Non solo sport. Van der Leyen a Bebe: ‘ Sei un simbolo!’. Champions: ride la Signora, frignano le milanesi.

LA CRONACA DAL DIVANO. ( dal 15 al 20 settembre). Primo turno Champions. La Signora risorge a Malmoe ( o-3) e la Dea si valere in quell’ostico campo del Villareal ( 2-2). Nel girone della squadra del Gasp ha (ri)debuttato il (ri) entrante Cr7, che nel mai fatale campo dello Young Boys s’è fatto mettere sotto ( 2-1) dopo avere assaporato l’illusione che bastasse far scendere sul verde prato elvetico il loro portafortuna per levar le castagne dal fuoco già alla prima del primo turno di Champions.
Purtroppo, come già appurato in quest’ultimo triennio presso la Signora, i gol di Cr7, pur benedetti che siano, di castagne al fuoco non ne tolgono più di tanto. Ora allo United dovranno rimboccarsi le maniche sul serio, perchè la buona Dea di lasciar strada libera ai miliardari anglofoni , Cr7 o non Cr7 in campo, non ne ha proprio l’intenzione.
Sprofonda il Barca, che con sceicchi e oligarchi liberi di stampar danari a piacimento più che a contenere debiti che altro può fare? Il Bayern, dell’eterno Lewa, per giunta, non ha avuto pietà ( 0-3). Comunque: tanti auguri, (sempre) grande Barca. Prossimi incontri ( 29 settembre) gruppi F-H-E: Atalanta-Young Boys, Juve-Chelsea, Benfica- Barcellona.
Nella seconda serata del primo turno a far parlare sono state le milanesi. Il Milan per quell’andatura ‘ stracca’ che lascia interdetti; l’Inter, per quei omaggi in serie e per i due cambi nel secondo tempo, che invece di aggiungere forze fresche allo sbaraglio, ha stimolato il sor Carletto a tentare un colpaccio insperato.
Perchè, fino a quel momento, se c’era una squadra che meritava il lauro, quella era la Beneamata, sprecona fino all’autolesionismo, con tutte quelle palle gol sparate addosso al portiere dei Blancos, suo malgrado, ringraziando, finito nella lista dei fenomeni.
Come rimediare? Intanto smettendo l’orribile moda del frignare, al di qua e al di là delle nobili sponde calcistiche di Milano; eppoi far vedere a cotanti interlocutori che il calcio, nel Belpaese, resta in mano a maestri e non a scolari. Prossimi incontri ( 28 settembre) gruppi C/D/E: Psg-Mancheters City, Milan-Atletico M, Ajax-Besiktas, Shakhtar-Inter, Bayern M.-Dinamo Kiev.
Una noticina, piccola piccola, ma inevitabile, merita quel gran barnum calcistico allestito con danari ( a piacimento) del Golfo grazie al beneplacito di chi in Uefa dovrebbe garantire una corretta concorrenza tra le squadre che vanno in campo.
Ormai, per tutti, quel Psg ( fin qui) di nulla ( o quasi) nobiltà calcistica europea, che in Ligue gioca da solo e che in Champions evoca più che altri il gran circo di Buffalo bill con i suoi miti Old West o quegli inutili Millonarios di Bogotà anni Cinquanta, altri non è che uno specchietto per allodole. Nella prima uscita del turno a gironi s’è dovuto accontentare di uno striminzito pareggio ( 1-1) con il Bruges, campione del Belgio, squadra onesta e di autentici combattenti. Per il futuro, chi vivrà vedrà.
A margine, il moldavo Sheriff rovina l’esordio ( 2-0) al nostro De Zerbi che di andare colà starà chiedendosi chi glielo ha fatto fare. Mentre il Bayern del Lewa non ha avuto misericordia ( 3-0) verso quegli ex maestri del Barca. Ora, nel gruppo E, a parte il primo posto già assegnato, sarà aspra contesa tra Benfica, Dinamo Kiev e, appunto, Barca.
ALTRI SPORT. Non s’esaurisce la bella stagione azzurra, che a forza di suonare inni sta creando problemi di udito non solo ai sudditi di Sua Maestà. Nel volley, infatti, campionato europeo maschile, i ragazzi del Fefe in men che non si dica da imberbi sono diventati adulti. Ora, dopo aver spazzato via ( 3-0) la Bismark tedesca, si preparano ad affrontare ( in semifinale) l’imbattibile Serbia. Imbattibile, si fa per dire, si sa, come quella al femminile della terribile Boskovic?
S’accedono intanto le luci sul Festival dello sport, organizzato a Trento grazie alla ‘rosea’, dal 7 al 10 ottobre. Saranno presenti tanti miti dello sport. Passato e presente. Anzi, sarà questo un Festival soprattutto azzurro.
Giusto tributo ad un movimento sportivo complesso, non sempre agevolato ( vedi la scarsità di impianti), spesso frutto dell’incredibile capacità di rinascere sulle proprie ceneri, ogni volta, in situazioni talvolta inimmaginabili, proprio come quell’Araba Fenice che ( da tempo ) deve aver messo il nido in qualche ( misterioso) anfratto del Belpaese.
I ragazzi della bici si preparano alla settimana mondiale in Belgio. Von der Leyen, sempre più nel cuore ( non solo) degli Italiani, esalta Bebe Vio: ‘ Sei un simbolo”. Lei risponde, giustamente, ‘ Sei una grande. La prossima volta ci facciamo una carbonara a Trastevere‘.
Dalla Van der Leyen, presidente della Commissione europea, sempre più leader europea, un altro ammonimento. ‘ Per dar corpo ad una Europa più autonoma e più sovrana, occorrerà mettere mano ( tra l’altro) a difesa e microprocessori”. Torneremo sul tema.
POVERA ALBIONE, MA CHE FIGURE! Che avevamo consigliato a quelli zoccole dure d’Albione? Se ben si ricorda, avevamo detto loro di lasciar perdere i sospetti sui nostri velociti ma anche di smetterla di far di tutta l’erba un fascio collocando il Belpese ( che di storia universale ne ha scritta ben più di loro ) tra gli attuali babalù del Pianeta. I principini infatti, potevano anche accettare la sconfitta ai rigori invece di darsela ( come ladri di notte ) a gambe coi figlioletti loro prima della festa tricolore.
Manca solo un atto formale ma è ormai certo che la Gran Bretagna perderà l’argento olimpico della 4×100 m battuta dall‘Italia. L‘ Ita ( International Testing Agency) , infatti, esito delle controanalisi alla mano, ha confermato la positività del primo frazionista, il 27enne Chijindu Ujai, a Ostarine e S-23, sostanze vietate e utili per la costruzione muscolare. L’argento passerà al Canada e il bronzo alla Cina. E non è tutto.
Nella pesca sportiva, disciplina ( fortunatamente per gli Angli) non olimpica, l’Italia è tornata a vincere i mondiali tenuti sul Mincio a distanza di 25 anni. Chi hanno battuto? Ovviamente quei pasqualotti della Regina, sopraffatti perfino nella specialità al colpo a squadre. A questo punto il pericolo che, a loro lassù, allo squillare dell’ennesimo Inno degli Italiani, sorgano problemi all’udito non sembra proprio una battuta, lanciata giusto per farli rinsavire.
( dal 7 al 14 settembre). Bella questa. Tra i tanti chiacchieroni che popolano i media, ce ne sono alcuni appollaiati dentro un network nazionale che discutendo del presente del Diavolo se la prendono con il fondo proprietario e certi dirigenti, come il Paolo nazionale, perchè si stanno facendo scappare, uno dietro l’altro affrattelllati, i migliori ‘baciamaglie‘ della epopea rossonera.
Nella ispecie, assommano la colpa di avere perso a parametro zero un giovin fenomenale portiere qui allevato e poi passato ‘ gratis’ al suo procuratore il quale, a sua volta, tra ingaggi ( più o meno accertati) e commissioni ( ad personam), l’ha ( a sua volta) transitato dalla squadra degli ‘ Immortali’ e degli ‘Invincibili’ a quella dei ‘ nababbi del Golfo‘ di scarsa nobiltà pedatoria ma che in quanto a danari non hanno limiti visto che se li possono stampare ( al momento) in santa pace e a volontà nei ricchi Paesi ( o Paeselli) loro.
Praticamente, come successe al Tramaglino dopo il tentato matrimonio a sorpresa, prendendosela con la vittima piuttosto che con il responsabile dei misfatti. O meglio, di una situazione inqualificabile che va mettendo in ginocchio le squadre storiche, grandi e piccole.
Infatti, quell’ometto che sta alla Uefa, nemico dei ricchi in difesa dei poveri, dopo aver sventato il ‘colpo di stato‘ di quegli sbadati della Superlega, in buona sostanza, che altro va facendo se non passare il nobil calcio europeo dalle mani di chi se l’è sudato in oltre un secolo di imprese immani, a quelle di ‘foresti’ che del pallone capiscono solo il recente rotolar loro?
Ma chi è questo capovolto Robin Hood ? E’ uno che va applicando la liberal concorrenza o è semplicemente uno che va svendendo quanto non gli appartiene ma che dovrebbe al meglio gestire? Insomma, c’è finalmente qualcuno, oltre i tanti chiacchieroni, con la franchezza dovuta, che nella gran galassia del calcio europeo si chiede cosa va facendo sto pestifero ometto?
Del resto, ormai, anche gli imberbi hanno capito che contro una tal disparità di danari manco i due Panda europei, le big della Serie A, della Bundes e ( probabilmente ) anche gran parte della Premier, poco o nulla possono fare. Sul campo. E dentro le casse loro sempre più ricolme di debiti e non già di costosi ‘ baciamaglie‘ che, al momento giusto, come insaziabili e ingenerosi uccelli migratori, volano di qua e di là, attratti ( più che altro) ) dai venti ( forti e luccicanti ) del deserto o della steppa.
Uno sguardo alla cronaca del fine settimana. Ricco di eventi in più discipline. A Monza, tornata ( per metà) rossa, questa volta, i due ‘polli’ non si sono soltanto beccati ma accavallati l’uno sopra l’altro affezionati, tanto che se non ci fossero state le dovute ( recenti) protezioni a quest’ora potevamo cantare uno o più de profundis.
A livello di classifica le cose al vertice restano uguali, nonostante la ( lieve) reprimenda per il Max, mentre alle loro spalle sta salendo una rediviva MacLaren che ( dopo anni) s’è tolta lo sfizio di piazzare le sue auto al primo e secondo posto dell’ambitissimo Gp d’Italia, davanti a scudiero Bottas e al sempre lieto Leclerc. Questa volta in gara col vecchio motore.
