Non solo sport. Messi: macchè fila, un ‘artista’ se non va all’Inter dov’altro può? Qui decide Suning.

LA CRONACA DAL DIVANO. Macchè fila e fila, qui non c’è nessuna fila. Smentiamo, non perchè siamo a conoscenza di chissà qual segreto. Nulla, di nulla. Diamo solo fondo a quella sensazione che hanno i marinai quando vogliono vedere da che parte arriva la tempesta: bagnano un dito, che levano al cielo. Laddove prima s’asciuga di là sentono arrivare quel che più temono una volta sorpresi in alto mare.
Allora, dove va Leo? Secondo noi, salvo stramberie occulte, solo da una parte: sotto quella guglia, che reca in cima una Madonnina che in oltre un secolo ha visto vincere tante di quelle coppe, coppine coppette, scudetti, titoli e quant’altro ancora, da far morire d’invidia pure l’orgoglioso Bernabeu. Perchè vola da quella parte?
Per un semplice motivo: vorrebbe finalmente sapere dallo specchio delle sue brame qual è il meglio pedatore al mondo. Lui, Diego, Cristiano. Qual è insomma, il meglio, o benedetta Eupalla? Quindi dove meglio ottenere giusta risposta, se non laddove il meglio s’è cimentato.
Diego, qui, nel torneo dove a regnare è il bello, ha saputo trasformare un pulcino piccolo e insignificante in un cigno candido e splendente. Cingendolo del lauro, contro i più forti al mondo; e donde si allenò adeguatamente per portare la sua Celeste più volte in cima all’Olimpo.
Sta cercando di fare la stessa cosa anche Cr7, che viste le ultime debacle europee bianconere potrebbe anche scappare, mentre invece resta. Perchè a rendere grandi, o meglio, immortali, non son le cose scontate, facili, pronosticate, ma quelle rare o impossibili o epiche, quanto la scalata di qualche inesplorata vetta alpina o dell’Himalaya. Qual malloppo infatti è far vincere una Champions ad una grande sfigata che arrivata in finale ( pare) dieci volte le ha tutte perse?
Dicono che il Leo, per l’ interposto Pep, stia orientandosi ( Barca permettendo) verso il City. Una squadra di spendaccioni, dicono allegri perchè pagano con soldi non loro ma d’uno Stato; una squadra di pervenues, inquisita fin all’altro ieri, senza storia; una squadra di un campionato celebrato più della regina Elisabetta, ma che nell’anno del Covid nelle semifinali delle due Coppe non ha piazzato manco l’ombre. Un campionato, inoltre, dove sono i corridori ad averla di vinta e non i geni e gli artisti.
Eppoi, come la mettiamo con la crescita planetaria del Regno del Dragone, di cui Suning è suddito? Un Regno, un Suning, che in un sol colpo troverebbero pel mano l’occasione unica di mostrare a tutti ( in primis all’Europa) che non son più quei poveracci di mandarini di cui si sparla da qualche secolo in qua. Sono pronti per chiedere il timone della gran nave planetaria. Restano cauti e silenziosi. Non guasta. Ma fino a quando ancora?
In ogni caso, con il Leo anche la Beneamata entrerebbe per due o tre anni almeno nel novero delle grandi. Ponendo a confronto diretto 11 palloni d’oro. Perchè si disputino, nell‘Alma Mater del calcio mondiale, il lauro del più grande di quest’epoca. All’ombra, ovvio, di quello del più grande d’ogni epoca, che nel Paese del bello, è artista immortale.
PERCHE’ALL’INTER? Al momento nei discorsi dei dirigenti interisti Messi non esiste. Del resto la contabilità Inter qui non centra un fico. Qui ( come detto) centra Suning ( e chi dietro a lui). Per il quale l’Inter diventa un ‘mezzo‘ per consentire lo sbarco in Cina ( e nel Pianeta ) del top, di una ic0na mondiale, ben oltre il normale pedatore. Un affare che farebbe fare i salti di gioia anche ai dirigenti del Partito comunista cinese. Gli indizi di qualcosa in atto non mancano.
Il superattico, in Porta Nuova, acquistato da Jorge Messi, il papà del giocatore. La possibilità ( tutt’altro che pellegrina) di uno sbarco della famiglia nel mondo della moda. E infine il famoso Decreto crescita che consentirebbero, tanto per capire, di coprire uno stipendio di 50 mln con ‘soli‘ 65,5 mln, per via della tassazione ridotta.
Finalmente, Ibra ha detto sì al Milan. Il tracagnotto panzettato che lo assiste ha avuto quel che chiedeva. Non così i tifosi rossoneri che della solita fuffa cominciano a subodorare. Pirlo ha cominciato a sbottar monologhi. Interminabili. Il Conte, poi, ha smesso di frignare. Se gli dovessero annunciare ( com’è possibile) di prepararsi a far posto ad un tal Leo Messi, chissà dove andrà a raccattar lacrime per il prossimo piagnisteo?
MOVIDE. Extra sport, restando sul Covid, che nonostante le apparenze, continua ad esserci e a mietere vittime, soprattutto laddove pensano più ai danari che alla salute. Come capita anche nella nostra bella e amata Italia.
Con tutta quella aitante gioventù finalmente sbocciata dopo un inverno lungo, triste e oneroso, ma senza avere imparato nulla.
Ora, se ce la caveremo, dipenderà molto da loro, dalle loro movide qua e là cercate per riempire i timpani d’un qualche momento gioioso, ma che in realtà cos’ altro sono se non esercizi assordanti e ( a questo punto) pure di nuovo pericolosi?
MARAVIGLIE E MARAVIGLIATI. Tutti a maravigliarsi di questa Champions pazza. Maravigliarsi di che? Che altro infatti potrebbe partorire un evento disputato con quella formula ( diretta), sotto il sole d’agosto, e giocatori che invece d’essere al mare o ai monti sono costretti durissime sedute d’allenamento per conservare corsa, resistenza e ritmi da fantascienza sportiva?
Qualche commentatore, rimasto agli anni di gioventù, parla ancora di qualità. Ma quale qualità? Quella di Mariolino Corso, Rivera o Baggio, no di sicuro. Qualità tecnica, forse, ma solo nel passare rapido il pallone, per coglier l’avversario con la marmellata in mano. Questo è invece un calcio che non lascia respirare.
La Dea, se vogliamo essere oculati , non ci pare abbia perso per minore qualità rispetto a quella dei miliardari del Psg,messi in cavalleria per ’90, ma solo per non avere disposto di un paio di freschi difensori in più per evitare che Eupalla , quella stronza di Eupalla, si mettesse a giocare a flipper proprio nei secondi di tempo scaduto.
Checchè ne dica quel logoro astioso cafone del franco Domenech, il Gasp non ha sbagliato proprio nulla, mentre il valore tecnico suo ( e indirettamente degli altri tecnici italiani) esce semmai accresciuto. Per avere tenuto in iscacco per una intera partita una banda di miliardari con qualche ragazzotto a buon prezzo, non è da tutti. Anzi, da leggenda, come per quei pochi alle Termopili contro quei troppi degli altri.
Ora a disputarsi l’anomala Coppa dalle grandi orecchie sono rimasti Bayern contro Lione, Lipsia contro Psg. Due germaniche, due francesi. Entrambe frutto di campionati ‘inutili‘, nel senso che vengono assegnati senza contrasto alcuno ( contrariamente alla Serie A) già prima di partire. Il Bayern non era formidabile prima, non ci pare ora. Il Barca, volendo, pur in una notte tragica da ‘Invincibile Armata, poteva dare qualche grattacapo in più ai bavaresi.
