Gli attori sulla scena – uomini come da tradizione elisabettiana, tra cui Leonardo Capuano – decantano una lingua che è pura sonorità e riesce a creare uno spazio visionario e fortemente evocativo. 'L’idea nasce nel corso di un reportage fotografico tra i carnevali della Barbagia – racconta Serra - I suoni cupi prodotti da campanacci e antichi strumenti, le pelli di animali, le corna, il sughero. La potenza dei gesti e della voce, la confidenza con Dioniso e al contempo l’incredibile precisione formale nelle danze e nei canti. Le fosche maschere e poi il sangue, il vino rosso, le forze della natura domate dall’uomo. Ma soprattutto il buio inverno. Sorprendenti le analogie tra il capolavoro shakespeariano e i tipi e le maschere della Sardegna. La lingua sarda non limita la fruizione ma trasforma in canto ciò che in italiano rischierebbe di scadere in letteratura. Uno spazio scenico vuoto, attraversato dai corpi degli attori che disegnano luoghi ed evocano presenze'.
RIMINI. Da un lato le intuizioni geniali di Shakespeare, dall’altra l’ispirazione di un regista contemporaneo restituita dalle maschere e dalla magia del Carnevale della Barbagia: da questo incontro nasce Macbettu, scritto e diretto da Alessandro Serra e prodotto da Sardegna Teatro insieme a Teatropersona, uno dei lavori più premiati dalla critica [...]