CHRISTIAN HORNER. Finalmente una serie felice di frasi di Christian Horner, 58 anni, team manager della Red Bull. ’ Faremo da noi i telai e i motori. La Red Bull diventerà la ‘rossa‘ d’Inghilterra. Verstappen è un guerriero. La F1 senza Monza è come il tennis senza Wimbledon‘.
Berrettini , sconfitto dal grande Djoko , non ce l’ha fatta a procedere negli Open Usa. Negati, però, questa volta, anche al serbo battuto dal russo Medvedev. Incetta di medaglie agli Europei di ciclismo ( 4 ori, 3 argenti, 1 bronzo), l’ultima, la più prestigiosa, se l’è messa al collo, Colbrelli, che dopo aver staccato i favoriti come lo slovacco Sagan e lo sloveno Pogacar, ha messo in riga anche il fenomeno belga Remco Ovenepoel, 21 anni, grande ora, (probabile ) grandissimo negli anni a venire.
Avanzano i ragazzini del Fefe agli europei di volley. Stanno ai quarti e aspettano una tra Germania e Bulgaria. Gran festa invece al Gp d’Aragona, con i nostri a far squillare le note del ’ Canto degli italiani’ due volte: in Moto3, con Foggia e in Moto Gp con Pecco. Il ‘ duello’ con il sempre vivo Marquez è stato uno spettacolo sportivo assoluto.
Tra vecchio ( recente) e nuovo ( di pacca) con gli altri giovani fenomeni, quanto il siculo-francese Quartararo, relegati alla finestra. Se andiamo avanti così per qualche altro mese ancora , con tutti quegli inni tricolore che risuonano gagliardi qua e là pel mondo, dopo gli Inglesi, rischiamo di far venire problemi di otite anche ad altri popoli contro di noi avvicendati.
SI TORNA IN AULA. Mentre si spengono gli echi anche della Mostra del cinema di Venezia con Leone d’oro attribuito a Audrey Diwan e Leone d’argento a Paolo Sorrentino, torna il suono della campanella. In almeno dieci Regioni.
Tra regole e incertezze. Con ancora molti non vaccinati ( forse 10 mln), anche tra i più giovani. Difficile qui capire l’accanita ‘resistenza’ di alcuni milioni di persone verso un ’ atto dovuto’ , con qualche minimo rischio, certo, ma con nessun altra alternativa valida per impedire alla ( misteriosa) pandemia di continuare a mietere vittime e a mettere a segno danni ( non solo economici) enormi. E per i quali potrebbero essere necessari molti anni ( ammesso e non concesso) per essere ‘riparati’.
( dal 7 al 9 settembre). Per qualcuno, quanto si va ammirando in F1 è qualcosa di eccezionale. Di raro, anzi, di rarissimo.
Recitano infatti a Sky: ’ Questo è il più bello, incerto, entusiasmante campionato degli ultimi anni’. Per loro, ovvio. Come resta ovvio che sui gusti nessuno ha mai qualcosa da eccepire. I latini dicevano che sui gusti non vale perderci manco una goccia di tempo, tanto ognuno tiene i suoi.
Noi, invece, da ‘forzati’ curiosi su un divano, di eccezionale in quelle contese notiamo poco o nulla. Infatti dopo la ridicola prova nelle bagnate Ardenne, s’è aggiunta quest’ultima ( scontata) nelle terre ( umide) basse dei tulipani. Donde come son partiti sono ( più o meno ) arrivati. Donde si nasconda l’eccezionale in questo non si sa. Fatto è che, ora, il giovin Verstappen sta di nuovo avanti ( per qualche punticino) al navigato re ( della pista ) inglese.
Ma vien da chiedersi: se ( qualche gara fa) il Tulipano non fosse stato spedito contro un muretto a 300 all’ora perdendo 25 dei 33 punti di vantaggio accumulati, il campionato più incerto degli ultimi anni sarebbe ancora incerto o già aggiudicato?
Di questo ( ed altro) ovviamente ai nostri media ( e social) poco garba. Interessa invece a noi constatare che la ‘rossa‘ continua a non dar più nel quindici. Alla vigilia d’ogni Gp sembra che qualcosina si muova, poi, già in qualifica, tutte le illusioni si smorzano, impietose, sempre identiche, fornendo ogni volta la ( dolorosa) prova di un simbolo da leggenda finito nella ‘spazzatura‘ dei ‘normali’, dei ‘battuti‘, dei ‘ doppiati‘. Questo ‘ malumore‘, ovviamente, poco traspare ( soprattutto) sui media di mestiere. L’un dietro l’altro filati come docili bimbi d’un Piedibus.
Eppure è sempre men raro sentire tra i fans delusi e abbandonati della ’rossa’ domande come questa: ma non c’è proprio nessuno che consigli all’Elkann con il Binotto, piuttosto che di interessarsi della ‘rossa’ che sta a loro come i cavoli a merenda, di farsi delle belle biciclettate in tandem lungo le amene sponde del Lemano?
QUALFICAZIONI MONDIALI. Se n’era andato uscito mogio, anzi, un poco contrariato, il nostro Mancio dopo lo scontro contro la solita, ostica, imbattibile Svissera. Che le soddisfazioni più grandi della sua storia, colei, che nel gioco del pallone poco o nulla ha mai vinto, se le va a cercare proprio contro gli illustri vicini di casa, che, invece, con il pallone, hanno vinto tutto quello che era in palio.
Anzi, dovesse avere ancora una volta ragione, quel visionario del Mancio da Jesi, potrebbero ( addirittura) ricucirsi , a breve, sulla bella maglia azzurra, anche la mitica pentastella.
E comunque, stando col piede a terra, occorrerà adesso dopo i due pareggi contro Bulgaria e Svissera battere la Lituania, sperando al contempo che anche i cugini elvetici comincino a perdere qualche punticino.
Auspici entrambi avverati: a Reggio i giovani bomber azzurri tirati fuori dal cilindro di quel fantastico capitano di ventura del Mancio, infatti, hanno travolto la Lituania ( 5-0), mentre gli Svisseri non sono andati oltre lo 0-o in Irlanda. In ogni caso li aspettiamo a Roma, per il redde rationem, magari in un mese più favorevole del ( problematico ) settembre.
SODDISFAZIONI AZZURRE. Continuano intanto a piovere da un cielo raramente così amico altre soddisfazioni azzurre. A parte le ( memorabili) imprese nella terra del Sol Levante, ci sono state ( e ci sono) buone nuove anche ( per restare gli eventi più attesi) dal volley e dal tennis.
Nel volley femminile, ad esempio, la Paoletta è tornata a far squadra e la squadra è andata a compiere un’avventura da Argonaute nientemeno che in casa di quel mostro della Boskovic che anche di recente, in Giappone, ci aveva brutalmente castigato. Procedono, tranquillamente, nell’ Europeo , anche i ragazzi del Fefe che si son divorati la forte Slovenia ( 3-0).
Mentre agli Open Usa di tennis sono usciti Seppi e Sinner e (purtroppo) anche il buon Berrettini ( settimo nel ranking mondiale) che ( sconfitto 3-1) non ha ancora trovato il modo di battere il grande Djoko. Agli Europei di ciclismo, oro azzurro nella staffetta mista.
MATTARELLA: SVOLTA EUROPEA. Forse non tutti se ne sono accorti, ma quell’uomo con i capelli bianchi che tiene il timone d’una barca in gran tempesta è qualcosa che ci mancava. Contenuto, pacato, credibile, che appare poco e parla ancor meno, se non con le parole giuste al momento giusto, sembra uno di quegli uomini di statura antica.
Che la gente, anche quella più diffidente e riottosa, ascolta. Seguendolo o meno non si sa, ma ascolta. Stessa cosa sembrano fare anche in Europa, dove da decenni non vedono nascere nel Belpaese uomini degni della sua straordinaria storia.
Il nostro Presidente, pochi giorni fa, al Forum di The European House-Ambrosetti, con l’ormai confermato tempismo, ha rivolto un apprezzamento all’azione europea davanti alla pandemia e alle conseguenze economiche e sociali. ‘La capacità di reazione - ha detto il nostro capo dello Stato - è stata efficace e tempestiva’. Constazioni condivisibili, queste, certo. Sempre però che l’attuale esperienza conduca l’Europa ad una vera e propria svolta epocale.
” La forte volontà politica – ha aggiunto – che ha determinato le scelte ha consentito di superare le diverse sensibilità presenti nella Unione e di dare vita ad dimensione operativa senza prece3denti, che costituisce una vera e propria svolta”.
” Una dimensione – ha integrato – che deve trovare una collocazione nell’ambito del Trattato che, dopo la riflessione della Conferenza sul futuro dell’Europa, dovrà sostituire quello di Lisbona“. Uno sforzo analogo, sempre per il nostro capo dello Stato, dovrà riguardare l’impegno per la pace, lo sviluppo, la sicurezza e la stabilità internazionale per diffondere ” la piena dignità delle persone in ogni angolo dl Mondo”.
Fin qui l’Unione si è mossa troppo tiepidamente. Quanto fatto è importante, ma non basta. Occorre fare passi politici ed istituzionali ancor più decisivi. Il ‘ sogno’ e non più il ‘ miraggio’ della nuova Europa sta sullo sfondo. Ormai maturo per essere concretizzato. Per dare ” continuazione a quella sovranità condivisa destinata a garantire ai cittadini europei la prosecuzione di una esperienza di crescita e di progresso che non ha eguali”. E di cui, ci chiediamo: l’intero Pianeta può farne a meno?
( dal 1° al 6 settembre 2021). Qualcuno lo ha definito il ‘ calciomercato dei calciomercati’, ovvero il più esimio tra i calciomercato fin qui disputati. Tra i ‘colpi’ roboanti, quelli sui passaggi del Cr7 allo United e del Leo al Psg. Ovviamente, per l’uno e per l’altro, entrambi ‘baciamaglie‘, due sogni che si sono realizzati.
Sono rimasti al palo invece Mbappè e soci, che venivano dati in movimento in un ambiente dove il movimento è ricordo (sempre più) lontano. I media, starnazzano a modo loro, seguiti dai social che non sanno più chi mettere nel mirino loro, sparando colpi a destra e a manca. A vuoto, ovviamente, come gli americani in fuga da Kabul.
L’impressione è che non si rendano conto che quella ( misteriosa) pandemia ha cambiato un sacco di cose. Anche nel mondo del pallone. Infatti insistere a raccontare che il Real voleva il fenomeno francese alla modica di cifra di 120/140 mln o giù di lì, è come star ad ascoltare le avventure di quei simpatici vecchietti ad altra era appartenuti.