Anche il Lione, settimo in campionato, non è che abbia favoleggiato contro gli spendaccioni del City, limitandosi fare in campo il dovuto. Quello che non ha saputo ( o voluto) fare l’Uefa, o meglio, la giustizia sportiva, sulla controversa questione del fair play finanziario. E così, alla fin della tenzone, quella stronza d’Eupalla, ci presenta un conto imprevedibile. Perchè non è detto che il Bayern batta il Lione, o che il Psg faccia un sol boccone del Lipsia.
Un consiglio a Ibra ( e al suo panzettato Mentore). I poteri magici esistono finchè gli altri li credono tali. Così è stato per Ibra al Milan di quest’anno. Ma dovesse nascere il sospetto che a far palpitare il suo ‘cuore‘ sia qualche ‘bonus‘ in più o meno, alla stregua degli esosi mercenari di antica nomea, non penserò davvero di continuare a cospargere pei campi altri miracoli?
Nulla c’impipa di quella scontata F1 alla toto-tedesca. Sulla Ferrari inoltre tutto spiega il giovane Leclerc ‘ Qui non funziona nulla’.
Vivo e vegeto è invece è il moto mondiale, dopo la quarta prova, in Austria. Poco abbiam ottenuto in Moto 3 ( Vietti, quarto), molto in Moto 2 (Marini, secondo e primo nel Mondiale davanti a Bastianini, caduto); moltissimo in Moto Gp, con il Dovi sul gradino più alto ( Vale quinto) e ora secondo nel Mondiale: 56 punti, contro 67 del siculo Quartararo. Sia il siculo che Vinales, nuovi fenomeni Yamaha, hanno steccato. E pensare che li hanno ingaggiati per adombrare quel Maestro che secondo fonti bene informate potrebbe riapparire sulla faccia della terra dal 1220 in poi. Marquez continua la sua convalescenza.
Nel frattempo, paradosso nel paradosso, il Dovi ha annunciato che a fine stagione lascerà la Ducati. Notizia confermata da Dall’Igna, che di tutta l’operazione sembra il deus ex machina. La tappa austriaca ha visto molte pericolosissime cadute. Quella in MotoGp, poteva costare addirittura la vita del Morbido, oltre che del Zarco, autore d’una deviazione con frenata colpevole da far accapponare la pelle.
Il Morbido non ha potuto far altro che volare via, mentre altri sopraggiunti hanno rischiato di vedersi saltare addosso i brandelli delle moto coinvolte, tra loro il Vale, che sceso dalla moto spaventatissimo mostrava il volto d’ un sopravvissuto ad una tragedia che, fortunatamente, non si sa grazie a quali benevoli uffizi, non s’ è consumata. Il Morbido ha riportato ferite e contusione guaribili. Sarà meglio intervenire?
OTTAVI QUARTI E INCOMPIUTI D’ AGOSTO. Continuano a lustrare gli scarpini quelli del calcio per le serate di Coppa. Dove noi contavamo Juventus ( contro il Lione, ritorno degli ottavi) e Napoli ( contro il Barca ottavi); mentre ai quarti aspettava la magica Dea del Gasp, che però aveva una brutta gatta da pelare: gli spendaccioni del Psg. Per farla breve, le nostre sono tutte uscite. Una moria.
Macchè Signora, questa è un’Incompiuta. Sono dieci anni che smanetta per farsi un posto in Europa e, ogni volta, per un motivo o l’altro, dall‘Europa viene ingloriosamente respinta. Respinta, respinta, come con i parvenues indesiderati. Nell’ultima esibizione aveva avuto in buona sorte una francese di secondo/ terzo pelo, abbordabile, come si dice. Eppure anche stavolta ci ha lasciato ed penne. .
Quello che più sconcerta, in queste esibizioni, è stata ( una volta di più) la gestione delle ( due ) partite che, come ognuno sa, vanno affrontate con valutazione complessiva, anzi, in questo specifico caso, con più impegno nell’andata piuttosto che nel ritorno. Cosa possibilissima. Vista la potenza di fuoco di cui dispone in attacco. Mettere nel sacco altrui uno o due gol, avrebbe alleggerito dii molto l’impegno del ritorno. Tutti, anche il venditore di bibite sugli spalti, sapevano che così s’aveva da fare. Non la Signora che ( segretamente) ama restare Incompiuta.
Ed è così successo la Bismark piemontese venisse affondata ( questa volta) da una fregata francese. E poco o nulla hanno inciso le due ‘ bordate‘ di risposta del costoso artigliere portugheise, perchè per l’ennesima volta Eupalla non ha concesso venia a quanti il pallone lo predicano senza dominarlo. Alla fine della veglia, Sarri, ha perso il posto, lasciando campo libero ad una ‘follia‘ del giovane Agnelli: tale ( inesperto) Pirlo, maestro di centrocampo, ma ( in pratica) digiuno su tutto il fronte. A volte le trovatepiù ‘folli’ risolvono le situazioni più complicate, a volte invece affossano del tutto. Chi le compie e la compagnia attorno. Val la pena sfidare così l’ineffabile Eupalla?
Ci resta in Europa League l’ Inter. La Beneamata ha superato ai quarti ( 2-0) il Getafe ; ora, in semifinale, lunedì sera, aspetta lo Shaktar D.
ALTRO. In una San Remo inedita, corsa sotto il sole d’agosto, a mettere la sua ruota davanti a tutti è stato Vout van Aert, 25 anni, fiammingo. Vout aveva vinto, recentemente, la corsa più fascinosa al mondo: Strade bianche lungo le colline senesi. S’aggiudica il Lombardia più surreale di sempre, J. Fugisang, 35 anni, danese. Finisce invece in un burrone Evenpoel.
TOTO E JEAN SE NE VANNO ? Lui, bravo, bravissimo, con il fedele Jean, suo compagno di merende, impegnato a demolire la ‘ rossa’ presente per mantenere vivo il ricordo di quella passata, quando a guidarla c’era lui, adesso, ora, tanto per cambiare, s’ è davvero incazz…to. Lui, il Toto imperatore, onnipotente, per la prima volta da quando maneggia gli affari suoi e quella della Mercedes, sì trovato davanti ad un ‘no’. Secco, chiaro.
” Siamo favorevoli. protesta – ad una redistribuzione dei proventi. La Ferrari ha mantenuto la sua posizione di vantaggio.La Red Bull possiede anche l’Alpha Tauri. Mentre noi della Mercedes non siamo trattati come meritiamo, a livello economico e sportivo, considerato quanto abbiamo contribuito alla promozione ella F1 con i nostri successi. Perciò non siamo pronti a firmare. Nè ho visto l’intenzione per affrontare la criticità”. Un ultimatum a Liberty Media, la Mercedes è pronta ad andarsene?
Che la Mercedes debba protestare per privilegi non concessi è ridicolo. Perchè, per quel che sappiamo, sono anni che chi di competenza gli fa fare brutto e cattivo tempo. A cominciare dal’introduzione ( arbitraria) della power unit. Durante questi sei/sette anni tutto le stato concesso. In pista e fuori. Se mettesse in corpo un motore da F35 sarebbe ritenuto ( certamente) conforme alle regole. Tanto che oggi può permettersi di vincere un Gp con tre ruote.
