L’interprete del Campo completa la ‘farsa’ leggendo la condanna a morte per rappresaglia e, alle cinque, i prigionieri vengono tutti passati per le armi (2). Qualcuno si dice in coppia, molti altri con raffiche di mitra e colpi alla nuca (3). Solo il 17/18 maggio del 1945 le salme vengono riesumate per il riconoscimento. I resti risultano affastellati, l’uno sopra all’altro, con qualche spalettata di terra a copertura per ogni strato di cadaveri. Al professor Molari tocca d’essere riconosciuto dalla moglie Eva e dal fratello Attilio grazie ad una maglia, un orologio, alcune banconote e, in maniera inequivocabile, da una foto del piccolo Gabriele. Di questi intrecci familiari cresciuti all’interno della grande storia, Gabriele, probabilmente, è venuto a conoscenza soltanto molti anni dopo. In età matura. Facile è comunque immaginare che li abbia valutati affranto, bagnando di lacrime l’abituale sguardo chiaro e fermo, straordinariamente ‘simile’ a quello del padre. Privo d’ombre. Trasparente. Luminoso. E capace di alimentare, una volta conosciute la sua, le loro storie, la più convinta, profonda e sincera avversione contro ogni forma di ‘prevaricazione’, ‘ingiustizia’ e ‘barbaria’ umana.
SANTARCANGELO DI ROMAGNA. Del ‘manipolo’ di antifascisti scelti dagli amministratori clementini per ‘celebrare’ anche attraverso i muri delle case i valori della democrazia e della libertà riconquistate non resta che Rino Molari, l’unico di nascita santarcangiolese tra quelli prescelti. A lui, l’Amministrazione dedicò una via ‘breve’, ma di ‘grande snodo’, [...]