Nel consuntivo relativo al 2019, il fabbisogno complessivo annuo per il sostentamento dei sacerdoti è ammontato a 525,5 milioni di euro lordi, comprensivi delle integrazioni nette mensili ai sacerdoti (12 l’anno), delle imposte Irpef, dei contributi previdenziali e assistenziali e del premio per l’assicurazione sanitaria. A coprire il fabbisogno annuo provvedono: per il 16,7% in prima battuta gli stessi sacerdoti, grazie agli stipendi da loro percepiti (per esempio quali insegnanti di religione o per il servizio pastorale nelle carceri e negli ospedali); per il 7,5% dalle parrocchie presso cui prestano servizio (*). Il resto è coperto per il 6,5% dalle rendite degli Istituti diocesani per il sostentamento del clero, per il 67,6% dalla CEI con una parte dei fondi derivanti dall’8xmille e solo per l’1,7% attraverso le offerte deducibili per il sostentamento del clero indirizzate all’Istituto centrale sostentamento clero. Ad oggi quindi le offerte coprono solo circa l’1,7% del fabbisogno e per remunerare i nostri sacerdoti diocesani bisogna ancora far riferimento all’8xmille. Nonostante questa piccola percentuale, il loro significato indica un’ulteriore consapevolezza e partecipazione alla vita di tutte le comunità italiane, oltre che della propria. I contributi versati infatti vengono inviati all’Istituto centrale sostentamento clero di Roma, che li distribuisce equamente tra i preti diocesani. Assicura così una remunerazione mensile che va dai 903 euro netti al mese per un sacerdote appena ordinato, fino ai 1.405 euro per un vescovo ai limiti della pensione. Il contributo è deducibile fino ad un massimo di 1.032,91 euro l’anno.
IMOLA. Annunciatori del Vangelo in parole ed opere nell’Italia di oggi, promotori di progetti anti-crisi per famiglie, anziani e giovani in cerca di occupazione, in prima linea nella gestione dell’emergenza Covid 19, i sacerdoti si affidano alla comunità per essere liberi di servire tutti. “Ogni Offerta è il segno concreto [...]