Invidia alla ’rossa’ il suo trattamento speciale, dimenticando che la ’rossa‘, al di là del fatto che è l’unico team sempre presente dagli esordi della F1, è ‘ speciale‘. In tutto. Al punto d’aver inventato la mitologia di questo sport. Se Toto non crede a quel che dice, prenda pure i suoi stracci e ( lui, e compagni ) se ne vada pure donde meglio crede. Vedremo poi se le piste del mondo continueranno a colorarsi di ’rosso’ oppure no.
LA NAVE ORMEGGIATA NELLA VALLE. Intanto, per la prima volta un ministro tedesco dice: ‘ Davanti agli sbarchi, questa volta non lasciamo l’Italia da sola‘. Non fossero parole, ma intenti, vorrebbe davvero dire che qualche settimana fa è sorta l’alba della nuova magna l’Europa. Che s’è fermata ad ammirar, mutolita, quel che un genio e qualche migliaio di operai d’imprese tricolori sono riusciti a fare ricucendo ( in un anno mezzo circa ) una profonda e dolorosa ferita nel cuore di Genoa che sembrava non più rimarginabile. A stringere gli ormeggi un grande Presidente.
( Dal team di Renzo Piano che ha lavorato sul progetto del nuovo Ponte di Genova)
‘Il nuovo Ponte dovrà essere semplice e parsimonioso, ma non banale. Sembrerà una nave ormeggiata nella valle; un ponte in acciaio chiaro e luminoso. Di giorno rifletterà la luce del sole ed assorbirà energia solare e di notte la restituirà. Sarà un ponte sobrio, nel rispetto del carattere dei genovesi’.
FRASI AL VOLO.
Hanno chiesto a Quartararo ( senza accento) se sia Siculo o Franco. “ Meglio Franco” ha risposto l’imberbe della Yamaha. Meglio che? Forse lui, appena sbocciato, crede d’essere ben altra pasta rispetto a genitori, parenti, avi, che Franchi non sono e mai saranno? E chi ti ha mai convinto, ragazzo, che un timbratore di moduli, ignorando secoli, millenni, anzi, di prodigiosa opera, sia colui che ti ha fatto quel che sei, in pista compreso?
Senti, ragazzo, ti hanno mai spiegato chi è la gente di Trinacria, e di Panormo? Che in antico eran sedi predilette di dei ed eroi, donde perfino Elio dio del Sole pascolava i suoi armenti? Eppoi terra di siculi, sicani o elimi, ma anche di fenici, greci sicelioti, romani, vandali, ostrogoti, bizantini, arabi, normanni, borboni etc etc, che hanno donato all’umanità un mix umano e intellettuale tale da non da non farla sentire in credito con alcuno? Ad esempio, ragazzo, sai che la vitale Sicilia è la più prolifica isola letteraria d’Europa.
Il pregiudizio vuole che qui domini la mafia, dimenticando però d’aggiungere che mentre altrove contro il male fan solo ciacole sputando sentenze, qui, la mafia, trova i suoi più irriducibili e coraggiosi oppositori. L’elenco dei martiri è infinito. Glieli può far conoscere il nostro grande Presidente.
Del resto, ragazzo, come diceva un gran giudice ucciso in un clamoroso attentato, la mafia è un fatto umano che , come altri fatti umani, vivi e vegeti in ogni parte del mondo, Gallia compresa, nasce e muore. Si può sconfiggere. Occorre non aver paura. Essendo alternativi. Scusa, ragazzo, una curiosità, ma di lui ed altri come lui, non ti hanno mai parlato?
* TORNERA’ UN CICLO. Il giovane Leclerc, 21 anni, suddito di principi liguri, dice: ” Sono in un team speciale, dove ad assegnare tituli è la passione di chi lo anima”. Il giovane Leclerc aggiunge che, prima o poi, tornerà un altro ciclo della ‘rossa’.
Al momento costretta da una congiunzione astrale a far da zerbino a quello o quello, perfino a fotocopie e venditori di bibite. Speriamo abbia ben consultato gli aruspici. Perchè i sa tanto che con quella dirigenza con cui si ritrova ( al momento ) la ‘rossa‘ poco o nulla c’è da sperare.
CR7 INCOMPRESO. France Footbal, che poco o nulla ha da pensare, avrebbe tirato fuori un recondito desiderio di Cr7 d’andarsene da Torino per approdare a Parigi. Sulla sponda di quegli spendaccioni che il fair play invece di contenere lascia pascolare a piacimento come e dove più garba. Che pensi di far meglio che con la Signora il puntero lusitano , 35 anni, a Parigi, se non a passare il tempo lungo gli interminabili boulevards, non è dato conoscere.
Certo è che non sarebbe approdato in un luogo dove si fa storia, e neppure ci si copre di gloria, visto che gli spendaccioni quel campionato ( per di più ) indebolito dalle scelte anti Covid , possono vincerlo anche mandando in campo i raccattapalle. Insomma: France Footbal, che poco o nulla ha da pensare, per ridar slancio ad un campionato già assegnato prima ancora d’iniziarlo, non sarebbe meglio che consumasse il suo genio in altri più lusinghieri passatempi?
TRE ARGOMENTI. L’intervista a John Elkan. Se si vuol capire il perchè la ‘rossa’ stia sempre più sprofondando, basta gettar l’occhio sull’intervista rilasciata alla ‘rosea’ dal successore dell’Avvocato, John Elkan, 44 anni, nato a New York e laureato in ingegneria al Politecnico di Torino, presidente di Exor, la holding controllata dalla famiglia Agnellii di cui fanno parte anche Juventus e Ferrari.
Per lui, John, tutto va bene così com’è. Monsieur Candid non gli farebbe un baffo. Innanzitutto la Ferrari che ( nel suo insieme) gode di ottima salute. Quel drago del Camilleri ha qui ottenuto risultati industriali da far schiattare di rabbia i concorrenti: dai cinque nuovi modelli alla gestione dell’emergenza sanitaria fin al Back on Track che è un esempio al Mondo sul come tornare al lavoro in sicurezza in presenza di Covid-19.
Mentre quell’altro drago del Binotto, figlio della ’rossa’, seguace pazzo dei gamberetti, alla guida della Scuderia da un anno, avrebbe tutto quel che serve per aprire un ciclo vincente. Già, ma da quando? E come? ” I tifosi- svolazza l‘Erede - stanno soffrendo quanto noi. Per questo è bene essere chiari e onesti con loro.
Ci aspetta un percorso lungo. Quando Todt aprì nel 2000 quello storico ciclo, venivamo da un digiuno che durava vent’anni, dal 1979 … L’importante è oggi come allora lavorare in pista e fuori pista, in maniera coesa, costruire passo dopo passo la Ferrari che vogliamo”.
Un percorso lungo? Vent’anni di digiuno? Lavorare in pista e fuori pista? Se chiedete un parere ad uno che si sollazza sul divano, direbbe: ‘ aria fritta‘ o anche ‘ aria di Parigi’. Che sgorga spontanea dalla bocca di uno che non sa quel che dire e quel che fare. Buio. Tenebra. Nell’attesa dell’alba ( bontà sua ) del 2022, alloquando ( forse) non ( solo Toto e quelli di Stoccarda ) si saranno stufati di usare la ‘ rossa’ qual illustre zerbino sulle piste concesse durante e dopo l’emergenza.
