Talvolta, di molti artisti esclusi dal ‘novero’ dei ‘più in vista’, si ignorano o si sminuiscono i valori comunicativi e originali della loro ‘fatica creativa’. Com’è, in un certo senso, per Franco. L’amico e socio Lions, con cui si parlava spesso di storie ed esempi di pittura, che finivano con il confluire nei suoi ‘percorsi creativi’. Franco scavava l’anima delle cose. Previlegiando quelle che vanno sempre più dimenticandosi. Ma da lui tutte tenute vive con la luce e il colore. Nella loro spoglia oggettività. Evitando, ad esempio, l’informale di un Mondrian ‘ perché – diceva- non riesco proprio immaginare una realtà ridotta a quadrati e rettangoli’. Franco Tanzi, con l’evolversi della sua pratica artistica, ha trovato però un modo tutto suo di raccontare ‘ le cose’, più o meno le ‘stesse cose’ di Morandi, ma con descrizione ( quasi) iperrealista del visibile. Complessa. Ricca di rimandi. Ammirevole. E dove la luce, analitica e cristallina, si tramuta in ‘voce’ che riscatta ( soprattutto) oggetti destinati all’oblio; ‘voce’ mai fatalista e sempre gioviale. Com’era la sua, quando amabilmente s’attardava a ragionare al tavolo o in crocchio dei suoi e altrui interessi. Con battuta pronta e informata.
SANTARCANGELO d/R. Franco Tanzi, parmigiano trapiantato in Romagna, deceduto nel dicembre 2008, da queste parti era considerato il pittore ‘del vero visibile’. Cantore, cioè, delle ‘cose’ che passano sotto gli occhi ma anche tra le mani di tutti, visto il loro familiare ‘uso’ trascorso e attuale. Cose che, senza esserlo, potrebbero [...]