Fatto è che l'Italia sportiva tutta va rinascendo. Le stagioni non c'entrano. Gli è capitato mille e mille volte, nulla di strano, soprattutto dopo aver superato prove orribili e dolorose. Infatti non si dice che la favolosa Araba Fenice che rinasce sulle proprie ceneri, abbia messo il nido in un qualche sconosciuto anfratto del Bel Paese? Certo è che, nello sport, la rinascenza è vistosa, per certi versi incredibile, oltre ogni immaginazione, eppur tangibile. Ad inizio anno, in mare, siamo andati a far tremare agli 'invincibili' dell'altro emisfero. Di poi, tra calcio ( Europeo ) ed Olimpiadi ( 40 medaglie), campionati vari ( praticamente) di tutte ( o quasi) le discipline sportive, abbiamo raccolto soltanto messi abbondanti un po' dovunque. E soprattutto contro increduli soggetti che a forza di sentir suonare l'Inno degli Italiani si dice che abbiano cominciato ad avvertire problemi ( seri) alle orecchie loro. Proprio in quest'ultime ore si sono aggiunti altri successi non secondari. Ai Mondiali di ciclismo su pista abbiamo chiuso con 10 medaglie ( 4 oro, 3 argento, 3 bronzo). Come mai prima. Ai Mondiali di ginnastica, poi, un tatuato azzurro , s'è aggiudicato la medaglia d'oro al corpo libero, mai vista in 118 anni. Dietro di lui, due argenti e un bronzo. Se non è rinascenza questa, che altro è? Nell'eletto circuito del tennis, inoltre, un allampanato ragazzo tirolese, fresco vincitore ad Anversa, sta cercando un posto tra gli otto delle ATP Finals di Torino. Dove di azzurri abbiamo già il giovane Berrettini finalista a Wimbledon. Anche questo non era mai accaduto. Il tutto, per non dire delle moto e delle auto, dove la nostra presenza è antica e salda, da decenni, tanto da avere partorito i due campioni emblematici della disciplina: Giacomo ( 15 mondiali) e Vale ( 9 mondiali). Al Vale, la sua gente, che non popola solo le colline di Tavullia, ma che è sparsa in ogni continente, gli ha tributato una memorabile festa d'addio. Che addio proprio non è visto che lascia alle sue spalle un filotto di validi eredi. Tra gli altri quel Pecco che, proprio davanti al popolo del Vale, voleva tenere accesa la speranza d''un titolo andato, comunque, ad una ragazzo meritevole e nostro per jus sanguinis, visto che tiene babbo e mamma di Trinacria. La speranza d'un titolo azzurro resta in Moto 3, con il Dennis a soli 21 punti dall'imberbe Pedrito, un poco impreparato ad affrontare azzurri. Nelle auto, infine, sulle piste, si va riaffacciando la 'rossa', quarta con il Carletto al Gp Usa, e al momento 'stritolata' dal selvaggio duello tra il Tulipano che ' se ne sbatte del Toto' e l'Anglo che di Olimpia vorrebbe raggiungere l'apice. A Misano, la pista più decorata e copiata al mondo, c'è stato un altro momento di grande significato. la dedica della quercia sulla collina al Sic, deceduto proprio dieci anni fa nel tragico incidente di pista. Papà Paolo, a margine, ha confessato di ' essere per questo ancora arrabbiato con il Creatore', esternazione ribadita anche davanti al Papa. Senza proprio convincerci. Un tal dolore solo chi l'ha provato può capirlo. Anche se, roteando sul solito bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, vien da chiedersi che se la perdita è stata incommensurabile il dono fatto a suo tempo sia stata così insignificante ? Visto che quel ragazzo che teneva una chioma simile a quella d'una quercia sarà sempre amato, ogni volta preso ad esempio e mai dimenticato?
CRONACA DAL DIVANO. ( dal 12 al 25 ottobre). Certo che le novelle ( news), liete o tristi che siano, non mancano. Giungono a fiotti dal Pianeta ( Cina e Taiwan, Eu e Polonia, etc. etc.); giungono dagli andamenti vari che si susseguono in casa nostra ( green pass, vaccinazioni, [...]