E passiamo alla moto, dove anche lì i fenomeni abbondano. In casa Yamaha, soprattutto, che immemori di quanto gli ha portato in saccoccia il maestro di Tavullia, non appena hanno trovato due imberbi con le ali, hanno pensato bene di congedarlo come un soggetto qualsiasi, archeologico, di quelli che nascono a fiumi ad ogni più sospinto.
Sono alcuni anni che ( ci scusino) gli ‘asini’ del Sol Levante s’ostinano a consegnare catorci alla guida del Maestro, che se fosse messo ( appena appena ) in condizione di competere sarebbe ancora in grado alla sua veneranda età di elargire lectio magistralis.
E finanche di andarsi a prendere quel decimo titulo che gli riserverebbe la vetta dell’Olimpo sportivo ( almeno) per il prossimo secolo. Sì, perchè quello che fa specie, è che a quegli ‘asini‘ del Sol Levante nessuno abbia cercato di far capire che la stragrande maggioranza chi affolla piste, schermi, social, lo fa solo per godersi gli ultimi spiccioli d’un talento combattente senza pari.
Non crederanno mica, i samurai, che la gente corra a vedere un Tizio che parte dal primo abbassar di bandiera per andarsi a fare una scampagnata in solitaria su questa o l’altra pista del mondo? Tra l’altro, sfidando a piacimento le leggi della natura, per cui oggi c’è domani chissà ?
In ogni caso, come nell’ultimo caso, in Andalucia, è bastato ritrovare il Maestro su una moto rabberciata alla meglio in agone coi figlioli suoi, per riassaporare il perduto fascino di questo periglioso sport fatto per gli audaci di genio e non d’arrembaggio. Per meritare applausi, non ripetuti ragli d’asino.
IL MARC INFORTUNATO. Moto, calcio. Due occasioni di grande sport. Nella moto ci sono stati alcuni eventi che scuotono. Il Marc, verificata la tenuta del braccio ferito, ha deciso di rinunciare alla gara. Lasciando campo libero al giovane Quartararo, da scrivere e pronunciare senza accento abusivo alla francese, perchè a ‘ creare ’ individui non è una carta ma son quei secoli che gli hanno trasmesso il dono.
E’ in quella radice che la pianta ha trovato modo di levare alto il fusto, con tanto di rami, figlie e fiori. Questo il giovane Quartararo non lo sa, o finge di non sapere, perchè non penserà mica che l’essere siciliano abbia qualcosa da invidiare all’essere francese? Non parliamo, poi, dell’essere italiano, che negli ultimi duemila e cinquecento anni ha scritto pagine fondamentali per la storia del Pianeta. Inarrivabili per altri. Eppoi, quando guarda in faccia ai suoi, babbo manna non na e nonno etc etc, che siculi sono, forse li disconosce trattandoli da stranieri? Se li danno del ‘ testa di minghia’ s’offenderà?
E comunque sto discorso degli italiani che non vogliono essere italiani, o fingono di non esserlo, vedremo di approfondirlo in seguito. Perchè non ci garba affatto.
Tornando al secondo appuntamento di Andalucia, orbo di Marquez, con il giovin Quartararo in solitaria, a meritare applausi sono ’italiani veri‘ il Pecco, il Morbido e il Vale. I primi due sono stati inopinatamente traditi dai motori, il terzo invece ( caso mai ce ne fosse stato bisogno) una volta di più ha dimostrato cosa rappresenta per lo sport motociclistico d’ogni epoca. Un unicum inarrivabile. Da leggenda delle leggende.
Capace alla sua età di tenere testa ai figliol suoi. E basterebbe che quei ‘crucchi‘ del Sol Levante si decidessero a mettergli a disposizione una moto accettabile, per fare il miglior affare della loro storia. Affare senza confini di tempo e spazio. Altro che ( con rispetto parlando) parteggiare per i Marquez, Quartararo, Vinales e chi più ne ha, più ne metta! Possibile che quelli del Sol Levante siano diventati così rincoglioniti?
VOCI SOLO VOCI ? S’è sparsa la ‘ voce’ che il papà del Messi ha comprato casa a Milano per questioni fiscali. Che sia Milano una sede da ‘questioni’ fiscali giunge nuova. Nuovo invece non sarebbe l’arrivo nello stadio dei trionfi del suo figliolo, probabilmente ’rotto’ dalle beghe catalune, e voglioso di cimentarsi nella terra dei padri che è anche ( nonostante la carenza stadi e qualche incompetente al potere) la sede del campionato più difficile al mondo, unico abilitato a rilasciare la laurea del ‘ più grande d’ogni tempo‘. Lo ha fatto col Diego divinità Partenopea potrebbe provarci anche con lui. In fretta però, perchè gli anni passano.
Quando dicevano che Lautaro voleva volare al Barca, ci chiedevamo: il rampollo di Suning che siede su un impero fin quando vorrà continuare a recitare la parte del poveraccio? Dunque non Lautaro da Messi, ma Messi da Lautaro. Ed è forse proprio questo che sta accadendo? A noi risulta che sia il Barca ad avere bisogno di danari, e non l’Inter di Suning. Diciamo la verità, l’operazione non solo non ci meraviglierebbe, ma ci costringerebbe ad esclamare: perchè tanta attesa?
Da Messi a Marquez. Il fenomeno cataluno, nell’ultimo Gp, impegnato in una rimonta forsennata, è finito fuor di pista con danni notevoli. S’è rabberciato, ed ha chiesto ( come suo solito) di tornare immediatamente nell’agone. Rischiando per sè e per gli altri. Ovvio. Tanto più che se dovesse ricadere non si sa qual finale di carriera potrà essere riservato ad ragazzo di sicuro grande talento che dopo avere sfidato le leggi degli uomini vuol sfidare anche quelle degli dei. Glielo concederanno?
ACCORDO STORICO PER LA LEGGIADRA EUROPA? È finalmente accordo sul Recovery Fund - annuncia la Repubblica - i leader europei impegnati in duri negoziati da venerdì scorso, alle 5,32 del mattino, dopo l’ennesima notte di trattative, con gli occhi cerchiati dalla stanchezza approvano per acclamazione e applauso finale il testo di un vertice combattuto fino all’ultimo, che in più di un’occasione è arrivato a un passo dal fallimento e risolto sul filo di lana nell’ennesimo incontro sulle riforme tra Conte e Rutte, guidati da Merkel e Macron.
Può dunque vedere la luce il piano straordinario da 750 miliardi per salvare i paesi più colpiti dal Covid dal tracollo finanziario. Soldi che saranno reperiti da Bruxelles tramite gli Eurobond. Un passo storico per l’Unione, che cambia le politiche economiche del continente al termine di un drammatico summit, che entrato nel quinto giorno di trattative, supera per lunghezza il record di quattro giorni e quattro notti di colloqui del vertice di Nizza del 2000.
Al momento è solo una anticipazione. Da definire in seguito, meglio, nei dettagli. E comunque la lunga e rognosa trattativa se fosse davvero finita in un accordo, a vincere non sono questi o quelli ma tutti. Certo, qui, qualcosa di nuovo si ( finalmente) destato, a partire dal ruolo esercitato dalla signora Cancelliera per conto suo e della nazione che rappresenta, per comprendere il ruolo della Francia, coerente, non tentennante come si temeva, ma anche dei frugali e dei sovranisti.