Il Florentino è uomo facoltoso, sempre più facoltoso, sul piano personale, si sa, ma non certo al punto da poter far fronte ( sul piano societario) a coloro che ( alla bisogna) i soldi se li fanno stampare nelle segrete stanze degli Stati ( o Staterelli) e Oligarca loro.
Bisognerebbe che lui, il Gravina, e altri ancora del ( cosiddetto) calcio storico, lo facessero presente a quello sloveno in Uefa che di fair play e concorrenza dovrebbe essere severo e attento quanto il giudice Minosse sulla scranno. Quello sloveno che , qualche mese fa, ha sventato un ‘ colpo di stato‘ sulla Champions da parte dei club più ‘disperati’ per passare , poi, il tutto, a quattro o cinque o sei nababbi d’altri mondi di cui poco o nulla si controlla ( o si sa) se non i versamenti in arrivo.
Anche gli imberbi cominciano a non credere più in questo calcio. In mano a ( pochi) nababbi, in mano a ( pochi) mediatori. Sui quali qualcuno comincia a far luce ( Report, Rai3), anche perchè ( ultimamente) ci sono stati ‘passaggi’ da tregenda: quello del buon Gigio, ad esempio, che oltre a salire a 12 mln annui più bonus d’ingaggio ha consentito al suo mentore di aggiungerne anche altri 20/25 di commissione. Commissione, già. A questo punto non c’è proprio bisogn0 di fare economia alla Bocconi, per chiedersi: ma quanto un sistema come quello del pallone, messo a dura prova anche dalla pandemia, indebitato fino al collo, con dirigenti capaci sempre più rari, potrà continuare a foraggiare situazioni ( e squali) cotanto esclusive e voraci?
IL PALLONE D’ORO. Ci meravigliamo che ( in proposito) si nutrano dubbi: Infatti, se è vero, che il riconoscimento va dato a chi più ha meritato nelle maggiori manifestazioni svolte durante l’anno, chi altri meglio del nostro Jorginho vanta meriti per ‘ le ballon d’or‘? Sempre che ‘ le ballon d’or’ sia un premio e non un balottino tra amici degli amici.
IL CAMPIONATO. Seconda di Campionato, il nostro Campionato, che sul piano sportivo ha più da insegnare che da imparare, con sei delle sette sorelle a punteggio pieno. Manca infatti all’appello la ‘favorita’, ovvero quella Signora incompiuta che ( anche) il Max fatica a riportare in auge.
AUTO E MOTO. Nulla da dire sulle auto di F1 che sotto la pioggia delle Ardenne hanno consumato una delle pagine più ridicole della loro storia. Da rilevare solo una dichiarazione a margine del Toto, tornato alla fede dei suoi avi, rivelandola ‘ Nulla da eccepire, esiste un Dio delle quattro ruote’. A qual Dio faccia riferimento non si sa, anche se il più probabile che non sia quello che ha salvato un irriverente tulipano spedito a 300 all’ora contro un muretto di protezione?
Tripletta azzurra nella Moto3, mentre svetta il siculo-francese Quartararo in MotoGp. Dove a far ( maggior) notizia è quel Marquez che di finire una gare in santa pace proprio non ce la fa più. Delude ancora una volta il Pecco; mentre il Maverick ha trovato alloggio in una Aprilia che sembra aver ripreso a volare.
VOLLEY FEMMINILE EUROPEI. Vince ma non convince la squadra di volley femminile. Batte il Belgio ( 3-1(, deve battere la Russia per accedere alla semifinale dove già è parcheggiata l’Olanda. L’impressione è che le ragazze, guidate dalla Paoletta, non facciano squadra ma solo individualità più o meno mascherate. Speriam, ovviamente, d’essere smentiti.
PARAOLIMPIADI. Stiamo viaggiando verso le 50 medaglie. Anche qui i ragazzi in azzurro si fanno onore sotto gli occhi del Mondo.
( dal 23 agosto). E adesso, per favore, fateci godere il nostro calcio. Che, al momento, è campione d’Europa ma che, in prospettiva, banda del Mancio permettendo, punterà alla pentastella, che da troppo tempo ci sfugge. In ogni caso non siamo più al centesimo posto del ranking ma al quarto.
Eppoi, campioni o no, a noi che ce frega di un campionato dove sono tanto esemplari da non sapere riconoscere manco chi vince e chi perde, o dell’altro, sempre in mani spendaccione non controllate da chi di dovere, che ha trasformato un club che poco o nulla ha vinto finora in una sorta di redivivo circo alla Buffalo Bill, con tanta di quella gente sul generoso libro paga che manco il santo Leo sa più tenere di conto?
Inoltre, non piaceva prima il gioco loro, fatto più per cavalli di biada forniti e non già per artisti più o meno in vena, figuriamo adesso. Fatto è che il torneo è andato ad iniziare. Le cosiddette ‘ sette sorelle‘ hanno vinto in blocco, tranne la favoritissima Signora che, dopo essere passata in (bi)vantaggio ( 0-2), s’è fatta rimontare grazie anche alle paperissime del suo portierone.
E’ in arrivo un fine settimana di motori. Ma mentre per le due ruote, presto orfano del maestro dei maestri, resta alta l’attenzione, per le quattro anche se alle mitiche Ardenne di attenzione ce n’è più poca, se non nulla.
Il Toto, infatti, che tra un leguleo e l’altro, un amicone e l’altro, una spintarella e l’altra, era riuscito a spianar ogni ostacolo ( l’ultimo, quel tulipano amabilmente spedito a 300km all’ora contro un muretto) non potrà godere del suo trionfo, visto che quel che sa meglio fare è portare alla vittoria buone macchine per il fabbisogno quotidiano e non ippogrifi alati per il bisogno d’eterno. Se lo mettano in testa, il caro Toto, e i suoi amiconi: senza la ‘rossa‘ possono inventarsi tutti i regolamenti che credono, ma non sarà mai ‘leggenda’.
( da venerdì 20 agosto 2021). Non sembra vero ma è già ora di ’campanella’ anche per i campionati nostrani. Baciati tutti dalla felice impresa d’essere diventati le tane dei campioni d’Europa. Che, a dire il vero, non si sa ancora dove guardarli, tra un produttore e l’altro, ma tant’è di questi tempi, tutti dediti ad incassare più che a a rendere le cose più facili e credibili ai suoi ( pazienti) fruitori. Una cosa ci sta sul gozzo.
Tutti quei soggetti che prima lacrimano, baciano, mandano cuoricini, giurano e spergiurano, eppoi, alla prima buona offerta, via s’involano senza badare laddove andranno ad affondare le loro ( sacre) piote. Forse a tutti costoro occorrerebbe mandare in soccorso uno che di storia umana s’intende; che poi, tanto difficile da leggere non è, visto che di esempi ne ha forniti tanti e ( tutti o quasi) eloquenti. Vogliamo dire che se ad una pianta tagliamo le radici quando potrà ancora garrire al vento libera e gioconda? Ad imbelli, insulsi, sasi, sprovveduti, menefreghisti, e così via, la risposta, ovviamente, manco li tange.
C’è un calcio ( storico) che boccheggia, e che si fa per ridargli ossigeno? Si lascia libero corso all’afflusso di danari di cui poco s’indaga e si certifica, legittimi o meno che siano, e che, come sta facendo venire a galla quel temerario di Report ( Rai), sembrano sempre più plumbei nuvoloni forieri di gran tempesta. Una tempesta che potrebbe colpire anche quelli che si credono al sicuro, come tre o quattro squadre d’Albione, o quella di Gallia, che null’altro sta facendo ( perde anche in casa?) che rinverdire il mito del Club Deportivo Los Millonarios di Bogotà anni Cinquanta.
E così, tra un colpo basso e l’altro, la nostra Serie A, priva di dirigenti e senza stadi, torna alla guerra ( contro le altre d‘Europa) con sempre meno forze e stimoli. Sia chiaro non è che qui rimpiangiamo soggetti alla Lukaku o alla Donnarumma, bravi da un lato disastrosi dall’altro, il Belpaese ne ha viste talmente tante ( e tanti) che quanto va accadendo non riempirà manco una paginetta della sua millenaria ( prestigiosa) creatività. Ci duole, come sempre, che invece di far di tutto per portare acqua al nostro mulino ci sia sempre qualcuno che si sbraccia per qualche altro. Che, dicasi tra noi, tanto esemplare non è visto che manco sa perdere.
PRONOSTICI? La Signora, sotto la guida del Max, ci sembra tornata in vetta. Che resti o no quell’ectoplasma del Cr7 poco conta. Con i due vecchietti, il Berna ritrovato, il Loca ingaggiato e il Chiesa tornato pimpante, ha tutto per farsi strada in Italia, ovviamente, ma anche in Europa, dove di guerrieri imbattibili ne vediamo pochi. Non certo in quella parata da circo Buffalo Bill o raccolta figurine per l’Albo Panini, che quegli insulsi dell’Uefa hanno consentito di allestire ad esclusivo danno di tutti ( o quasi) gli altri. Alle spalle potrebbe stare ancora la Beneamata, sempre che i cinesi tolgano le tende.
Dietro alla Beneamata s’intravvede un manipolo di aspiranti, alcuni nobili, come il vecchio Milan del Pioli o l’ardente Atalanta del Gasp. E comunque sia chi vivrà vedrà. ( da lunedì 9 a giovedì 12 agosto 2021). Se non l’anno già accoppato poco ci manca. Di qual vittima parliamo? Del calcio, ovviamente, che superata l’euforia europea ed olimpica, sgomitando a destra e a manca, va a riprendersi le prime pagine. Un calcio sconcertante. Che manco un mese fa ci aveva fatto toccare col cuore una impresa insolita, straordinaria, quella del Mancio da Jesi e dei suoi ragazzi, e che oggi, invece, ci racconta del trionfo di quel calcio spendaccione senza nè limiti nè controlli pascola su alcuni campi ( non proprio nobili ) di Gallia e Britannia a celebrare la sua inarrestabile supremazia. I soliti (nostri) imbelli, tanti e sovente esterofili, fan finta di nulla. In fondo non è la solita regola del mercato capitalista a confermarsi? Lo sappiamo, no? Chi più ha più compra e controlla il mercato?
In questo caso se a versare danari sono un oligarca russo di cui poco s’è mai accertato o due cugini sceicchi che quando hanno bisogno di comperare tirano nei cassetti dei ricchissimi Stati ( o Staterelli) loro, che ci frega a noi? Versano, oltre ogni giusto compenso, e questo ha da bastare. Il problema però e che mentre costoro versano scompigliano quello che ( fino ad oggi) è ( ritenuto) il calcio storico d‘Europa. Quello che ha fatto grande e appetita questa disciplina. Quello a cui si deve tanto, anche se all’epoca del Ceferin che toglie ai ricchi per dare ai ricchissimi parlare di ‘ riconoscenza’ è un po’ come rammentare i sassolini di Pollicino. E comunque, tutti costoro, o sono andati o stanno andando in zampanella. Infatti il Real non parla più di acquisti. Mentre il Barca deve vendere i suoi gioielli.
