Gli abitanti di Mori dopo la fine della guerra si trovarono in grave situazione di disagio e di miseria. I moriani, costretti a lasciare le loro case e i propri beni già dal giorno successivo al 23 maggio 1915, data in cui l’Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria, furono subito allontanati dal fronte. Avviati dal governo austriaco oltre il Brennero, nei più remoti angoli dell'impero, vissero ammassati in centinaia di accampamenti appositamente costruiti in fretta e furia, tristemente noti come 'città di legno'. A guerra finita, trovarono al loro rientro la maggior parte delle case distrutte, saccheggiate o fortemente danneggiate da renderle inabitabili, i campi dissestati e improduttivi, le vie di comunicazione impraticabili, un vero e proprio paese fantasma. Scarseggiavano, inoltre, cibo e vestiario e la popolazione dovette rassegnarsi a vivere nelle spartane baracche che il Genio militare stava approntando per ospitare i profughi. La città di Lugo accolse l'invito del Comitato delle dame emiliane romagnole, del quale era presidente l'instancabile Giulia Montanari originaria di Meldola, portando conforto agli abitanti più bisognosi di Mori con la distribuzione di cinquecento pasti caldi al giorno. La 'Cucina economica città di Lugo' funzionò dal 22 aprile 1919 fino a settembre dello stesso anno, grazie al contributo in denaro di tanti lughesi. Gli aiuti non si limitarono solo a questo: il locale Comitato di soccorso per Mori redenta organizzò la raccolta e la distribuzione diretta di 'biancheria disusata domestica o personale, specialmente asciugamani'.L’esposizione sarà visitabile fino al 30 novembre negli orari di apertura della Biblioteca.
LUGO. Continua fino a sabato 30 novembre ’Lugo 1919 – Una cucina per la borgata di Mori‘, la mostra organizzata dalla biblioteca comunale ‘Fabrizio Trisi’ che ricorda, a cento anni di distanza, la mobilitazione dell’Amministrazione comunale e dei lughesi a favore degli abitanti di Mori (Trento) che, dopo la fine della [...]