Battuti, tutti, come s’usa dire nel gergo politico, ma in realtà nessuno perdente. Nessuno. Perchè qui in gioco non c’era questo o quel orticello ma un continente, che necessita di trovare ( rapidamente) unità ed energie indispensabili per competere nell’agone planetario. Creando su una corpo antico una nazione nuova. Forse, meglio è stare ancora con i piedi per terra. Sorprese possono sempre essere dietro all’angolo. Anche perchè far ragionare all’unisono realtà diverse per ‘antico pelo’, non sarà mai facile.
Ora però è certo che, sospinti anche da una tragedia sanitaria che ha messo a nudo tutta la fragilità possibile della vecchia Europa, si cercherà di fare ulteriori passi in avanti. Dopo il carbone-acciaio e l’euro toccherà alle istituzioni politiche. Per dare una guida politica, che pur salvaguardando le diversità storiche consenta di realizzare liberamente, democraticamente, consensualmente, un’unica cabina di regia adeguata alle necessità attuali e future.
Qualcuno potrebbe storcere il naso pensando che, questa volta, ad avere avuto la meglio siano stati i mediterranei. Italia e Spagna, in primis, del resto tra i più colpiti dalla pandemia. Non è così. Non dovrà essere mai così. Perche se d’ora in poi ci si muoverà per sostenere l’uno o l’altro a seconda della bisogna, chi potrà mai parlare di vincitori e vinti?
PRESIDENZA GERMANICA DELL’ UE. Per la tredicesima volta dal 1958 la Germania assumerà in luglio la presidenza di turno dell’Unione europea. In un momento difficile, se non decisivo. Tredici anni fa la Germania si adoperò in tre grandi direzioni: il trattato di Lisbona, la dichiarazione sul 50° anniversario del trattato di Roma, e il pacchetto su ambiziosi obiettivi ambientali.
Oggi, a distanza relativa da un passaggio importante, la Germania sta cercando di mettere in mostra una nuova leadership. Richiesta. Indispensabile, Perchè forse mai come oggi l‘Unione è in serio pericolo. La pandemia tuttora in corso ha inceppato l’economia. Gli Usa sono ormai un alleato tentennante. Mentre paesi come la Cina non nascondono la loro ambizione di diventare un soggetto planetario.
Mai come oggi l’establishment germanico ha toccato con mano quanto l’Unione e il suo mercato siano ‘ un porto sicuro da preservare e da difendere‘. Se attraverso l’asse con la Francia o meno è da vedere. Importante è che si ragioni cercando di non infierire sui Paesi in maggiore difficoltà, ma di sostenerli. La Francia stessa è un Paese in forte difficoltà.
Si parla quindi di mutualizzazione del debito. Che non è beneficenza ma lungimiranza. Prima si tolgono dal fuoco le castagne in maggiore difficoltà meglio sarà per tutti. Per la Germania in primis. Da un decennio i tedeschi frenavano su ogni ipotesi di condivisione dei rischi. Oggi invece, rinunciando a quella gabbia di ferro del Patto di stabilità, accettano la ‘ generosa politica monetaria della Bce e soprattutto fa propria la necessità di finanziare a livello comunitario la ripresa europea‘.
Il ripensamento è notevole. E forse giunto in tempo a salvare l’idea di una nuova, grande nazione. Mettendo grinta nel motore. Anche nei confronti d’un sistema centralizzato e durissimo come quello cinese, finora trattato con inspiegabile leggerezza come stanno facendo alcuni nostri corrispondenti da quel Paese che tutto svela fuorchè quello che gli si ritorce contro. Mal celando obiettivi planetari ormai evidenti.
In un tale scenario, meglio far finta di niente o ( cominciare) a prendere le opportune misure di salvaguardia? Il presidente Steinmeier ha avvertito i suoi connazionali ‘ Dobbiamo preservare l‘Europa. Dobbiamo pensare, sentire, agire da europei. Se non preserveremo l’Europa, anche dopo questa epidemia, allora mostreremo di non meritare la liberazione celebrata lo scorso 8 maggio’. Sembra, questo, il combaciare con il lungimirante e ripetuto ’messaggio’ del nostro ammirevole Presidente.
Buon lavoro, signora Cancelliera. Con juicio, però. Se è vero che dalla Prussia è nata la Germania e dal Piemonte l’Italia, perchè può essere che dalla Germania ( e Italia) non nasca l’Europa?
ADDIO, CARI ARTISTI DELLA PELOTA! Per Alex stiamo tutti tifando. E pregando. Visto che nell’impatto con un camion in zona Pienza ha riportato gravi danni al momento sotto osservazione. Il fisico dell’atleta, già ‘tirato a lucido‘ per le paraolimpiadi rinviate, sta rispondendo alla grande, è semmai la parte cranica che sembra riservare le maggiori preoccupazioni. Alex è ricoverato all’ospedale di Siena,circondato da un affetto incommensurabile che altro non attende che lo scioglimento della prognosi riservata. Ad Alex ha scritto una bella lettera papa Francesco. Le condizioni di Alex ( al momento) restano stazionarie anche se gravi dal punto di vista cerebrale
Ci ha lasciato anche Mariolino Corso, 78 anni, ala sinistra della Grande Inter anni Settanta. Un artista col pallone. Di quelli che oggi, molto probabilmente, con tutti quei calciatori trasformati in cavalli d’assalto, manco avrebbe calcato un rettangolo di gioco. Lui, che bene e spesso sembrava passeggiare lungo il suo spicchio di campo, sornione, pronto semmai a qualche breve inattesa accelerazione, per indirizzare la pelota con l’unico piede che usava, il sinistro, laddove meglio credeva.
Se poi c’era da eseguire una punizione, allora lo stadio si metteva in silenzio per seguire una traiettoria ‘ a foglia morta’ che andava ad insaccarsi laddove neppure la più fervida immaginazione poteva prevedere. Colpi da artista. Di quelli che più che ad essere usciti da un ippodromo, son allievi ( anche senza saperlo) di orti, giardini e botteghe dove si pensava ad allietare l’esistenza con il culto del bello. Gli Oricellari piuttosto che del Verrocchio. Il San Marco e non quel del Perugino. Trascurando ceselli, scalpelli e pennelli, optando semmai ad un’innaturale combutta del piede con un pallone di cuoio per cantare il bello del nostro tempo.
E’ anche dopo la ‘lezione’ di artisti come Mariolino, narrato come ‘ piede sinistro di Dio’, che ci pare poca cosa quel gioco ‘ metafora della vita‘ abbandonato alla frenesia di sospetti destrieri. Di filosofie di gioco che in tanti raccomandano quale punto d’arrivo anche per il nostro calcio, ma che delle quali facciamo sinceramente a meno. Nulla da imitare. Semmai da inventare, sperando che Eupalla ci torni a donarci campioni artisti come Mariolino Corso.
UN’ESTATE STRANA. E’ un’estate strana, più che diversa. Il calcio cerca di non affogare, e le mette in mare tutte pur di non andare a far compagnia ai pesci.
Non meglio se la passano gli altri sport. Il tennis se la prende calma, il basket ( nostrano e non) cerca di ripopolare i suoi palazzetti fino all’altro giorno ricolmi di folle oranti, le moto e le auto pastrocchiano al loro interno facendo mercato quando meno uno se l’aspetta. Nel frattempo i vecchietti si mostrano duri a morire.