Con la Signora che altro non pote che fissare un aumento di capitale intorno ai 400 mln. E non è tutto. La Beneamata, quella che s’è riportata in alto grazie anche ad un centrattacco che aveva scoperto e ricostruito, ha dovuto subito riabbassar le ali. Umiliata da impensabile offerta ( 115 mln). Così il centrattacco dopo aver versato qualche tenera lacrimuccia se n’è andato a incassar 12 mln+3 di bonus netti all’anno allegramente offerti dall’oligarca.
Il Diavol0, poi, ancora tra i tentacoli di quell’arpia del fondo, continua a barcamenarsi, qua e là, tra un giovinastro e l’altro, tra un vecchietto e l’altro, poca roba insomma, per una squadra che ha partorito ( non sembra vero) gli Invincibili e gli Immortali. Sia chiaro però che non invidiamo quel bel giramondo del Leo che dopo oltre mezzo secolo estraendo dollari da forzieri di Stato è riuscito a resuscitare nella rincoglionita Europa una società tanto simile al mitico Club Deportivo Los Millonarios noto perchè faceva incetta di (grandi ) giocatori ( Di Stefano) intorno agli anni Cinquanta. La finirà in burla come quello? Chi vivrà vedrà. Intanto quel Psg del Leo che manco vince più in casa sua dove gioca da solo, sarà bene si dia una mossa.
COLPI DI MERCATO. Messi dal Barca al Psg. Florenzi dalla Roma al Milan. Dzeko dalla Roma all’Inter. Insigne, invece, tentenna. Mentre Bonucci resta ( intelligentemente) a casa, accanto al suo Chiello, dov’è qualcuno pur senza fascia da capitano, tanto – assicura – non è la fascia a decidere i gradi. Un mercato, come si vede, da retrovia del calcio. Infatti perchè il buon Gravina, invece di starsene con le mani in mano davanti ai debordanti spendaccioni di Stato ( e simili), non s’affretta a chiedere un legittimo contributo per il nostro calcio alla Cassa Depositi e Prestiti? ( Domenica 8 agosto 2021). Devono essere più stupidi di un branco di gallinacci quelli che, non riuscendo a perdere, Statunitensi o Angli che siano, stanno cercando aghi nel pagliaio splendido e splendente come non mai dello sport italiano ad Olimpia.
Anche perchè se c’è qualcuno che deve tenere ‘sepolte’ le indagini sui loro rispettivi movimenti ( presenti e passati) sono proprio loro. Da quand’è che, nel mondo, ci si chiede donde giungano tutti quegli energizzati messi in grado anche in una sola Olimpiade di prestazioni eccezionali in serie con conseguente rarissimo bottino di metalli preziosi da far invidia ai mitici pirati dei Caraibi che non vedevano l’ora di poter saltare sul solito galeone per far incetta di dobloni e d’ogni ben di Dio?
Gli Angli, poi, a raggranellare bottini olimpici consistenti, fin ai tempi di ’ Global Britain in a Compettive Age’, hanno iniziato a farli dalla fine dell’Olimpiade di Atene ( 2004) in poi. Allorquando portarono alla Regina 9 ori, 9 argenti e 12 bronzi ( 30 in totale), oggi, più o meno, quanto quelli di Nuova Zelanda( 7,6,7), Brasile( 7,4,8), Ungheria( 7,4,8) o Canada( 6,6,11) e così via. E’ infatti da Atene in poi che, qualcuno, sulle orme di sir Francis Drake, riuscì a riempire le stive di arditi vascelli. A Pechino ( 2008) gli Angli passarono da 30 a 47 allori ( 19,13,15 ); mentre a Londra( 201) schizzarono decisamente verso le sedi degli dei ( 29,17,19, totale 65), cifra superata ( sia pur di poco) a Rio (2016, 27,33,17, totale 67) per giungere, infine, a questa, nel Sol Levante, dove il bottino resta pingue( 22,21,22) , più o meno, nella stessa misura dell’ultima Olimpiade. Il caso ( dimenticato ) del ( famigerato) velodromo di Manchester.
ABBIAMO VINTO BARANDO? ‘ Abbiamo vinto barando? si sono chiesti sui loro media qualche tempo fa ( afflitti e smarriti ) i conterranei del più scarmigliato premier d’Occidente, aggiungendo: ‘ Se non fosse per un certo pudore, potremmo anche rispondere che sì, si è barato‘ . E comunque, per rinfrescandogli la memoria, il Daily Mail ha scritto ‘ C’erano da tempo crepe nell’edificio della British Cycling. Ora però il tetto è crollato‘. In proposito, una volta colti con le mani nel sacco, il Telegraph s’è spinto ad evocare lo spetto di una ‘ reputazione in frantumi‘, mentre il Guardian s’è limitato ad appurare che ‘siamo al cospetto’ di una ‘ triste vicenda ‘. Il tutto mentre sir Dave Brailsdorf, gran capo Ineos ( ex Sky), s’è trincerato in un rigoroso silenzio. Se non erriamo, tuttora in vigore . Nonostante i ( clarissimi) e i ( molteplici) inviti alle ( sue) dimissioni. Il Consiglio generale dei medici britannici ha condannato Freeman per acquisto di ‘ Testogel, una forma di Testosterone, destinata ad un corridore ( non meglio identificato)’. Freeman, tra il 2009 e il 2015, è stato medico di Sky e della nazionale britannica, dopo aver lavorato per la Federciclismo britannica fino al 2007. ll ( chiacchierato) velodromo di Manchester è da tempo al centro del mondo del pedale. Qui venne lanciata l’idea di far esplodere il ciclismo nazionale britannico con i soldi della lotteria nazionale. Missione compiuta: 8 ori a Pechino, 8 a Londra, 6 a Rio, più 6 Tour dal 2012 al 2018.
Allora il simbolo della superpotenza anglofona era Wiggins: 4 ori olimpici, 6 Mondiali su pista, e primo britannico a vincere il Tour, poi nominato sir dalla Regina. Freeman aveva riconosciuto, in una sua udienza, che il pacchetto consegnato a Manchester nel 2011 conteneva 30 bustine di Testogel. Chiaro? Che altro dire? Anche perchè tutto è stato insabbiato. Inutile procedere.
Sembrerebbe però che scheletri nell’armadio della Regina ne siano rimasti tanti. Ancor recenti. Al punto che coloro che volevano presentarsi al Pianeta come i ‘ più bianchi del bianco’ restano tuttora a piede libero. Giocondi e impuniti. A copertura, forse, anche di altri sport, perchè no pure la pelota ?, che di dubbi ne ha sempre sollevati tanti.
IL MEDAGLIERE DI TOKIO 2020 ( 6 agosto 2021). Usa ( 39 ori, 41 argenti, 33 bronzi, totale 113) ); Cina 38 ori, 32 argenti, 18 bronzi; Giappone 27, 14, 17; Gran Bretagna 22,21,22; Roc, 20,28,23; Australia, 17,7,22 ; Olanda, 1012,14; Francia, 10,12,11; Germania, 10,11,16 ; Italia, 10,10,20. Per quel che ci riguarda, essendo arrivati a quota 40 podi, saremmo già più avanti rispetto ad altre generose olimpiadi ( Roma 1960) del passato. Non male. Anche perchè i nostri sono alcuni degli metalli più prestigiosi, come quello dei 100 o dell’alto, che incoronano i miti dello sport.
IL MAESTRO DI TAVULLIA. E mentre è ancora accesa la fiamma d’Olimpia in quel di Tokio, giunge la nuova che l’inarrivabile Maestro di Tavullia lascia le moto. O meglio, scende, dopo oltre vent’anni, dalla sella di una moto, quella ultima della Yamaha, per dedicarsi ad altro, forse, alle auto. Ago, recordman ( 15 mondiali) in fatto di vittorie in moto, finalmente, dopo qualche gelosia di troppo, lo ha incoronato suo erede. Anche se, a dir il vero, quanto mostrato dal Maestro di Tavullia è qualcosa che, in quel mondo, è più in generale nel mondo dello sport, non ha nè prima nè dopo. E’ una apparizione unica.
La memoria cancella, si sa, anche le pagine più esaltanti, quanto l’onda sul bagnasciuga, ma come dimenticare le mille sfide mozzafiato con avversari dotati, le mono colorate folle oceaniche che lo abbracciavano in ogni parte del mondo e le divertenti ed inesauribili trovate che ogni evento riempivano di stupore, allegria e colore ? Quando lasciano la scena cotanti personaggi inevitabile è sentirsi dentro un vuoto. Quasi un’ angoscia, ineffabile. E forse curabile (solo) con la vaga speranza di riuscire ad ignorare il tempo che passa, per non ridurre anche lui, il Maestro, ( tuttora pieno di animus pugnandi e genialità ) ad icona prestigiosa ma ( sempre più) remota e ingessata.
BIOGRAFIA . Valentino Rossi (Urbino, 16 febbraio 1979) è pilota motociclistico e dirigente . Figura tuttora tra i piloti più titolati del motociclismo mondiale, in virtù dei nove titoli mondiali conquistati (cinque dei quali vinti consecutivamente tra il 2001 e il 2005), mentre resta l’unico pilota nella storia del motomondiale ad aver vinto il titolo in quattro classi differenti: 125, 250, 500 e MotoGP . Dal 2014 è proprietario dello SKY Racing Team VR46.
MA CHI FERMA STO CEFERIN? All’indomani dello sventato ‘colpo di stato’ di quegli sprovveduti della Superlega, il buon Ceferin, presidente Uefa per geniale invenzione del nostro indimenticato Tavecchio, si presentò al popolo qual novello Robin Hood che difendeva il calcio dei poveri dal calcio dei ricchi. Ma sono bastati un paio di mesi per valutare che nulla di più ingannevole circola rispetto a quella celebrazione. Infatti, anche negli asili nido, si è capito che ad avere preso il bastone del comando nel calcio europeo sono quattro o cinque società dal budget illimitato ( e fuor d’ogni regola) attinto a casse pubbliche ( o simili) e a quelle di attività derivate dal calcio.
I fans, quelli che ancora ragionano con lo stupore del cuore, li chiamano ‘spendaccioni‘, capaci di ’metter sull’unghia’ da un giorno all’altro cifre inarrivabili ( soprattutto) per quelli che hanno fatto la storia del calcio, e che ora, anche con l’aggravante della pandemia, boccheggiano in un mare di debiti.
