avviare questi percorsi senza avere censito i fabbisogni e avere rivisto le scelte colturali, abbandonando quelle maggiormente idroesigenti ed alloctone .
L’APPENNINO ED IL DISSESTO
Il dissesto idrogeologico deve essere contrastato, innanzitutto, mantenendo ed incrementando la funzionalità dei bacini imbriferi , quali ambiti naturali di raccolta delle acque, nonchè salvaguardando e migliorando la struttura dei popolamenti forestali esistenti , aumentandone la consistenza dove necessario.
Si propone , allora , che la Regione si faccia carico di un Piano di risanamento idrogeologico per la ristrutturazione delle entità forestali ed arbustive in particolare lungo le fasce ripariali dei corsi d’ acqua , integrata con la realizzazione di opere di laminazione delle piene integrate agli ecosistemi nonché di un’ adeguata rete di opere di regimazione idraulica e consolidamento dei versanti, secondo le tecniche d’ ingegneria naturalistica
Occorre che su questi obiettivi si attivino adeguati fonti di finanziamento reperibili anche dai Fondi europei del Next Generation avvalendosi, Regione e Comuni, della collaborazione degli Enti sovraordinati , in primis l’ Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e protezione civile , alla quale occorrerebbe riportare le competenze del Vincolo idrogeologico ( RDL 3267 / 1923 ) , quale Ente che ha capacità attuative per la sua conoscenza del territorio e dei suoi corsi d’acqua e per la capacità tecnica di intervento.
Le associazioni :
WWF ER
Legambiente Val Marecchia, Legambiente Forlì-Cesena
Tavolo delle associazioni ambientaliste di Forlì (TAAF)
L’umana dimora Forlì-Cesena e Rimini
Italia Nostra Rimini
Fondazione Cetacea Riccione
12-02-2021