Vale da Tavullia , ad esempio, oltre i 40, potrebbe accasarsi in un team privato. Più per partecipare che per vincere o far vincere. Intanto non cessa la campagna di rafforzamento delle nostre belle di pallavolo. Che, anche senza lo Zar tornato in Russia, restano i tornei ( maschile e femminile) più ambiti al mondo.
Restiamo ( come sempre) sospesi sulla questione stadi. Vitale. Tanto che quando si va a guardare quello che incassa la Premier rispetto a noi vien male al cuore. Un divario favorito da meriti e demeriti loro e nostri. Altrimenti inconcepibile, perchè per quel che ci riguarda non andiamo ( quasi mai) in delirio per un torneo, quello di Premier, con scenografie impeccabili ma dalle prestazioni non condivise. Esteticamente, perchè al posto di cavalli al galoppo vorremmo ammirare artisti in vena creativa; fisicamente, perchè per mantenere certi e cotali ritmi il problema non è tanto la tecnica ma ( più che altro) l’alimentazione. Infatti qual biada manducano quegli indefessi destrieri britannici?
CIFRE DEL CALCIO EUROPEO. Come van dunque le sorti del calcio europeo? In testa naviga la Premier, con 5,851 mld; seguono: Liga, con 3,375 mld e Bundes con 3,345 mld. Cade dal podio, manco a dirlo, la nostra Serie A, che con 2,495 mld supera la Ligue con 1,902 mld. Come mai cotanti abissi? Presto detto.
La Premier ricava buona parte delle sue entrate dai diritti tivù ( 59%, soprattutto esteri) e stadi ( 13%). Spagnoli e Tedeschi, ottengono qualcosa di più al botteghino ( 16%) e si differenziano un poco nei diritti tivù ( 54% l’uno, 44% l’altro).
Noaltri, invece, ce la battiamo per i diritti tivù ( 59%, soprattutto locali) e andiamo ( più o meno) a zonza per tutto il resto. Morale: stiamo al quarto posto, col cucchiaio di legno in mano, quando solo una decennio fa vincevamo il Triplete.
Marciamo nel calcio al passo del gambero. Come ( più o meno) in altri ambiti, purtroppo essendo un Paese che alle straordinarie meraviglie affolla gli incapaci più incapaci ( maschi o femmine che siano poco cambia) del Vecchio Continente. A sua volta non messo al meglio: il che è tutto dire!
Le nostre Termopili sportive sono gli stadi. Qui van fermati i nullafacenti. I tintinnega. I rubapane a tradimento. Per tutti loro muovere un foglio è arduo quanto costruire una piramide a Giza. Perchè se non si riesce a far impianti adeguati non solo perderemo il quarto posto, ma anche il quinto, il sesto e così via.
Senza aspettar molto. A Roma si latita al punto che stanno per far scappare Pallotta e compagni di merenda ; a Firenze si fa di tutto per scoraggiare l’italo- americano; a Milano si traccheggia tra vecchio e nuovo, senza approdare nè all’uno nè all’altro. L’unica nota edificante giunge da Bologna, dove con accordo pubblico- privato- Finmeccanica, si potrà ammirare tra due o tre anni ( salvo sorprese ) l’improrogabile restyling del ’Dall’Ara’.
ADESSO TOCCA A NOI. E adesso che l‘Europa s’è mossa è il Belpaese che non deve deludere. Da un lato non dando spago ai pregiudizi, dall’altro, non impastoiandosi in meandri che ancora non ha superato completamente. Non che ( al momento) sia tutto chiaro e definito, ma quanto van facendo le tre signore ai vertici dell‘Europa non è cosa da poco. Andassero avanti così più che ‘ tre Disgrazie‘ diventerebbero ‘ tre Grazie’, da far concorrenza a quelle immortali del Botticelli.
SPORT E ALTRO. E’ finita la Bundes. A tutti i costi. Con il Bayern ottavo titulo di seguito come volevasi dimostrare. In un agone surreale. Per un torneo che ha il vincitore assicurato prima ancora di dare il via. E chi lo dice che non sia proprio questo il modo di allontanare la gente da una visione dell’ sport agonistico non più allettante? Nel frattempo, imperterrito, prosegue il calciomercato. Nostro e altrui.
Con tutti quegli spostamenti che sembrano truppe d’un esercito che non c’è. Con il Barca che cerca il puntero argentino dell’Inter senza sapere manco quanto gli resta in cassa. Diciamo questo con la morte nel cuore. Perchè lo sport è il nostro diletto. Con i suoi eroi veri o presunti che davanti a quelli veri, spavaldi di fronte al virus assassino, si sono mostrati poca cosa. Scappando uno qua, uno là. Tra un po’ ripartirà la Liga, con a ruota la Serie A.
Occorrerà balzare all’indietro. A quel Ginettaccio di Ponte Ema che sulla strada ha sfidato il più grande di tutti i tempi, e fuori della strada anche la morte. Per salvare creature umane. Circola su Sky tal Federico che, come l’aedo Omero nei suoi giorni ciechi, va raccogliendo miti da rammentare ai giovani.
Strano che tra i tanti già scelti non abbia inserito ancora quello che tra i miti dello sport moderno pariglia con pochi. Due o tre. Non di più. E non perchè di itali pedalatori si tratta. Intendiamoci, però, il Ginettaccio abbinato all’Altro, perchè è in coppia che hanno ridato orgoglio al loro popolo umiliato da una guerra disastrosa che tuttora presenta l’amaro conto. E all’Europa quella ‘borraccia’ simbolo per come riallacciare fili strappati tra popoli avversari ma non nemici dello stesso Continente.
A margine, da notare che il sondaggio della Gazzetta sul più forte del Giro di tutti i tempi, ha visto al primo posto il Grande airone di Castellania e al secondo il Ginettaccio di Ponte Ema. Come volevasi dimostrare.
I ROSSO TOGATI. Abbiano fatto appena tempo a formulare la domanda che subito ci è arrivata la risposta. Insomma. Questi Germani, vogliono o no l‘Europa? Un ‘Europa libera, democratica, solidale e ( meglio ancora) lungimirante? La vogliono o no? Ad ascoltare gli alti vertici imperanti sembrerebbe di no. Proprio di no.
Andiamo con ordine. La sentenza della Corte costituzionale tedesca ( BVerfG) del 5 maggio scorso ( ci soccorre il Sole24Ore) ha preso tre obiettivi con un sol colpo. Ha definito ingiustificabile il quantitativo easing perseguito dalla Banca centrale europea(Bce), a partire dal 2015, con il Pubblic Sector Purchase Programme (PSPP), gettando un’ombra sul suo attuale programma anti-pandemico.
Inoltre, ha giudicato ‘ultra vires’ ( al di là dei suoi poteri) la sentenza 2018 della Corte di giustizia europea( Cge), che aveva considerato il PSPP compatibile con il mandato dellaBce; ha criticato il governo tedesco e il Bundestag per non avere difeso gli interessi dei risparmiatori, banche e assicurazioni della Germania che, per anni, avevano messo sotto accusa Mario Draghi di averli danneggiati per avere azzerato i tassi d’interesse a vantaggio dei paesi debitori ( come l‘Italia).