Il Real fatica a comprare una nuova linea di raccattapalle, il Barca deve disfarsi anche del suo storico eroe, la Signora deve capitalizzare con 4oo mln il suo ‘buco‘ in contabilità. Qualcuno sta cercando rimedio ricorrendo alle lusinghe dei ‘private equity‘. Fatto è che, qui, fair play o no, a dettar legge è ormai una manciata di ‘spendaccioni’. Che del calcio ( storico o no) se ne sbattono quanto Attila delle terre che attraversava. Di legioni pronte per fermarlo non ce ne sono. Epperò qualcosa occorre fare. Ma che altro se non mettere in quarantena il buon Ceferin, il Robin Hood che toglie ai ricchi per dare ai poveri? Nel senso di costringerlo a dare le dimissioni per rispedirlo a quel donde qualcosa capiva? Di tempo non ce n’è tanto. Occorre perciò muoversi. La ‘rosea‘ s’è mossa ( sabato 7 agosto, pagina 47) ma con la stessa tenerezza con la quale i vertici Fia hanno ‘ sanzionato’ Hamilton , il prediletto del tiranno Toto, che ultimamente ( ad inizio gara) aveva spedito il suo giovin irrispettoso avversario ad oltre trecento all’ora contro un muretto.
BREVINA. Tutti vogliono andare al Psg, squadra di ‘spendaccioni’ che non sa vincere manco in Francia dove gioca da sola eppure in lotta con il City del cugino, pure lui sceicco. Ma sanno quei tizi contare? Sì, allora quanti sono gli attaccanti, dieci, venti, cinquanta? E i difensori?
E i portieri? Non è che vogliono (ri) fare raccolta d’uomini come i Billonarios di Bogotà anni Cinquanta?
ALTRE DI SPORT. Senza ‘rossa’ , spiacenti, ma lasciamo la F1 a Toto, Jean e i loro entusiasti commentatori su Sky; mentre, per quel che riguarda le moto, sempre competitive, sempre entusiasmanti, altro non possiamo che registrare, la vittoria del Bez ( Sky Vr 46) in Moto 2 e quella del competitivo Martin ( Ducati) in Moto Gp, sempre più saldamente in pugno al siculo-francese Quartararo, nostro ( almeno ) per jus sanguinis.
PECORE O LEONI? E’ fatta: Cvc Capital Partners, finanziaria britannica specializzata in private equity, entra nel calcio. Ma non in Italia, come inizialmente ideato, progettato e proposto, bensì nella Liga. Dove, a fronte della cessione del 10% delle quote a Cvc scenderanno dal cielo 2,7 mld di euro indispensabili per finanziare i piani a medio e lungo termine. Una incredibile colata di danari che potrà portare ( in pochi anni) il calcio spagnolo a ridosso della ( al momento ) inarrivabile Premier. I danari verranno utilizzati per migliorare infrastrutture e tecnologia; ma anche per incrementare le attenzioni sul marchio, con ricorso a piattaforme digitali e reti sociali. Oltre alla possibilità di poter nuovamente investire sui migliori giocatori del pianeta.
Il Real, ad esempio, riceverà 270 mln, il Barca 261, con ulteriore incremento dei diritti televisivi. Insomma, per farla breve, e non approfonditamente come sul servizio dedicato al tema giovedì 5 agosto dalla ‘rosea‘, una volta di più l’Italia degli orticelli non riesce a salire più verso quelle prestazioni che ( neanche tanto tempo fa) lo avevano eletto ‘ il campionato più bello e seguito al mondo‘. Il presidente Paolo del Pino aveva anzitempo proposto il progetto in Lega, riscuotendo inizialmente un consenso pressochè unanime. Poi, come al solito, una volta ridato corso al miserevole cabotaggio dei singoli orticelli, sette squadre ( Juve, Inter, ovviamente la Lazio del buon Lotito, Napoli, Fiorentina, Atalanta e Verona) si sono dissociate facendo fallire un’ occasione dorata ‘ che avrebbe permesso alla Serie A di essere il primo torneo europeo ad aprirsi al cambiamento’. Qualcuno ci sta ripensando. Anche perchè Cvc avrebbe investito sulla Serie A come consorzio che comprendeva Advent, altra società di private equity americana, e Fsi, Fondo strategico italiano, due società ancora interessate al progetto. Forza allora, coraggio, meglio leoni che pecore, anche perchè chi dice che il nuovo sia peggio di quanto ci hanno fatto finora inghiottire orticelli come quello del buon Lotito? ( fino al 1 agosto 2021). E ora qual spiegazione s’inventerà la sterminata coltre di esterofili che quando s’accenna(va) all’Arba Fenice rideva e scherniva.
Eppure, quel mitico uccello da qualche tempo e in qualche anfratto del Belpaese deve avere trasferito il suo nido. Troppi ( insoliti) eventi a lui riconducono. Lui, che sulle sue ceneri rinasce come dove quando e perchè solo lui lo sa, mosso da insondabile e insindacabile volontà, che però laddove opera ben si riconosce. Da anni l’atletica italiana veleggiava nel nulla assoluto. Ultimamente, con quelle cinque staffette qualificate per Tokio, e qualche altro piccol risultato qua e là raccolto, sembrava dar segni di risveglio. Ma nulla lasciava presagire che da Cenerentola (di colpo) potesse diventare regina. Del resto gli uomini ( anche quelli più dotati) fan quel che possono e non oltre.
Occorre semmai che qualcuno ( o qualcosa) d’inatteso intervenga, per mutar il corso delle cose. E tanto dev’essere accaduto nella squadra di atletica in quel ( sofferto) consesso d’Olimpia che si tiene in questi giorni nel lontano paese dove il sole si leva. Qualcosa di inusitato, di inatteso . Da Araba fenice, appunto, se no per chi altro? Fatto è che, sotto gli oculi increduli ( ma felici ) del mondo, uno dei suoi ragazzi è diventato il più veloce sulle piste mondo; mentre un secondo ha volato più alto sul tetto del mondo.
Il primo, Marcello, 26 anni, cresciuto da meravigliosa mamma gardesana ( Desenzano) , s’è messo al collo l’oro concesso nella gara più prestigiosa al mondo, quella alla quale gli dei hanno concesso l’onore della (semi) immortalità. Il secondo, Gianmarco, 29 anni, marchigiano, è andato a scalare il cielo arrivando fin a 2,37, un traguardo condiviso con un altrettanto meraviglioso ragazzo, Barshim, venuto a gareggiare a Tokio dall’arsa terra del Golfo.
Tra l’altro, i due, hanno dato corso ad un qualcosa che ci ha riportato alle origini prodigiose dell’impegno umano nello sport. ‘ Barshin - ha svelato Gianmarco - è un grande amico. Solo con lui potevo accettare l’ex aequo. Nessuno dei due voleva togliere all’altro la gioia più bella. C’eravamo detti, magari un giorno saliremo insieme sul gradino più alto del podio olimpico.
Ridevamo. E’ accaduto’. Ad una tivù francese Barshim ha aggiunto:’ Non potevamo fare altrimenti, tra gli uomini ci sono cose più importanti di qualche metallo’. Di questi ( questo) ed altro ne riparleremo di certo.
Ai due medagliati d’oro sono giunte ( immediate) le congratulazioni del presidente Mattarella e del premier Draghi. L’uno e l’altro dorati. A tal punto la ‘maledizione’ sul medagliere s’è tolta, e i nostri ( durante quest’ultima settimana di giochi) possono risalire in alto. Verso quelle 40 medaglie pronosticante nonostante i dolorosi flop ( non annunciati ) e patiti ( tiro, scherma, alcuni del nuoto eppure mai così forte come squadra …).
MEDAGLIERE OLIMPICO ITALIA E NON . Al momento ( lunedì 2 agosto) 4 oro, 9 argento, 15 bronzo. Sopra di noi, la Cina è a 24 ori, 14 argenti, 13 bronzi; gli Usa a 20,23,16, il Giappone a 17,5,9, l‘Australia a 14,3,14, il Roc a 12,19,13, la Gb a 10,10,12, la Francia a 5,10,6, la Corea dl Sud a 5,4,8.
A Vanessina Ferrari, 30 anni, corpo libero, hanno sottratto la medaglia d’oro relegandole quella d’argento, nonostante un esercizio meraviglioso applaudito in piedi da tutti i presenti, avversari compresi.
( dal 25 al 31 luglio).Potrebbe essere la più grande rappresentativa mai spedita ai giochi d‘Olimpia, con già una ventina di medaglie in saccoccia, che avrebbero potuto essere ( molte) di più se non ci fossimo messi a far ‘ donazioni’, qua e là, un po’ in tutte le discipline, basti che capiti l’occasione.
Quel ‘quattro in acqua’ fatto partire negli ultimi metri dopo una lunga volata col freno innestato, urla ‘ ma perchè?’: anche un cieco infatti avrebbe visto che bastava dargli ‘ cuore e anima’ per mandarlo non a maneggiare un cucchiaio di legno ma qualcos’altro di ben più pregiato. Le ragazze del fioretto in semifinale s’erano già bevute le coetanee francesi (12 stoccate di vantaggio su 24), quand’ ecco arrivare il generoso ’ donare‘ fin a farsi ’gabbare’ all’ultima stoccata. A voler contare tutte le ‘donazioni’ fatte non basterebbe una pagina intera.
Evidentemente, oltre a sciogliersi ogni volta, in ogni circostanza, spesso a prescindere, in elogi sperticati per questo o quello, sarà meglio chiedersi quanti ( tra atleti, tecnici, dirigenti) siano in grado di emulare quel valoroso Mancio da Jesi che ( ancor di recente) a tutti noi ha ricordato quanto sia più gratificante cadere sul campo da leoni piuttosto che da pecorelle smarrite.
Pur tuttavia d’esempi meritevoli non stiamo mancando. A parte la nostra Fede che di gran sport ci ha nutriti per ( circa) un ventennio, ( questa volta) a mettersi in evidenza è quel gran ragazzone di Carpi che del fondo ( mare e piscina) è il re. Un maledetto virus, a ridosso dell’appuntamento con i libri di epica sportiva, lo ha debilitato, fin a confonderlo, a smarrirlo, fin a togliergli ardire e forza, un po’ come ad Achille una volta perso Patroclo.
Ma è bastato un amico d’infanzia la sera appresso gli 800 sl a ricordargli quanto il Creatore che ‘ di lui in lui più vasta orma volle stampar‘ per convincerlo a gettare al vento tattiche e menate varie per ritrovare d’incanto, completamente, meravigliosamente, quant’è ancora depositato al fondo della sua grande anima umana ed agonistica.