Non intendiamo entrare nel merito di norme da legulei d’Oltralpe. Affari loro. Ci corre l’obbligo invece di soffermarci su quanto va facendo quella combriccola di togati che, nella forma sembrerebbero pure rispettabili, ma che nella sostanza fanno tornare ( per più ragioni) orribili brividi lungo la schiena. Che fanno mai, codesti rosso togati? Intanto, è dagli anni Novanta del secolo scorso che usano sentenze per contrastare, con sistematicità e continuità, la visione sovranazionale dell’Europa.
Che non masticano, per nulla. Perchè, a dir loro, non trova legittimazione democratica. La Ue sarebbe una ‘ organizzazione che deriva dalla volontà degli stati nazionali che l’hanno costruita’. Nella sentenza sul trattato di Maastricht del 1993, il BVerfG precisa che ‘il Bundestag deve mantenere compiti e poteri di peso sostanziale ( in quanto) il Parlamento europeo ha solamente un ruolo di supporto nel fornire legittimazione all’Ue‘.
E così via. La sostanza è che nella visione della BVerfG convergono sia le teorie stataliste che costituzionaliste della tradizione tedesca. Lo stato costituzionale è la condizione irrinunciabile per la preservazione della democrazia e ( udite, udite) per la difesa dell’identità del suo popolo. I rosso togati, insomma, sono le vergini vestali messe nel tempio per accudire al sacro fuoco della germanità. Idee, che ci fanno volare all’indietro nel tempo.
A quella volontà d’imporsi sul mondo, trovando invece massacri, distruzioni e orrori, tanti, imperdonabili, come quello ( che nessuno potrà mai mendare ) di ‘ trasformare in un fil di fumo‘ gli occhi benedetti di tanti fanciulli. Su questa strada, aspettano ogni inciampo per saltare sulla ribalta. Protetti dai loro ‘ scafandri ideologici‘ che gli impediscono di capire la diversità sostanziale tra la vicenda tedesca e l’integrazione europea.
Chiaro è che, a questo punto, le soluzioni possono essere poche. La migliore sarebbe quella che la parte ‘ evoluta‘ della Germania si ribellasse ai diktat togati, e li mandasse a ripassare almeno l’ultimo secolo di storia patria. La peggiore, quella che gli stessi europei, statalisti e non, vittime tante di tanta nefasta ottusità, con cui hanno un conto secolare ancora da saldare, si decidano ad estromettere dalla Ue proprio quei togati e quanti ancora li sostengono. Di questi signori ( e dei loro fans) che vanno in guerra con le fanfare tornando poi sotto altre ecatombi, ne abbiamo piene le scatole. Non ci è bastato avere legato già una volta il nostro al loro destino ?
VOGLIONO O NO L’EUROPA? Non ce vogliano coloro che un tempo chiamavamo ‘barbari‘, ma a volte ci assale il sospetto che tutto sto accantonamento non si avvento. Come avrebbe dovuto. Totalmente, anche perchè è solo così che le ‘ colpe dei padri’ non cadranno ‘ sui loro figli’. Resta il sospetto che qualcuno abbia ancora presa su quella scena, tirando i fili di questo e quella, costringendoli a recitare un ruolo che convince sempre meno. Per non andare per le lunghe: la Germania, questa Germania al potere, rappresentata dalla signora Cancelliera, vuole o non dar vita ad una nuova nazione che possa andare dalla Scandinavia al Bosforo, dalla penisola iberica a quella balcanica?
Lo vuole? Ebbene, se lo vuole come può dar luogo a sentenze come quella della Corte tedesca sulla Bce ? Che avrà pure ( a sentir loro) un fondamento, ma che espressa col tono perentorio del padrone d’un tempo alla servitù d’oggi, evoca un mai sopito terrore. E’ auspicabile che la Bce mantenga il dialogo e il rispetto delle istituzioni, facendo pervenire ( non si sa come) alla Corte quanto richiesto, peraltro frutto di valutazioni già copiosamente fatte in Bce, e che sembrerebbero trovare un appoggio indiretto nel presidente della Bundesbank Jens Weidmann, che si adopererà a far tutti contenti, l’Eurozona e la Corte tedesca. Di certo, la lotta è aspra, si vede, interna e non , e per nulla scontata.
Intanto arrivano previsioni e primi dati post seconda fase pandemica. Eurozona a -7,7% e Italia -9,5%; mentre la Cina segna ( audite!) un surplus commerciale intorno al +3%. Detto così, con solo qualche isolata cifra a disposizione, sembra ( a ciacole) che a prenderla nel sacco pandemico sia tutta l’Europa ( Germania e staterelli attigui forse esenti), la Gran Bretagna dell’immunità di gregge e gli Stati Uniti del cow boy ancora in sella. C’è chi sostiene che questo più un virus, sia stato un conflitto bellico senza soldati nè bombe atomiche in campo. Fosse così, d’ora in poi, al levar dell’alba, che altro ci resta da fare se non volgere li oculi verso Oriente per omaggiare i nuovi padroni del sole che sorge?
Dalla Germania arriva anche quel raggio di sole che libera dalla quarantena il campionato di calcio. Ancora una volta sembra tutto dovuto ( formalmente) alla signora Cancelliera, in realtà i ’tugnini’ se non si affrettano a dar corso al loro maggior torneo calcistico, rischiano di vederselo ridimensionare di non poco da un giorno all’altro. Come potrebbe capire alla planetaria Premier o alla Liga dei due Panda. Che, a quel che pare con l’affare Messi-Lautaro-Messi, sembrano i nobili Trao del Mastro don Gesualdo, che vorrebbero questo e quello come ai vecchi tempi, ma che più nulla possono ( o quasi) con i nuovi.
Aspettiamo il responso post pandemia. Che non dovrebbe trovare in posizione ideale, manco la nostra Serie A, che dovrebbe partire a breve, ma che intanto potrà solo allenarsi. Saltare la fine, potrebbe voler dire un salasso in termini ( soprattutto) di diritti tivù ( davvero) insostenibile. Tale, sempre con la speranza di errare, da farci ripiombare all’età in cui dei legionari davano calci ad una vescica gonfiata per trascorre i momenti di tregua.
I
Passiamo agli stadi. Chè da quelli, una volta messo in cantina il virus, dovrà ripartire il calcio. La situazione non è rosea, anche se è la ‘rosea’ che non li molla un attimo. Genoa e Samp hanno restyling in corso; la Viola vorrebbe farsi un Franchi nuovo, ma tanto si fa per far perdere la voglia di farlo mister Comisso; Inter e Milan, trattano; Bologna, lavora a progetti definitivi; Spal, uno dei pochi da poco riqualificato;
Sassuolo, stadio di proprietà rifatto; Juventus, come per il Sassuolo, con un impianto moderno e che ha il solo difetto di essere limitato nei posti; Lazio e Roma, tutto demandato alla volontà degli dei; Verona e Brescia, non hanno vincoli ambientali e sperano; Udine, unico buon esempio; Cagliari, sede provvisoria; Lecce, già fatto un restyling; Napoli, ristrutturato l’anno scorso; Torino, s’accontenta dell’olimpico ‘Grande Torino’.
Da due mesi, assicura la ‘rosea‘, in Lega si sta lavorando per il futuro. Il calcio italiano chiede una brusca accelerazione sul fronte infrastrutture e chiede al Governo aiuti concreti agli imprenditori che sono pronti a crea un qualcosa che servirà, di sicuro, al club ma che porterebbe benefici economici anche ( e soprattutto) alla città. Tutto chiaro, eppure i ’bacucchi’ vecchi e nuovi e di generi diversi, faticano da matti a capire. E fare.