Greg, pur strabiliando, non ha vinto l’oro che avrebbe ampiamente meritato fin dalla prima bracciata, perchè un anonimo tenace americano l’ha preceduto di un nonnulla all’ultimo metro, strappandogli l’oro e lasciandogli l’argento. Un oro che all’americano aggiungerà poco o nulla; visto che ( almanacchi a parte ) la gente celebra gli eroi veri e non le loro ombre. Nelle squadre, la maschile di basket ha perso con l’Australia e ora dovrà rimboccarsi le maniche per procedere. La maschile di pallanuoto, campione mondiale in carica, dopo avere pareggiato con la Grecia ( 6-6), liberandosi degli Usa ( 12-11) è prima nel girone.
La maschile di volley dopo la battuta d’arresto con la Polonia ( 0-3) s’è rifatta con la successiva ( 3-1). Non avendo una gran difesa sarà bene che corra ai ripari quanto prima, per non tornare anzitempo in Patria: altro che oro olimpico! Molto bene procede la femminile di volley, che tutto quanto incontra sulla sua strada travolge.
Sarà bene non lasciarsi prendere dall’euforia, chè di sicari dietro l’angolo son pieni i siti d’Olimpia. Ci ha deluso il nostro amatissimo Pippo nella crono su strada. Un quinto posto per un ufo è scarsa soddisfazione. Speriamo vada a rifarsi in pista ( inseguimento individuale e squadre).
MEDAGLIERE OLIMPICO ( al 30 luglio 2021). Cina, 15 ori, 7 argenti, 9 bronzi. Seguono: Giappone( 9,4,6), Usa( 14,14, 10), Roc ( 8,11,9), Australia( 8,2,10), Gb ( 5,7,6), Sud Corea( 4,3,5), Francia( 3,5,3), Germania( 3,3,7), ITALIA ( 3,7,10 totale 19). In breve: i nostri atleti hanno vinto un numero di medaglie ( ancora lontano dalle 28 del record) ma superiore a quello di Gb, Sud Corea, Francia e Germania. Solita domanda: bicchiere pieno o mezzo vuoto?
CALCIOMERCATO. In questi giorni di gran afa, con tempeste e disastri vari, si parla molto anche di calciomercato. Che però, con Olimpia che racconta le sue meravigliose storie ad ogni più sospinto, poco o nulla attizza. Una sola noticina: Lukaku avrebbe rispedito al mittente le avances del Chelsea, squadra di spendaccione russo che come le altre due o tre di spendaccioni del Golfo è lasciata libera di spendere e spandere al cospetto imbelle di quel Robin Hood del Ceferin, che invece di togliere danari ai ricchi per darli ai poveri, che altro ha fatto se non consegnare il calcio europeo a chi meno del calcio europeo men se ne fotte?
( dal 18 luglio al 25 luglio 2021 ). Si stanno ritrovando le squadre per il prossimo campionato che inizierà a fine agosto. L‘Inter dell’Inzaghino ha rimontato con il Lugano ( 2-2) vincendo poi ai rigori. Mentre il Milan, vittorioso con la Pro Sesto ( 6-0) non fa che fare acquisti, tra questi un centrattacco datato ma valido.
Oltralpe, intanto, pochi ( anche potendo) spendono, manco gli ‘spendaccioni’ d‘Albione, che di quel campionato son diventati padroni. Messi, dimezzando i proventi, finalmente vincitore di qualcosa con la sua Nazionale, resterà al Barca, così come Cr7, estromesso anzitempo all’Europeo, alla Juve. Sarà un campionato degli allenatori che, tolto il transfuga Conte Dracula, vedrà in panchina: Sarri (Lazio), Mourino ( Roma), Pioli( Milan), Allegri ( Juve), Inzaghi ( Inter), Spalletti ( Napoli), Gasp ( Atalanta) e così via. Non si sa se il divario ( economico) con la Premier sia diventato un abisso oppure no. Certo è che a noi continuano a mancare qualche abile dirigente marketing e gli stadi. Gravina sta cercando di aggirare gli ( infiniti) ostacoli sugli stadi pensando ad una candidatura italiana per Europei ( 2026) Mondiali ( 2028). Impresa non agevole. Anche perchè se non disponiamo di nuovi impianti che ce li danno a fare Europei e/o Mondiali? Numerosi atleti ( nostri e non) hanno iniziato il loro viaggio verso il Sol Levante.
Tra quelli già arrivati, si segnalano ( al momento) una cinquantina di colpiti da Covid. Per noi un numero incredibile, visti il tempo, le informazioni, le precauzioni , che ciascuna nazione avrebbe dovuto mettere in atto. A Tokio, infatti, già si sono levate proteste, anche perchè non tutti erano favorevoli ad accogliere questa anomale Olimpiade. Che, nelle prospettive, per quel che ci riguarda, dovrebbe risultare buona se non eccezionale.
Portiamo in gara quasi 4oo atleti, selezionati ( praticamente) in tutte le discipline, e con ampio margine per ben figurare, perfino per le medaglie (anche ) dorate. Non c’è voluto molto, domenica 18, alla partenza del Gp d‘Inghilterra, per capire donde stanno il buono e il cattivo.
Con tocco d’arte ( poi amabilmente sanzionato) il Lewis s’è quanto prima disfatto del suo antagonista, il giovane sfrontato tulipano, noto come ex sfascia ‘rosse‘, che del pluricampione mondiale ( e del suo mentore Toto) se ne fa un baffo. Infatti ( mentre il tulipano a 300 km ora andava a scoprire il suo destino contro un muro di protezione) doloroso ed eloquente è stato il ‘boato’ esploso sulle tribune colorate da Union Jack. Nessuno che si preoccupasse della sorte dell’antagonista, uscito acciaccato ma salvo, dal brutale impatto.
E così, alla fine, negli attimi dedicati ai festeggiamenti, per un pilota sanzionato, sì, certo, ma amabilmente, e che con furiosa rincorsa è stato in grado di recuperare sulla ‘ rossa‘ del Leclerc, superandolo al penultimo giro, ( praticamente) a pochi chilometri da una vittoria che avrebbe ( giustamente) premiato il ‘miglior’ pilota di giornata. Siamo proprio sicuri che di una F1 di tal fatta non si possa fare a meno?
( dal 12 luglio al 18 luglio 2021 ).Pertinente l’omaggio dl nostro Presidente ai ‘ leoni di Wembley’, così come quello del premier Draghi, che nocchiero migliore per mostrare agli Italiani come si può ( e si deve) uscire dal mare in tempesta non potevamo trovare. Nel novero hanno giustamente inserito anche Matteo Berrettini, 25 anni, tennista, volto bello e pulito, primo finalista azzurro in quel di Wimbledon.
Se non altro per rammentare a quelli che i costumi antichi ( e la leggiadra Europa) hanno abbandonato, di tornare ad essere modelli di fair play , dicasi gentleman, per continuare a mostrare agli altri che si può vincere anche perdendo.
Tra l’altro, fino a quella finale, tutti pensavano che ad inventare il calcio fossero stati quelli d‘Albione, quando invece qualcuno è insorto rammentando a tutti che quel gioco ( riscoperto e regolamentato in età moderna) era un diffuso passatempo tra legionari romani già duemila ani fa. Forse non sarà per questo che l’ineffabile Eupalla ha provveduto a riportare le lancette della storia nella loro giusta posizione? Si va dibattendo su chi debba essere il ’ ballon d’or‘ 2021.
Se il riconoscimento va dato a chi più ha alzato ( nell’anno) la palma della vittoria, a chi altri meglio del nostro Jorgino, vincitore di Champions e di Europeo, ovvero ( Mondiale a parte) di quanto di più arduo e prestigioso oggi esista nel mondo del calcio e dello sport?
MENATE. Luciano Moggi, il redivivo, avrebbe detto che a conti fatti la nostra nazionale è ‘poca cosa‘. Come si faccia vincere dopo mezzo secolo un torneo tanto disputato con una squadra di asini, o brocchi, forse, manco lui lo sa , che di asini , o brocchi, dev’essere gran esperto. Un altro tizio , invece, sempre dal pulpito del piccolo schermo, avrebbe sentenziato che ‘ tecnicamente‘ l’Italia non era delle migliori. Francia e Inghilterra invece sì. Scordando che l’una non ha fatto manco le semifinali e l’altra è uscita dai supplementari con gli occhi sbarrati e increduli.
A volte quando s’ascoltano, sopportandoli, certi addetti ai lavori, ci si chiede da dove attingano le loro valutazioni: in questo caso, forse dai giochi al torello, o dagli esercizi dietro o davanti alla porta prima d’iniziare gli incontri? Sì perchè a noi, per quel che possiamo, non pare affatto che i nostri ragazzi abbiano ( tecnicamente) qualcosa da invidiare ai più costosi celebrati; perchè se è vero che il Mancio da Jesi ha apparecchiato la tavola per una ‘abbuffata‘ memorabile, di sicuro non avrebbe potuto realizzarla con dei cuochi del Menga.
Un altro sveglio s’è chiesto e s’è risposto: ‘ Donnarumma? Non ha fatto altro che un salto di carriera‘. Infatti è passato, per volere del suo ( discusso) Mentore, dalla squadra detta degli ‘immortali’, o degli ‘ invincibili‘, tra le due o tre più auguste società al mondo, ad una ricca parvenue del mondo d’oggi nota come Psg. Che se si va a consultare l’almanacco sulle coppe europee manco lo si trova, mentre, se si trapassa all’orticello di casa, soltanto qui la si vede vincente, per via di quei fiumi di danari che gli sceicchi del Golfo, legittimamente ‘autorizzati ‘ dai generosi dell’Uefa, fanno ininterrottamente affluire in Europa. Fingendo a caso di occuparsi del fair play. Più che altro da nobili spendaccioni. Che oggi ci sono, domani chissà.
ORIUNDI E ORIUNDI. A Maurito Icardi, attaccante, ex Inter, ’oriundo‘ argentino , qualche anno fa chiesero se volesse far parte della selezione azzurra. Lui, un poco indispettito, rispose: ‘ Lo sanno tutti che sono argentino‘.
A ben pensarci il suo non è l’unico ‘ caso’ tra gli innumerevoli ‘ oriundi‘ che popolano ( spesso con grande successo) il mondo dello sport, e del calcio, di sentirli preferire, con una punta di occulta pena, che son ‘ questo’ o ’quello‘, tutto, insomma, ma non Italiani. Perchè anche se ‘oriundi‘, ovvero Italiani nati fuor della patria loro, al sangue non si comanda. Onorare la madre che ti ha accolto quando quella naturale altro non poteva, è certamente lodevole. Anche se ripudiar la prima non è generoso, nè possibile, visto che quel che sei è dono ( prima di tutto ) suo.