TOGLIAMOCELO DAI MARONI. ‘ I debiti vanno pagati’ dice Carlo Messina, ad di Banca Intesa Sanpaolo, che lancia l’allarme sui ‘ livelli eccessivi di rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo’ dell‘Italia. Per questo la priorità è mettere in campo ‘ tutte le iniziative possibili’ per realizzare ‘ un progetto Paese che preveda interventi a tutto campo, con cinque manovre importanti’. Eccole: il lancio di bond sociali ‘ creando le condizioni affinchè gli Italiani si convincano a spostare una quota della loro ricchezza’, riportando capitali in Italia, utilizzando pare del Tfr, valorizzando il patrimonio di Stato e Regioni, sbloccando gli investimenti pubblici.
L’argomento è vasto. Ma decisivo. Se non altro per ‘toglierci dai maroni’ i ‘ sicari’ dello spread che ad ogni nostro spiffero alzano e abbassano la cifra. Intimorendo. Paralizzando. Da sempre ci chiediamo qualcuno che, rimboccandosi le maniche come Diocomanda, voglia toglierci dal collo questa insopportabile spada di Damocle. Se non siam tratti in inganno, l’iniziativa di Messina, sembra esaudire l’auspicio. Di certo la sua appare un’eccezione, che ( proprio per questo) sarebbe stolto far transitare nei limpidi cieli del Belpaese quanto la cometa di Halley. Visto che sarà meglio non fare troppo affidamento sulle soluzioni attualmente in discussione sui decadenti tavoli bizantini d’Europa.
Ce la faremo a riportare a più miti consigli il mostriciattolo? Messina indica cinque ( epocali) manovre. Altre soluzioni ( per lui) non esistono. Del resto ( audite, audite! ) l’Italia è ricca molto più dell‘Olanda e della stessa Germania. Stiamo parlando di ( oltre) 10 trilioni di euro, tra risorse delle imprese e risparmi delle famiglie. Il problema è che solo una minima parte sono investiti in titoli del debito pubblico italiano. Infatti solo il 4% dei titoli di Stato sta nei portafogli delle famiglie nostrane. Di qui, però, può partire la riscossa. Per Messina, bancario, va messo a punto un ‘nuovo strumento finanziario’ che aiuti a reggere l’urto dei mercati. Occorre quindi convincere chi ha a investire diversamente.
Acquistando bond sociali, per far salire dal 5 al 20% la parte del debito pubblico controllata dal risparmio privato italiano. Con rendimenti competitivi, sgravi fiscali, scudo penale per chi trasferisce capitali dall’estero trasformandosi da esportatore di capitali in propulsore della ripresa e dell’accelerazione della crescita italiana. Ci sono (circa) 2oo mld di euro dei risparmiatori italiani che fanno la fortuna altrui, Orange in prima fila.
Uno sforzo non campato in aria, anche perchè chi dice che credere nel Belpaese piuttosto che nei Barbari predoni non sia la cosa più lungimirante (oggi) da fare? L’opportunità s’è creata. Sfruttiamola. Del resto quei balconi tinti di tricolore, che altro cantano se non l’orgoglio d’un grande popolo niente affatto intimorito da quel furbetto di Coronavirus inviatoci in dono da un’ambiziosa tirannide dell’ Estremo Oriente?
Altra manovra è l’accantonamento dei 26 mld annui di Tfr: perchè non consentire che una parte venga investita in titoli pubblici esentasse? Inoltre: perchè non lanciare un piano per la valorizzazione del patrimonio dello Stato e degli Enti locali, allegerendo il bilancio statale e avvicinando i cittadini ai loro tesori? Da ultimo: che s’aspetta a sbloccare gli investimenti su più fronti? Dove ci sono già 150 mld di fondi pubblici contabilizzati, prigionieri della burocrazia?
Cinque mosse, dunque, suggerisce Carlo Messina, ad di Banca Intesa Sanpaolo. Ci sembrano assennate. Da approfondire. Fiduciosi. Compatti. Del resto, non è forse qui che ha il nido l’Araba Fenice ?
( Fonte: Sole24Ore, sabato 25 aprile 2020, pp 2/3)
RECOVERY FOUND. Per via delle divisioni tra i leader dell’Unione Europea, una decisione concreta sulla creazione del Recovery Fund potrebbe non arrivare prima di settembre e di conseguenza il Fondo rischia di non diventare operativo prima dell’inizio del 2021. Questo è l’allarme lanciato da Goldman Sachs dopo che il Consiglio Europeo ha trovato un accordo sulle misure comunitarie da adottare per far fronte alle conseguenze economiche della pandemia.
Fosse vero, il picciol passo in avanti di quei tinconi del Nord potrebbe vanificarsi. Fornendo gioia a quelle tribù barbare che, nate per predare, non sanno manco cosa vuol dire collaborare. E questo sarebbe grave, molto grave, perchè come s’è più volte gridato , qui, in ballo, c’è un Continente, non questo o quell’altro stato o staterello. Molti, tra i lupi del Nord, credono d’essere chiamati a fare beneficenza, stoltamente, perchè di beneficenza qui non c’è mano l’ombra. Qui c’è un pericolo, grosso, raro, di quelli che si presentano ogni due o tre secoli, quando ‘ magistra vitae’ chiama per decidere se tracciare una via o l’altra. Inutile ripetere che da soli, qui, non si rimedia più una ramazza.
Più che un Continente, qui, s’è rimediato un Hemmental, sforacchiato a destra e a manca. Che ha fatto schifo e lozzo con l’immigrazione, che sta implorando davanti ad un beffardo virus che non si sa se naturale o costruito, che sta a pregare che non ci sia qualcuno che venga creare rogne dentro le frontiere perchè, allora, con quell’americano che non vede l’ora di levare le tende, rimarrebbe come Pasquino al sole. Nudo e crudo, pronto ad essere sbocconcellato, triturato, perchè non ha truppa tanto fornita da poter fronteggiare un (eventuale) casus belli (perfino) contro una media potenza. Eppoi, c’è il versante economico. Come fare se ognuno si rialza e parte in ordine sparso?
Tra l’altro, con i nemici già in casa, come quegli orange che si fan tosti e belli con i soldi che riescono a sottrarre ( anche) alle casse degli altri paesi europei? All’Italia, ad esempio, mentre la Francia, muovendosi finalmente con coerenza, ha deciso di non ‘ dare più aiuti’ a chi porta capitali nell’avido paradiso dei Paesi bassi. Meglio tardi che mai. Sarebbe un parto con doglie, ma provvidenziale. Perchè farebbe intravvedere il termine d’un tunnel durato secoli; qualcosa che, in un tempo remoto, s’è esperimentato, ma con ben altri metodi, con altra gente, minuta e terribile, che calzava calighe e che i nemici teneva in vita ( possibilmente) per esibirli nei suoi trionfi ai fori imperiali.
Un’ ultima battuta, ( non ce vogliano Savini e Meloni, che la loro parte hanno fatto) ma qui Conte c’è piaciuto assai. Non s’è fatto ramollire dalla parte più ramollita dei suoi. Ha scartato il ‘rattoppo’ puntando alla ‘soluzione‘. Ancora sulla carta, tutta da definire, tutta ancora nelle candide mani della signora Leyen, ma pur sempre un ( tentativo) di ‘soluzione’.