A Maurito, che da quel che sappiano quando parla poche ne azzecca, forse a tanto non è mari arrivato a riflettere. Come invece ha fatto il ‘nostro’ Jorgino, 29 anni, ‘oriundo’ brasiliano, che quando mamma azzurra ha chiamato così ha risposto:’
Sì, il Brasile mi ha cercato, vero, ma questa volta ho visto che era l’Italia ad avere più bisogno’. E qui, scusate tanto, non sarà il caso di cominciare a chiarire al Mondo quanto l’Italia, quella che ha affrontato la pandemia affacciandosi a finestre e balconi con il sorriso e il canto, non è manco lontano parente di quella d’un secolo fa, quella del disastro, allorquando si gettò in una guerra che ‘ non s’aveva da fare‘ e con un alleato che ‘peggio di così non poteva scegliere‘. Ora è altra roba. Tant’altra roba. Che cercando di riallacciarsi i secoli gloriosi vuol tornare a dare quel suo contributo come pochi altri popoli possono.
Non stiamo ad elencare qualcosa, della piccola e prodigiosa Italia, tanto tutti sanno, più o meno. Anche quel Maurito che ( forse) fingendo di non sapere non può ( certo ) ignorare quanto sia figlia prediletta dell’Italia l’Argentina; paese importante in un continente importante che ( se non erriamo) manco s’era scoperto, se non ci fosse stato ( dapprima) un italiano a ‘mostrarlo‘ e ( poi) un altro a ‘nomarlo’.
ALTRE NOTE. Hanno cominciato a partire verso il Sol Levante i nostri azzurri. Tanti, circa 400, forse come non mai in precedenza.
Non vanno così tanto lontano per riposti previlegi, ma solo perchè hanno tutti ( rigorosamente9 raggiunto i minimi richiesti. Qual bottino faranno? Come sempre non è facile a dirsi, ma se del Mancio e del Matteo son fratelli e sorelle ( certo ) potrebbero tornare con le cassapanche piene e luccicanti di medaglie, come quelle stipate sui galeoni in arrivo dalle Americhe. ( dal 10 luglio al 12 luglio 2021 ).
Nella festa che ha celebrato l‘Italia campione d’Europa di calcio, c’erano tutti. A cominciare da quelle migliaia di morti deposti dentro camion militari avviati mestamente verso i luoghi di sepoltura. Ma c’erano anche quegli altri milioni di concittadini che, in angolo di Paese, con poche distinzioni, hanno cercato di reagire al morbo, con sofferenza, qualcuno riuscendo qualche altro no, e comunque cautelizzandolo col sorriso e il canto.
E c’erano anche altri, d’ogni classe e genere, compresa quella folla infinita di miscredenti che continua a non credere nel Paese loro. E che dileggiano quando gli si parla di quell’Araba Fenice che da molto tempo deve avere spostato il suo nido in qualche sconosciuto anfratto del Belpaese. Un Paese pronto a rinascere, quando men se lo aspetta, meravigliando, sulle proprie ceneri. Sul calcio, ad esempio, che quivi è metafora di vita, questi ultimi ci davano per andati, dispersi, ormai ai margini del movimento. Per costoro avremmo dovuto tornar in blocco sui banchi di scuola ad apprendere dall’uno o dall’altro. Noi, che sulle nostre maglie, teniamo tanti di quei santi signacoli come nessun altro vanta. Noi.
E però bastato un veggente capitano di ventura, certo Mancio da Jesi, a riportare il pendolo della storia al suo posto di partenza, dopo avere radunato una Compagnia di ventura non offerta al soldo di questo o quell’altro, come quei ( famigerati) professionisti mercenari, ma posto solo ed esclusivamente al servizio della Patria loro. Molti, infatti, in questi ultimi due o tre anni, si sono scervellati per comprendere qual razza d’armata avesse messo in campo quell’ ex talentuoso giocatore che poca fortuna aveva avuto con le nazionali del suo Paese. Gliene hanno propinate di tutti i colori. La più parte senza capirlo. Ovvio. Tanto che quando parlava di vincere pensavano celiasse.
Invece tanto detto tanto fatto, fornendoci ( tra l’altro ) un modello sportivo ed umano antico e nuovo insieme che riscopre valori quali la famiglia o il gruppo, disposto a ragionar col cuore, come in piccolo borgo o anonimo quartiere, e sempre pronto a reagire, e se del caso soffrire, pur di raggiungere un risultato che non è una coppa, o un assegno in banca, ma l’affermazione di una identità con i suoi valori più riposti e cari.
E se volessimo alzare lo sguardo, una volta tanto, potremmo vedere che oltre al nostro Paese, ce ne sono tanti altri, pronti a dar vita ad una nuova grande nazione. Per realizzarla fra dieci, venti, trent’anni: chissà? Ma che dell’Italia ha, o avrebbe, per completarsi, inderogabile necessità come ‘magister vitae’ insegna.
Qualche spunto dalla cronaca. Wembley potendo contenere 65 mila posti, era stato riservato ( democraticamente) per 55 mila ad inglesi e per 10 mila ad italiani. Parte del pubblico inglese ha fischiato l’inno di Mameli. Fuor dai cancelli c’è stato ( anche) qualche incidente, dove ( sportivamente) gli italiani non sono stati risparmiati. Non sapendo che tutto questo sull’animo di una Compagnia di ventura poco incide, anzi, sollecita l’orgoglio a compiere più ardita impresa. L’incontro è finito ai rigori come quello tra Italia e Spagna. Anche qui, inizialmente, tutto sembrava facile per i sudditi di Sua Maestà, che però ancora una volta non facevano i conti con l’oste, questa volta incarnato da ometti azzurri che tutto fanno fuorchè demordere. Alla fine è stato un plebiscito per il Gigio in porta, acclamato dalla Uefa quale miglior giocatore del torneo.
Qualche giocatore inglese s’è tolto dal petto l’argento consegnato dalle autorità, segno che forse non sia stata la perfida Albione ad inventare il gioco del calcio. Infatti, si sa, che i legionari romani, duemila anni prima, lo usavano come passatempo, prendendo a calci una tonda od ovale vescica d’animale appositamente sigillata e gonfiata. Nella storica domenica un altro italiano è salito agli onori della cronaca, tal Matteo Berrettini, 25 anni, primo azzurro giunto in finale a Wimbledon. Davanti a lui il formidabile Nole, 0 Djoko, gran figlio di Serbia, gran figlio d’Europa, primo al mondo nel suo sport. Matteo ha fatto quanto poteva: dopo aver vinto il primo set, s’è battuto con onore contro un avversario che già è storia e leggenda di questa disciplina. In pratica ha fatto vedere che un italiano parto di questa nuova Italia sa vincere ma anche perdere. Senza schiamazzi, senza medaglie strappate, senza piagnistei.
Ma solo con una naturale esultanza e un sorriso come esemplificato dal nostro grande Presidente. Maestà, non è che sia arrivata l’ora, per evitarLe ulteriori figuracce, di dire ai suoi di riprendere per mano costumi antichi ( infatti, donde son finiti i gentleman?) e di rivedere tanti inutili e anacronistici pregiudizi? ( dal 29 giugno al 6 luglio 2021).
Che il Mancio avesse dato corpo non ad una squadra di club e neppure a una nazionale ma a qualcosa che tanto assomiglia ad una Compagnia di ventura del tutto speciale lo abbiamo sospettato già tre anni fa, quando, lui, con la lungimiranza dei profeti, aveva detto di avere accettato cotanto onore/onere con la certezza di portarlo a buon fine. Già, a buon fine, ma dove e quando? Non s’è atteso molto per ascoltare risposte.
Che abbiam toccato con mano durante questo torneo europeo a noi negato da oltre mezzo secolo e che, invece, come in un colpo da teatro, va proponendosi bello e invitante, come mai fino ad ora. Dicevano, i soloni, innumerevoli, che la Compagnia del Mancio si sarebbe sfaldata alle prime avvisaglie della battaglia, che quel lungo elenco di successi altro non era che una sequela di allenamenti ben riusciti, poca roba, insomma, non tale comunque da far ricredere quanti da tempo vanno irridendo un movimento calcistico che più carico di gloria non ce n’è.
C’è gusto a dir male di chi ben vuol fare. E come quel servo che pur di non dar ragione al padrone si è strizzato i coglioni tra due sassi, anche riguardo al Mancio c’è chi predilige far altrettanto. Camuffandosi, ovviamente, in mille modi, alla bisogna, ma ( sempre) con lingua intinta nel veleno pronta a ferire. Fatto è che la Compagnia del Mancio ha realizzato un modello, prima di una impresa, che stupisce e incanta. Solidarietà, umiltà, resilienza, allegria e inarrestabile voglia di vincere. Sempre i soloni, non potendo ammettere l’insipienza loro, si sono perfino inventati la favoletta che la Compagnia del Mancio sia un’ accozzaglia di buoni pedatori che vincono sol perchè solidali.
Come se per creare capolavori bastasse chiamare un Giotto o un Michelangelo circondati da mandrie di asini. ‘ Babbo, come si vede un fuoriclasse?’ chiese il bimbo al genitore, che rispose: ‘ Semplice, basta trovare quello che quando gli altri si fermano lui sale’. Nel mondo dello sport moderno, così complesso, così confuso, per ragioni talvolta insondabili, non è raro prendere fischi per fiaschi. Come quel tale, ad esempio, venduto per fenomeno, ma che quando c’è da salire rotola dabbasso.
O come quel ragazzo, ancor imberbe, che anche rischiando la salute sua, sa elevar la Compagnia fin all’impensabile. La Spagna, la cara onorata Spagna, maestra del possesso palla, s’è battuta con onore, martedì 5, contro la Compagnia del Mancio.
Una Compagnia dai connotati inediti visto che non è al soldo di questo o di quello ma solo e soltanto della Patria sua, che di lutti e sofferenza sa far ( ogni volta) tesoro. Gli inglesi sognano di affrontarla domenica prossima, nel loro tempio. A lor rischio e pericolo. Perchè forse non hanno ben capito che questi ragazzi sono, sì, i nipoti di quei che ad El Alamein saltavano fuori da una buca con una molotov in mano per arginare il fuoco devastante dei carri, ma ( soprattutto) per dar loro ( finalmente) con postumo onore ( anche) il giusto riposo.
SEMIFINALI EURO 2020. Italia-Spagna 5-3 ( dcr); Inghilterra-Danimarca 3-2 dts. FINALE. Inghilterra-Italia. WEEK END. Un altro week end con dolci sinfonie azzurre. I ragazz0ni del basket , dopo 17 anni, tornano ai giochi d’ Olimpia. Grazie ad un’impresa, davvero storica, strappata in casa della Serbia, ovvero di una delle squadre più accreditate per il podio, che con noi vincevano da una vita. I miscredenti, ovvio, non avrebbero speso una lira per accreditare un successo che solo coloro che non irridono quell’Araba Fenice che ha messo nido in qualche anfratto del Belpaese, potevano sperare. Dopo il terzo posto dell’Armani in Champions, questa qualificazione ( dopo anni) ricolloca il nostro basket con passato carico di gloria nel gotha del pianeta. I Serbi non credevano ai loro occhi, poi, hanno realizzato l’ accaduto ed hanno applaudito.
Il ragazzi del Meo, trascinati da pel di carota Mannion, 20 anni, ora s’en vanno nel Sol Levante con la consapevolezza di non essere più una delle tante nobili decadute di uno sport consacrato alla velocità. Qualche ‘ disertore’, più o meno giustificato, dice d’essere pronto a tornare. Come l’americano Gallo che ha confessato: ‘ L‘Olimpiade è un grande appuntamento per il mio Paese. Se la Federazione vorrà sarò onorato di far parte di questa squadra’.
Noi, personalmente, lo lasceremmo a meditare in Atlanta, anche perchè ogni volta che si è cercato di redimere pentiti è andata storta. Eppure il buon Meo dovrà avere fretta ad accettarlo perchè martedì 6 scade il tempo per presentare l’elenco dei 12 per Tokio. A Maggiora ( Novara) il nostro Cairoli, nove mondiali di cross Mx1, ha chiuso terzo nel GP d’Italia assestandosi al terzo posto del Mondiale a 19 punti da Gajser. Mattia Gadagnini, nella Mx2, alla terza gara della sua prima stagione completa, ha vinto la sua tornata e si è insediato al primo posto iridato.
Ai Giochi, nell’allaround individuale di ginnastica ritmica, l’Italia sarà rappresentata da Milena Baldassarri e Alexandra Agiurgiuculese. Al Tour dominio Pogacar, ampiamente annunciato, ma con Cattaneo e Colbrelli, secondo e terzo a Tignes, nona tappa. Nella Diamond League, tappa di Stoccolma, ottima prestazione del velocista azzurro Jacobs, 26 anni, battuto da Baker. Per l’americano, sesto successo nel circuito, tra i favoriti ai Giochi, il tempo di 10”3, per il nostro 1o”05. A Castions di Strada ( Ud) l‘Italia del softball si è confermata campione d‘Europa, battendo l’Olanda 9-5. Suo un posto per Tokio. Due italiani del tennis sono arrivati agli ottavi sull’erba reale di Londra. Sonego si è fermato, Berettini invece è approdato ai quarti. Una nota per l’auto, che a quanto pare si sta rendendo interessante non solo per i successi a ripetizione del baby Max, finora noto come ‘ sfascia rosse‘ e ora riabilitato come ‘ demolitore del Toto Wolff‘. Sì perchè è da un bel po’ di anni che s’è levato il sospetto che il vero demiurgo delle ‘ frecce d’argento‘, non siano tanto il pilota, la power unit, le gomme e quant’altro si voglia inserito nel campionario di guida della F1, ma questo onnipotente tessitore in rigoroso camice bianco che laddove i poteri degli altri si fermano i suoi avanzano. Quei poveracci della ‘rossa’ ne sanno così tante che se si dovessero mettere a raccontarle non basterebbero le lunghe notti attorno al fuoco del re dei Feaci per esaurirle. Il Lewis va commentando ” Penso che loro ( quelli della Red Bull, ndr) siano ampiamente avanti a noi e la situazione non cambierà presto”.
Secondo noi, non cambierà più, ma tant’è visto che maghi non siamo, e comunque ( fossimo in lui) cominceremmo a chiederci se basteranno i due anni di prolungamento di contratto con le ‘ frecce‘ per tornare a respirar l’aria fina che avvolge il primo gradino del podio.
HORNE CONTRO TOTO WOLFF. L’avevamo annusato noi, da qualche anno, svagati sul divano, che alla ‘rossa‘ stavano accadendo cose non convincenti, per molti versi inquietanti, anche perchè sospette di mirare a distruggere quel mitico Pegaso alato tinto con i colori del sole che transita i sogni degli uomini agli dei. Infatti, l’auto che stampiglia il simbolo arrampante di Francesco Baracca, invece di progredire come suo costume, è arretrata, anno dopo anno, rapidamente, fin a lottare ( nonostante due giovani buoni piloti ) non per il vertice ma per la coda del gran Circus di F1 . Fine del mito? Macchè, fine, o inizio della fine, semmai, di chi sta armeggiando per arrivare a cotanto. E’ di questi giorni infatti la sfuriata di Christian Horner, boss della Red Bull, avversa alla decisione, l’abituale imprevista decisione della Fia del Todt, di ‘rallentare‘ i pit stop, a partire dal Gp d’Ungheria del primo agosto. Ai profani la quaestio appare una amenità volta a tutelare la sicurezza. E purtroppo non è così. Qui la sicurezza centra poco o nulla, qui semmai sembra centrare qualche espediente con obiettivo nascosto ma mirato.
“ Quando i tuoi avversari non possono batterti, allora cercano di rallentarti, come in questo caso” ha sbottato boss Horner. Evidentemente sta provando pure lui quanto in quest’ultimo lustro hanno provato quei poveracci del Cavallino, rimasti ( anzitempo) orfani ( inascoltati e sbeffeggiati ) di papà Marchionne. Mettere freno alla velocità dei cambi di gomme significa ( in questa fase) colpire direttamente la Red Bull, privandola di uno dei suoi punti di forza. La squadra di Horner infatti in questi ultimi tempi ha affinato l’esercizio raggiungendo livelli spaziali. Si dice al limite delle possibilità umane. Che però non fan gioco alla Mercedes, fin qui dotata non solo di motore, gomme e pilota, ma ( soprattutto) protetta da un reticolo di regole alle quali il gran Toto Wolff ha lavorato indefesso più che quei lillipuziani per immobilizzare Gulliver.
Nel 2010 per cambiare gomme occorrevano 4”, oggi neppure la metà. Chiaro è che, chi primeggia in tal esercizio, consente alla sua macchina di ripartire con notevole vantaggio. Che pone in difficoltà gli altri, tutti gli altri, compresa la ( presunta ) imbattibile Mercedes. Ecco perchè la solita provvidenziale nuova direttiva della Fia ha fatto esplodere la rabbia di Horner, che sospetta ( ancora una volta) lo zampino del Toto, come nel caso dei controlli più severi introdotti dal GP di Francia sulla rigidità dell’ala posteriore ( anche se nel frattempo la Red Bull ha però continuato a vincere). La storia dunque si ripete. Con aggiustamenti, per fare credere ( probabilmente) nell’avvento d’ una novella stirpe divina automobilistica che anche un ragazzo di F2 può portare al titolo. Insomma, la sensazione è che ancora una volta siamo di fronte a favori pro Stoccarda.
Favori non facezie. ” E questo lo capiremo – chiosa la ‘rosea’ di mercoledì 30 giugno - alla prima gara in cui Verstappen e Hamilton si giocheranno la vittoria in una sfida ravvicinata. Se, viceversa, assisteremo a monologhi come quello di Max in Stiria, allora non ci saranno più pit stop che tengano. Il team del Toto dovrà inventarsi qualcos’altro”. ( da giovedì 24 a lunedì 28 giugno 2021). Completati gli incontri dei Gruppi si è passati agli scontri diretti. Quelli del dentro o fuori. Praticamente l’avvio di un altro torneo, dove sarà meglio scordarsi quanto fin qui accaduto, anche per non incorrere in qualche ( dolorosa) sorpresa. Quello che ci tranquillizza, stavolta, è l’approccio ( decisamente) nuovo dei nostri ad un torneo dal quale ( una volta) siamo usciti ‘ alati vincitori‘ ma ( più spesso) ‘ cani bastonati’.
Con poche vie di mezzo. Dunque occhio alla st0ria che ( volendo) resta m( come sempre) ‘ magister vitae‘, ma anche fiducia nel rinnovato ‘ spirito di corpo’ che se avesse (davvero) catturato ( come si dice) l’intera Compagnia, non ha bisogno delle tante cerimonie scaramantiche e prudenze che spesso e volentieri si sono mostrate veri limiti per le nostre aspirazioni. Saremmo stati attenti alla Francia, questo sì, perchè quel rigore inesistente e quel fuorigioco abbonato contro il Portogallo non faceva dormire. E comunque senza sollevare ambasce oltre misura. Perchè, come si diceva nei giorni appresso, la Compagnia del Mancio da Jesi non gioca ( più) sulle debolezze ( o disgrazie e favori altrui) ma sulle sue proprie esclusive potenzialità.
Enormi, checchè vaneggi quella ( spesso stolta) pletora di commentatori, seminata qua e là, e sempre pronta a godere nel ridimensionare l’eccezionalità della nostra scuola e della nostra inesauribile capacità di scovare talenti, soprattutto quanto men te li aspetti, e che poco o nulla hanno da invidiare ai talaltri di ‘ gonfiato prezzo‘. Gli scontri diretti ( al momento) sono stati esauriti . la Danimarca ha travolto il Galles( 4-0), L’Italia ha superato (con sofferta prova) l’Austria ( 2-1), Il Belgio s’è liberato del Portogallo (1-0), la Cechia ha mandato in vacanza l’Olanda ( 2-0). Con qualche sorpresa.
Picciola o clamorosa. Della Danimarca, ma anche della Cechia. E, in parte, dell’Inghilterra che ( finalmente ) s’è disfatta della Germania (2-0). Così della Spagna che ha mandato a casa ( 3-5) i vice mondiali della Croazia.
E inoltre della Svizzera ( bistrattata dall‘Italia) ma che ha costretto all’adieu adieu i campioni mondiali della Francia, traditi ai rigori da quel suo conclamato fenomeno caro ( soprattutto ) ai procuratori. Contro l’Austria stava per cadere nel vortice malevole del torneo anche l’Italia del Mancio, che però ( a questo punto) sembra ( davvero) sorretta da un animus pugnandi che sapora di antico ed unico. Infatti adesso sappiamo che imprevisti, gufi e sofferenza si possono ( ragionevolmente) vincere.
All’elenco sono state iscritte le prime (Italia, Belgio, Olanda, Inghilterra, Svezia e Francia) e le seconde classificate (Galles, Danimarca, Austria, Croazia, Spagna e Germania) oltre alle quattro migliori terze (Svizzera, Repubblica Ceca, Ucraina e Portogallo). Ecco il tabellone completo degli ottavi .